Dieci Osterie del Sud low cost da non perdere


Quest’anno tutti hanno un po’ paura di spostarsi, causa crisi incombente. Eccovi allora dieci indirizzi del nostro meraviglioso Sud, dove potrete rilassarvi, in compagnia di grandi “osti” senza eccessivi salassi al portafoglio e con arricchimento del vostro patrimonio del gusto e dell’anima. Non siamo sull’onda del puro low cost, ma, non raggiungiamo neanche picchi indecorosi:ottima cucina di territorio con eccezionale rapporto prezzo – qualità, laddove nel calcolo, inserisco anche le emozioni provate e i ricordi da portare a casa.

a cura di Giulia Cannada Bartoli

Puglia

1 – Putignano, Osteria a’ Cr’janz e i sapori pugliesi di Stefano D’Onghia

Peppe D’Onghia in cucina

Via Goito 22 (sul navigatore impostate Porta Barsento 8)
www.acrianzputignano.com
Tel. 080.4055745
Sempre aperto. Chiuso domenica sera e mercoledì.

Putignano, terra del carnevale, da non perdere per il magnifico centro storico e per questa colta e golosa sosta da Peppe D’Onghia, chef equilibrista, saltato per caso e per passione, dall’abbigliamento alla cucina. Stages presso il meglio del sud – leggi Antonella Ricci, Teresa Buongiorno e Gennaro Esposito – poi l’apertura di un proprio locale. Il nome richiama la buona  educazione nella vita, come a tavola; l’osteria riflette appieno l’etimologia della parola oste: accoglienza in sala e in cucina. Ceramica di Grottaglie a tavola e antiche ricette in cucina ,grandi materie prime e creatività ai fornelli: lampascioni fritti e Cavatielli con ceci neri e polpo, solo per citarne alcuni.

i cavatelli

Sommelier in  sala per grandi vini di territorio. La tasca? Dai 25 ai 30 euro.


2 – Orsara di Puglia, Peppe Zullo

Ristorante con alloggi
Via Piano Paradiso
Tel. 0881.964763
www.peppezullo.it
www.villajamele.it
Chiuso il martedì. Ferie dal 15 al 31 gennaio e a novembre.
Costo menù 30-35 euro.

Orsara è un delizioso borgo medievale che fa parte della rete delle Città Slow. Un oste instancabile, sempre pieno di iniziative a favore della sua Daunia. I suoi prodotti sono tutti eccellenze locali e lavorati secondo la tradizione;inoltre Peppe è un grande appassionato di vino, ha recuperato un antico vitigno, il tuccanese e produce oggi su 4 ha l’Ursara Daunia igt e l’Aliuva Daunia igt . Per i piatti c’è solo l’imbarazzo della scelta: asparagi selvatici con uova e mentuccia, i funghi carboncelli quando è periodo, candele spezzate con ragù di anatra, tra i secondi regna l’agnello, cotto nel forno a legna, o,  alla brace;grande selezione di formaggi locali, su tutti il cacio ricotta di capra. La tasca si svuoterà di circa 30 – 35 euro a persona, vini esclusi;inclusa invece un’esperienza di vita: la conoscenza dell’irrefrenabile Oste che è sempre pronto con nuovi progetti e ha rifiutato, tornando dagli USA nella sua terra, il classico clichè di emigrante del sud.


Basilicata

3 – Lucania, il Pollino, Da Peppe a Rotonda e la cucina di Flavia De Marco

Angela con la figlia Flavia

Corso Garibaldi, 13, Rotonda
Tel. 0973.661251
Chiuso domenica sera e lunedì, mai in estate
aperto a  pranzo e cena

