Asprinio d’Aversa 2008 doc


GROTTA DEL SOLE

La difficile vendemmia sull’alberata
Uva: asprinio
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

L’Asprinio è l’unico caso di insuccesso vitivinicolo in Campania. Certo, anche altre uve se la sarebbero vista brutta se non avessero avuto un background territoriale inespugnabile. Parlo del biancolella e del forastera a Ischia e dei vitigni bianchi della Costiera Amalfitana. In questo caso, purtroppo, gran parte del territorio in cui si è allocato l’asprinio nel corso dei secoli, tra l’Aversano e la parte settentrionale della provincia di Napoli, è definitivamente consegnata al degrado ambientale e culturale, davvero sulle Termopili ci sono rimasti solo qualche ristorante e una piccola pattuglia di viticoltori, altro che i 300 Lacedemoni di Leonida! Quella che era una eccezionale risorsa agricola, l’inizio di Terra di Lavoro che si prolungava sino alle pauludi pontine poi bonificate, piena di tradizioni strepitose, è adesso il regno della speculazione edilizia di bassa qualità, un fenomeno aggravato dalle conseguenze del terremoto del 1980. Bisogna essere dunque radiologi come lo era mio padre per scarnificare la munnezza urbanistica e inquadrare lo scheletro fatto di eccellenze agricole e vitivinicole. L’Asprinio è stato però anche sfortunato in quanto al momento della sua riscoperta sul mercato di città, dovuta proprio a Grotta del Sole che lo lanciò insieme al Gragnano e al Lettere, ha fatto i conti da un lato con la prolificità della Falanghina, più sentita dai napoletani perché uva di territorio, dall’altro con la regalità di Fiano e Greco che hanno occupato i piani alti del consumo. Sicché l’Asprinio non è mai riuscito a trovare una sua collocazione di mercato: impossibile fare un discorso di territorio, difficile da affermare come consumo di nicchia, arduo imporlo sui grandi numeri del mercato napoletano. Eppure gli forzi non sono mancati: sia Grotta del Sole che Caputo hanno lavorato a lungo per imporlo come spumante metodo classico di qualità partendo dalla sua base acida molto elevata, ma il mercato non ha dato loro quelle soddisfazioni che si aspettavano. Infine, come se non bastasse, un colpo mortale è stato dato all’alberata, il sistema tradizionale di allevamento di queste viti arrampicate sui pioppi, che sarebbe stata un elemento di comunicazione unico: coltivarlo a spalliera è come mettere un arabo in giacca e cravatta. Sarà moderno ma perde il fascino del racconto. Bene, cosa fare allora? Cacchio, berlo ovunque possibile e sostenerlo, rovesciare la realtà e credere nelle sue possibilità. Come si è dimostrato di recente in una breve degustazione tecnica con alcuni amici realizzata proprio a Grotta mercoledì nello spacco, questo bianco manifesta caratteristiche assolutamente autorevoli e moderne, ancora in preda ad agrumati aromi di fermentazione, aveva dalla sua una fantastica acidità, ideale per aggredire mozzarelle e fritture di ogni tipo, oppure i crudi di pesce che vanno tanto di moda negli ultimi anni. L’annata 2008 sembra essere stata generosa, nella versione <tranquilla> si è presentato ben strutturato e appagante, sicuramente il primo bianco da bere nella stagione come ho avuto più volte modo di scrivere: in questo caso è corretto infatti stapparlo subito, appena terminato il breve riposo in bottiglia, per goderne l’acidità, i sentori amari di cedro e pompelmo, la bevibilità appagante e immediata molto adatta ai toni della cucina moderna. Molto gradevole anche in versione charmat provata dalla vasca. Rileggo Soldati e Veronelli, ti voglio bene, piccola grande uva. Non ti abbandonerò.

Sede a Quarto. Via Spinelli 1
Tel. 081.8762566, fax 081.8769470
Sito: http://www.grottadelsole.it
Enologi: Gennaro e Francesco Martusciello jr con la consulenza di Attilio Pagli
Bottiglie prodotte: 850.000
Ettari: 13 di proprietà e 29 in conduzione
Vitigni: asprinio, falanghina, greco, caprettone, piedirosso, aglianico, sciscinoso, suppezza, castagnara, sauca