Aureo 2005 Catalanesca Campania igt


ANNUNZIATA

Uva: catalanesca
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

In occasione dell’ultimo Vinitaly ho notato non poca delusione tra i produttori di catalanesca per la scarsa comunicazione e promozione che è stata loro dedicata dopo l’autorizzazione che ha dato la possibilità di vinificare quest’uva dopo che per anni era stata relegata al consumo da tavola. Sono certo che altre regioni si sarebbero gettate a rotta di collo sull’ennesimo autoctono riscoperto e da valorizzare nella speranza di un ulteriore riscontro di pubblico, una chance in più per attirare quanto meno l’attenzione e la curiosità di appassionati ed operatori. Così non è stato. Sono ancora poche, è vero, le aziende a vinificarla in purezza e sono d’accordo con chi invita alla cautela su questi primi risultati da considerarsi ancora sperimentali. L’assaggio delle diverse versioni che sono state presentate in fiera ha – secondo me – dimostrato, però, inaspettatamente una buona uniformità d’intenti e d’intendimenti. Cercherò, allora, di dare un mio contributo pubblicando le schede di quei produttori che ho provato a Verona. Ho notato, con piacere, che Luciano è già partito recensendo, venerdì 6 aprile, sul Mattino quella frizzante delle Cantine Russo 1951. Qualche cenno sul vitigno. La coltivazione della Catalanesca alle falde del Vesuvio è sempre stata privilegiata sia per la sua tardiva maturazione sia per la sua capacità di conservarsi che grazie alla buccia spessa la rendeva particolarmente resistente e, quindi, idonea al trasporto. La Catalanesca a maturazione tardiva è tipica della zona di Somma, dove fu originariamente piantata, sembra, in epoca borbonica, dei comuni vesuviani più elevati e sulle pendici del Monte Somma, mentre soffre le temperature più calde del Basso Colle Vesuviano, versante di Resina (Ercolano) e Torre del Greco, dove la maturazione è anticipata. Gaudio scriveva nel 1990 al riguardo: «Sta pure ll’uva, na catalanesca; / E a sera, a tiempo, siente’a voce: / E’venuto Natale e ancora fresca’». Qualche anno prima, nel 1950, il Giardullo ne parlava, addirittura, già come uva da vino determinante nella produzione del Vesuvio bianco considerato un vino rinomato, ottimo da pasto, che si produceva con percentuali variabili di catalanesca, appunto, greco bianco e falanghina. Il suo impiego in vinificazione viene confermato dieci anni più tardi anche dal Fiorito anche se non se ne parla mai in purezza. Solo una tradizione locale, ad uso familiare, lo destinava talvolta alla produzione di un mosto dolce lambiccato (come avviene nel Salernitano per il moscato) che è stata ripresa e riadattata di recente con tecniche più moderne nella più attuale tipologia passita, dalle Cantine Olivella di Santa Anastasia. Il grappolo di catalanesca ha un raspo molto forte e la pellicola dell’acino è molto spessa perciò in alcuni casi si può riscontrare un senso asciutto troppo marcato che può risultare in una marcata astringenza. Occorre pertanto prestare particolare attenzione in fase di vinificazione per poter ottenere dei vini che abbiano un carattere ben preciso ed allo stesso tempo una personalità spiccata e decisa. Ciò premesso veniamo all’Aureo di Annunziata. Il colore è un giallo paglierino ed il profumo abbastanza delicato, minerale, floreale e speziato. Al palato si conferma un bianco particolarmente asciutto, dal basso grado alcolico e l’acidità contenuta. Quest’ultima annotazione non mi sembra un problema considerata l’astringenza che già caratterizza ed “indurisce” la beva. Un vino che può abbinarsi in questo senso, tranquillamente, anche ad un pregiato capretto o agnello di Santa Anastasia.

Questa scheda è di Fabio Cimmino

Sede a Somma Vesuviana, Via Seggiari 5. Tel./fax 5116093. www.annunziatavini.it [email protected] Enologo Maurizio De Simone. Vitigni:catalanesca, falanghina, caprettone, piedirosso, aglianico.