Se non amate il caos della costa, questa è la locanda rifugiata nel fresco dei 550 metri sul Pollino e nel silenzio dei suoi 3.500 abitanti che fa per voi. L’accoglienza è quella da antica osteria, pochi secondi e sarete a vostro agio. Flavia, meno che trentenne, a bottega dal padre Peppe, fondatore con la moglie Angela del primo locale a Rotonda, nel cuore del Parco del Pollino  Poi a bottega da Metamorfosi da Roy Caceres per tutto il resto.
Risultato? La cucina perfetta, sapori del Sud, ricette storiche, preparazioni e presentazioni contemporanee.  (Vivace, sorridente, simpaticissimo. Roy Caceres arriva in Italia dalla Colombia per lavorare come lavapiatti sul lago di Misurina. Fa esperienza in diversi ristoranti prima di approdare, nel 2002, alla Locanda Solarola di Castel Guelfo. La sua ricetta per mantenere la stella Michelin conquistata dalla proprietaria precedente è composita e variopinta come la sua personalità. Bendare gli ospiti durante le degustazioni, esprimere la sua creatività con le erbe e disegnare sterzate innovative sui percorsi della tradizione sono alcuni degli ingredienti principali. Nel 2010 lascia la Locanda Solarola per una nuova avventura: aprire un ristorante suo. È così che nel novembre 2010 nasce Metamorfosi. Il ristorante è a Roma e questa per Roy è una sfida. La sala ha una quarantina di coperti e un arredamento minimale, elegante ma semplice, come i suoi piatti. L’ambizione è andare sempre più verso l’essenziale, conservando la voglia di raccontare ed emozionare).

Zuppa di fagioli bianchi di rotonda

Gli ingredienti magici  di Angela e Peppe sono le due figlie, Flavia, impegnata a fare stage nei ristoranti più importanti d’Italia, e Antonella, simpatica e svelta, che si occupa del B&B di famiglia oltre che del negozietto di delizie del Pollino.

La cucina di Peppe è semplice, una rifacimento dei piatti centrato sulla stagionalità della materia prima, una presentazione dei piatti non pesante, un’atmosfera da osteria da paese nella saletta fresca d’estate e accogliente d’inverno. Tra i piatti da ricordare:il porcino gratinato, i ravioli verdi, l’agnello con patate. Dopo aver assaggiato tutti i piatti in carta, spenderete dai 25 ai 35 euro. Che non vi peseranno affatto grazie all’arte in cucina e dell’accoglienza in sala di questo rifugio del gusto appollaiato sul Pollino.


Calabria

4 – Cirò Marina. Da Sasà il pescatore: l’uomo e il mare

Sasà

Via Lungomare Cirò Marina (KR)
Tel. 348 76 22 299 – 339 58 58 796
Aperto pranzo e cena se il pescato è quello giusto. Chiuso se la pesca è andata male
Ferie da novembre a marzo

L’uomo e il mare: basta questo per capire che siamo di fronte ad un caso eccezionale, qui la filiera è completa e naturalmente a km 0. Sasà FA il pescatore di mestiere, il pescato delle sue barche arriva in tutt’Italia grazie all’azienda di distribuzione. Quest’uomo dagli occhi blu mare ama profondamente la sua terra;i suoi modi sono semplici e diretti. Il ristorante, circa 40 coperti, è tutto in legno, stile trattoria, tovaglie a quadretti, ma c’è grande attenzione per il vino di Calabria, ci sono le bottiglie di tutti i maggiori produttori del cirotano e bicchieri da vino professionali. Il menù non c’è dipende dalla giornata  di pesca e dall’estro di Sasà, chef – pescatore. Fiore all’occhiello sono i crudi di mare e la zuppa di cozze.

Gamberi crudi

la sala

la zuppa di pesce

Sasà  in cucina è coadiuvato da sua moglie e i due figli. La prenotazione è obbligatoria, poiché terminato il pescato del giorno, il ristorante chiude. Ah, il conto circa 40 euro a testa per il miglior pescato che avete mai mangiato.


Campania

5 – Cetara, Osteria il Convento di Pasquale Torrente

il poliedrico oste – chef Pasquale Torrente

Piazza S. Francesco, 16
Tel. e fax 089.261039
www.alconvento.net
Sempre aperto, chiuso il mercoledì (mai in estate)

Cetara mon amour. Piccolo borgo di pescatori in costiera amalfitana, qui il pesce azzurro è di casa ed è la ricchezza non solo economica di questo territorio. La famosa colatura di alici ormai è conosciuta a livello internazionale, grazie a personaggi come Pasquale Torrente, patròn del ristorante “ Il Convento” situato al centro del paese. Il ristorante è la base storica, dove tutto quello che è pesce azzurro viene magistralmente cucinato. Gli antipasti si presentano con alici in tutte le versioni:marinate, con provola, polpette di alici, parmigiana di pesce azzurro e il delizioso tortino di alici e scarole. Tra i primi, l’oscar va alle candele spezzate con genovese di tonno, ormai piatto cult, ottimo lo spaghetto alla colatura di alici; tra i secondi spiccano la tagliata di tonno all’aceto balsamico e fragranti fritture di paranza….frittura… ci riconduce all’ultima avventura di Pasquale Torrente, la friggitoriadentro EatItaly ; Torrente sarà il maestro dell’arte del “cuoppo”, cioè la produzione tradizionale campana dei fritti al momento. Cavallo di battaglia saranno le varie versioni di pasta fritte (tipo forma del supplì) in olio extravergine d’oliva, oltre al pesce, carne, verdure e mozzarella.

Ziti alla genovese di tonno

Pranzare al Convento, in un antico chiostro affrescato di epoca medievale, vi costerà circa 25 – 35 euro, incluse le istrioniche perfomance di Pasquale Torrente, lo chef “scugnizzo” del sud.


6 – Acciaroli, ristorante Il Rosso e il Mare della famiglia Vassallo: cucina di pesce a 25 euro

l’esterno del ristorante il Rosso e il Mare

Via Nicotera 26
Tel. 0974.904046
www.ilrossoeilmare.it

Si, è proprio la famiglia Vassallo, quella di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, barbaramente assassinato  da chi fa dell’illegalità un mestiere. Ma veniamo al presente, costruito sempre sul passato. Giusy e Antonio dai capelli rossi, insieme a mamma Angelina, non si sono arresi. Il Rosso e il Mare si trova nel centro pedonale di Acciaroli: tutto è stato studiato nei minimi particolari, esterni e mise en place. Mantenere un prezzo di 25 euro è un’impresa non facile: Antonio va a pesca con lo zio tutti i giorni, perciò  il menù è legato al pescato quotidiano. Buona scelta di crudi di mare e poi le specialità cilentane: crema di ceci con gamberetti,

la crema di ceci e gamberetti

polpettine di pesce e di melanzane con fiori di zucca fritti, alici e triglie imbottite, melanzane ripiene, seppie con patate al forno, cannolo alla cilentana e un calice di Fiano cilentano, il tutto a 25 euro. Ottima l’offerta dei primi: Linguina con tonno sott’olio, o, Linguina con la granseola e ancora paccheri con scorfano; pescatrice, pezzogna e pesce San Pietro con patate tra i secondi. Semifreddo all’arancia e tortino al cioccolato e frutta. Si chiude in bellezza con il cannolo cilentano farcito con due creme, una pasticciera e l’altra  al cioccolato. Davvero un bel posto, dove cucina e saldi ricordi valgono bene un viaggio.


7 – Pogerola di Amalfi, Osteria delle sorelle Rispoli o del tempo fermo al 1947

da sx Marina e Enza Rispoli

Via Riulo 3
Tel.39.089.830080
Ferie : chiuso solo il 25 dicembre
Carte di credito  – bancomat  : no
Aperto a pranzo e cena – fortemente consigliata la prenotazione
Chiuso il giovedì, mai d’estate

Pogerola, piccolo borgo a circa 300 mt s.l.m., è insieme a Tovere, Lone, Polvica e Vettica, una delle cinque frazioni della gloriosa Amalfi. Oggi, dire Pogerola, equivale a dire Sorelle Rispoli. Fermiamo il tempo per qualche attimo, torniamo indietro di quasi sessant’anni. L’osteria fu aperta da Luigi e Maria, genitori  di Enza e Marina nel 1947; soldi per altre attività non ce ne erano, si viveva quasi un’economia dello scambio. Le due sorelle sono praticamente nate tra i  fornelli.  Marina  ha sempre seguito l’attività di famiglia, mentre,  Enza per vari anni è stata via, per poi rientrare a casa circa trent’anni fa. La casa di famiglia è in piazza, tutto è rimasto come allora, assente la malavita, si ascoltano i “rumori” del silenzio, del vento e del mare. Il menù varia ogni giorno a seconda del mercato e di come Enza “se sceta ca’ capa” (a seconda dell’estro del giorno). Qui la sostanza vale  più della forma. Il calore umano, la sensazione di stare in famiglia, a pranzo tra parenti,  sostituiscono alla grande le invisibili disattenzioni formali. D’altra parte chi viene dalle Sorelle Rispoli, – maglioni bucherellati, capelli a zazzera e vari anelli d’oro alle dita,  sa già che assisterà al quotidiano e autentico “teatro” che si svolge tra sala e cucina, gli affettuosi rimbrotti  tra  Enza e Marina sono ragione di grande ilarità da parte degli ospiti. In realtà le sorelle sono un tutt’uno, nessuna potrebbe sopravvivere senza l’altra.  I piatti più richiesti: scialatielli fatti in casa con provola e melanzane, o, ai frutti di mare.

scialatielli provola e melanzane

indimenticabile genovese con le candele spezzate, i fritti di mare, calamari e gamberi e le fantastiche alici farcite con provola, indorate e fritte.

alici farcite con provola, indorate e fritte

Considerando la forte affluenza ed il fatto che le sorelle lavorino senza aiuti in tempi veloci, potremmo gridare al miracolo o, peggio, all’imbroglio:nessun prodigio, né sotterfugio,  soltanto grande capacità organizzativa, competenza,  tempi scanditi nella memoria, professionalità e grande amore per questo lavoro, che ahimè, sta sparendo. I giovani di questi anni, con le dovute eccezioni, pensano si tratti di un lavoro squalificante e poco dignitoso: non hanno compreso che è proprio questo lavoro quello che può  evitare lo sfascio totale in Italia. Enza ha 63 anni, il locale fu aperto un mese prima della sua nascita, si sente giovane come una ragazzina davanti ai fornelli e nulla le pesa; Marina ha 59 anni  e vola leggera e divertita tra cucina e sala, senza mai perdersi d’animo: un sorriso per tutti e la capacità d’invogliare a mangiare gli gnocchi o, la pasta al sugo, ai bambini inappetenti, o capricciosi. Se ancora ce la fate, data l’immensità delle porzioni che Enza prepara in cucina, sostenendo che i propri clienti meritano il meglio e devono uscire felici dalla trattoria,
potreste provare la divina parmigiana di melanzane di Enza e Marina, le zucchine alla scapece, peperoni arrostiti, friarielli e broccoli di rapa. I dolci sono per lo più fatti in casa: crostate, struffoli, roccocò, pastiera,  accompagnati dal limoncello domestico realizzato  a regola d’arte. In cucina, come nella vita, le sorelle Rispoli, hanno ben compreso quali fossero gli ingredienti primari per il successo: la “Santa Pacienza” e l’umiltà. Enza e Marina hanno dedicato la vita alla trattoria, quasi fosse un voto: non staccano mai, infervorate dalla passione di comunicare  Pogerola, la loro terra d’origine agli ospiti, anzi, agli amici. Comunicano cucinando,  ma, anche  con l’accoglienza riservata agli ospiti, uno per uno, con  una carezza ai bimbi che non vedono l’ora di tornare a  casa a giocare. Così è anche per Enza e Marina: in fondo si divertono, ammaliate  dall’ infinita biodiversità dei prodotti della costiera. Quanto spenderete? Circa venti , venticinque euro per un pasto completo, dall’antipasto al dessert, vi sfido ad arrivarci :-)


8 – Massa Lubrense (Na), Ristorante La Torre

Amelia Mazzola

Piazza dell’Annunziata 7, Massa Lubrense (NA).
Tel.081 8089566  mob. 3333966261
[email protected]
Sempre aperto da  luglio a fine settembre.
Negli altri mesi è chiuso il lunedì

la torre saracena in piazza di fronte al ristorante

E’ un piccolo ristorante, in posizione incantevole,  sulla scorta delle osterie che offrono con professionalità e semplicità la cucina  della penisola sorrentina. I piatti si basano sul pescato del giorno  e sui prodotti dell’orto di famiglia curato dal nonno Liberato. Si comincia con l’antipasto composto da sette golosi assaggi, dai crudi di mare, agli immancabili fiori di zucca fritti e ripieni di ricotta, la parmigiana di melanzane, la quiche di zucchine, la scarola ripiena, i polipetti affogati su tarallo di Massa, seppie e fagiolini.

polpo affogato su tarallo di Massa

I primi sono quelli tradizionali, conditi con i sughi di pesce del giorno, idem dicasi per i secondi: pescato del giorno cucinato in varie maniere, fritti, al forno, all’acqua pazza, o, agli agrumi di Massa.

Paccheri di Gragnano al ragù di ricciola

Anche i dolci sono quelli della penisola sorrentina  che vanta una tradizione pasticcera ricca e particolarmente invitante, non manca una piccola influenza della vicina Capri, la caprese al limone, ovviamente i limoni sono di produzione propria.

capresina al limone

Il ristorante nel 2011 ha ricevuto la chiocciola d’oro Slow Food, inoltre è menzionato come B&B Gourmand sulla guida Michelin. Amelia in sala è affiancata dalla sorella Alessia, dal marito Luigi e dal padre Antonino;tuttavia, il personaggio che dà particolarmente carattere al ristorante è Maria Aprea.

Particolare attenzione ai formaggi prodotti sui Monti Lattari che costeggiano la Penisola Sorrentina: treccia di Massa Lubrense, caciottina fresca di Massa, provolone del Monaco di Benedetto De Gregorio, caciottina canestrata di Sorrento,  ma anche il meglio dei  formaggi campani, come il conciato romano, il pecorino di Laticauda, il caciocavallo podolico, il pecorino di Carmasciano e  la caciotta di capra cilentana. Due i menù degustazione, uno a 30 € (antipasti misti, due assaggi di primo, selezione di formaggi, dolce), e l’altro a 35€ ( antipasti misti, due assaggi di primo, secondo e dolce).


9- Torre Orsaia, Osteria Da zia Addolorata: patate fritte e polpette nel Cilento

ritratto di zia Addolorata

Via Pulsaria, 16
Tel. 0974.985669
Sempre aperto
Chiuso due settimane ad ottobre
Prezzo: da 15 a  25 euro

Le buone trattorie hanno sempre le loro radici in due direzioni. La prima si nutre del passato e della tradizione interpretata dal gestore, la seconda è costituita dal recupero culturale del territorio ad opera di giovani.

Questa di Addolorata si iscrive decisamente al primo partito: aperta lungo la Statale che da Napoli portava, alle Calabrie come si diceva un tempo, era uno dei tanti punti di ristoro, nel cuore del Cilento più crudo e isolato sino a qualche anno fa, a ridosso di Sapri e del Golfo di Policastro. La locanda è nascosta nel centro di Torre Orsaia, appena visibile l’insegna.

Da Zia Addolorata, l’insegna

Dentro è tutto concretamente autentico, spesso espressione della rurale cultura naif,  come la sterminata raccolta di bomboniere conservata in un armadio in metallo tipico degli anni ’70 inserito nell’ambiente di inizio Novecento. La formula è quella classica della trattoria: si mangia quello che si è cucinato. Punto e basta. In genere non c’è antipasto, ma s’ inizia subito con zuppiere fumanti di lagane e ceci o di pasta e fagioli affiancate dai fusilli, i cavatielli e i ravioli conditi con robusto ragù di carne mista.

lagane fatte a mano e ceci

Poi si mangia la carne sfinita dalla cottura e infine si propone coniglio, pollo ruspante, capretto con patate, polpette al sugo con funghi o semplice insalata verde.

le polpette al sugo

Non mancano piatti cult come la parmigiana di melanzane, meno opulenta di quella napoletana ma comunque molto buona, patate fritte tagliate a mano  e broccoli saltati in padella. Si chiude con frutta di stagione,  oppure agli scauratielli, zeppoline di farina fritte e addolcite con il miele le cui origini risalgono agli antichi lucani che governavano questo territorio e, più anticamente ai dolci greci chiamati “lukumani”.

scauratielli immersi nel miele

Da bere, Aglianico del Cilento in bottiglia o Aglianico dall’Irpinia; Addolorata ha cucinato per generazioni e generazioni di viaggiatori, ma non ha alcuna intenzione di mollare, anzi. Gira sempre arzilla fra i tavoli con il suo fare finto burbero, tipico degli antichi ristoratori che sanno riconoscere dal primo sguardo i buoni dai cattivi clienti. La padrona di casa è un’antica vestale greca del buon gusto, in lei c’è quell’equilibrio che solo le persone ben inserite nel passato e nella loro terra sono capaci di raggiungere. Immersi beati in un silenzio assordante, così lontani dalle paranoie urbane, alle quali, ahimè, saremo costretti a ritornare.


Sicilia

7 – San Vito Lo Capo, ristorante Al Ritrovo

Viale C. Colombo 314
Castelluzzo
Sempre aperto. Ferie: 18 – 30 novembre e 20 – 30 gennaio
Tel. 0923.975656 – fax 0923.975670
www.alritrovo.it

Storia, sapori, passioni ed emozioni. Questa è la Sicilia di Peppe Buffa, chef e patròn del ristorante Al Ritrovo di Castelluzzo, piccola frazione di San Vito Lo Capo, celebre per le bellezze naturali e per il Cous Cous Fest che ogni anno raccoglie centinaia di chef da tutti i paesi del Mediterraneo. Il ristorante, circa 60 coperti, è aperto dal 1995, Peppe è dietro i fornelli dall’età di 15 anni, oggi ne ha 42. La sala è ambientata d’estate in un delizioso giardino attrezzato e d’inverno in un caldo salone con tanto di camino. I piatti s’ispirano fortemente ai sapori forti tradizionali di questo versante della Sicilia, tuttavia, in ogni composizione ho ritrovato tocchi di leggerezza ed eleganza sia, nella sostanza, che, nella forma. Il menù è in teoria settimanale e rigorosamente di stagione, di fatto, ogni giorno ci sono nuove incursioni secondo quello che arriva dal mercato del pesce, dall’orto e dalla fantasia dello chef. Fantastiche e diversissime tra loro le entrèe: il tortino di pesce spada con caponata bianca ai pinoli su vellutata di pomodoro. Un piatto equilibrato composto di un’unica fettina di pesce spada avvolta a mò di tortino intorno ad una farcia di verdurine. Sempre molto intriganti le presentazioni. Ancora, un piatto fantasioso e saporitissimo: il crudo di gamberi in carpaccio d’ananas e caviale mojo. Il 90% dei primi piatti è naturalmente ispirato al mare e al pescato del giorno: tonno e cernia, i pesci preferiti dello chef, ( gli altri sono “abitanti del mare” ), la fanno da padrone. Ravioli di cernia in brodo ristretto di scorfanetti, il mare in bocca.

conchiglioni con farina di pistacchio e cozze

Tra i secondi, il menù pur offrendo una buona scelta di carni locali, come il filetto di manzo al Nero d’Avola o, gli involtini di carne alla siciliana, è un bagno di mare. Tonno, cernia, spada, calamari, ricciola e triglie, oltre a freschissimi crostacei, ispirano ogni giorno la fantasia dello chef. Fuochi d’artificio per la pasticceria: tipica siciliana con divertenti rivisitazioni. Parfait al pistacchio, alla mandorla e al torroncino con fondente caldo. La tradizione si mantiene sulla tipica cassata e sulle cassatellle, piccoli calzoncini di pasta frolla, farciti di ricotta e cioccolato, fritti e serviti con gelato di vaniglia e una spolverata di cacao. Per chiudere freschissime barchette d’ananas al basilico, o, sorbetto al “capuni” (melone) di Paceco. Quasi del tutto isolana la carta dei vini, con molte etichette curiose e meno note al fianco dei nomi che hanno fatto grande la Sicilia del vino. Interminabile la lista dei dopo pasto, tutti siciliani, passiti, marsala d’ogni tipo, vini aromatizzati alla mandorla, ottima scelta di whisky e rhum. Straordinario il rapporto prezzo qualità:per un menù completo dall’entrèe al dolce spenderete circa 45,00- 50,00 €, esclusi i vini.

14 Commenti

  1. una bella ed interessante rassegna, Concordo completamente con quanto scritto sull’Osteria da PEPPE a Rotonda.Posto unico.

  2. Bellissimo, complimenti. E al ritrovo di Peppe Buffa è un ristorante da panico!

  3. Ancora complimenti, Giulia, per questa ulteriore carrellata di locali imperdibili: per molteplici esperienze dirette (anche invernali), confermo l’assoluto valore della “Torre”, che vale il viaggio non solo per la cucina, ma anche per l’ubicazione in un posto che riduttivamente definisco magico e, dulcis in fundo, per gli occhi ed il sorriso di Amelia, indimenticabili come tutto il resto.

  4. Non posso fare a meno di commentare di nuovo: non avevo notato la presenza di Sasà il pescatore a Cirò Marina. E’ davvero come ci racconta Giulia, qui troverete quei pesci ormai quasi del tutto assenti nelle pescherie, Le lucerne, gli scorfanetti neri di scoglio, i gamberoni rossi, quelli veri, con i baffi lunghissimi. Una zuppa di pesce preparata da Sasà è una esperienza gastronomica indimenticabile. E poi scambiare due chiacchiere con un vero pescatore, un vero uomo di mare, per di più grande cuoco ti arricchisce sul serio.

  5. Grazie Giulia,
    le tue indicazioni oltre a riempirmi il cuore di gioia, mi obbligano all’imbarazzo della scelta.
    Per chi, come me, torna nella sua amata Napoli per trascorrere una settimana alla ricerca della tradizione e delle radici,
    dopo un inverno vissuto nell’industriale nord, è davvero difficile andare a provare tutti questi bei posticini in appena 10 giorni.
    Potresti indicarmi una “locanda” tradizionale nelle immediate vicinanze di Napoli dove mangiare una fritturina di paranza ma di quelle speciali?
    In questi giorni andrò a mangiare alla Mattonella.
    Grazie e complimenti ancora.

  6. consiglio vivamente il ristorante da peppe (rotonda pz) non per campanilismo,ma esclusivamente per l’ottima qualità delle portate e per i prezzi veramente competitivi !!

  7. Che bello! una citazione per uno dei miei ristoranti preferiti il Italia (tanto da meritare un volo Milano-Trapani in occasione del mio ultimo compleanno: il Ritrovo del grandissimo e appassionatissimo Pebbe Buffa…il tortino di spada e caponatina lo assaggiai per la prima volta anni fa in una delle mie prime visite….una delle migliori combinazioni di sapori che abbia mai incontrato…sfortunatamente nelle occasioni in cui sono ritornato non era in carta (a dimostrazione di come questa sia legata alla stagione ed alla disponibilità del mercato)…se vi capita fatevi preparare un bel cous cous….se ve lo propone con tonno e finocchietto non fatevelo scappare!

  8. Bellissima ed interessante rassegna, una menzione particolare per l’osteria Rispoli, le 2 sorelle sono davvero uno “spettacolo nello spettacolo”. Qui ricordo di aver scoperto circa una quindicina di anni fa il Tintore di tramonti (offerto allora in brocca come vino della casa) oggi più che mai in voga. Grazie Giulia

  9. Non condivido la scelta del Convento a Cetara. Ci sono stata, ma non ritornerò !!!

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