Bandol – Un grande rosso vista mare, Chateau Pibarnon


Eric Saint Victor

La stradina tortuosa sale e si divincola tra la fitta vegetazione ed infine scende un poco, rivelando la splendida vista sulla costa mediterranea frastagliata . Fa caldo, ma è meglio aprire il finestrino e spegnere il condizionatore. Lasciamo entrare i profumi resinati e balsamici della vegetazione ed il canto incessante delle cicale. La bella proprietà al termine del cammino ci accoglie e ci apre le porte al mondo dei vini di Bandol.

Sono diverse le proprietà degne del massimo interesse sulla denominazione Bandol, penso a Chateau Pradeaux, a Tempier, a Chateau Vannières e qualche altro meno noto. Il fattore comune di queste proprietà è ovviamente rappresentato dall’altissima percentuale di vigne di Mourvedre, il vitigno principe dell’appellation. Il resto è molto diverso, per conformazione del terreno , per il paesaggio che li circonda e per la filosofia che sta dietro alla concezione di intendere un Bandol.

Vigneti Chateau Pibarnon

Il vasto anfiteatro dominato dal massiccio di Sainte Baume e dal monte Caume su punte altimetriche tra gli ottocento e i millecento metri si distende su mille pendii e colline che arrivano fino al mare. Il paesaggio vinicolo è caratterizzato anche da chilometri di muretti di pietre a secco che tagliano le proprietà in orizzontale formando superfici e terrazze facilmente lavorabili e sono riconducibili anche qui all’epoca dell’invasione romana.
Ma lasciando ai sacri testi il compito di svelare i temi storici tornerei piuttosto sullo specifico, perché ad esempio questi aspetti generici non sono particolarmente evidenti nei domaine di cui parlavo più sopra, così come nel risultato pratico nel bicchiere.

Mourvedre

Gli estremi tra un Pradeaux e un Tempier, così diversi nelle intenzioni e nel risultato, sono mediate dal più classico e regolare Bandol, quello che esce dalle cantine di Chateau de Pibarnon.

La quarantina di ettari di mourvedre , e di altri vitigni secondari come grenache e cinsault, sono qui disposti a parziale semicerchio e protetti parzialmente dagli attacchi del vento di mistral trovandosi quindi in condizioni particolarmente favorevoli per la maturazione del frutto.

Lasciato per qualche momento alle spalle lo splendido panorama entriamo nella vecchia Bastide del diciottesimo secolo piazzata favorevolmente a ben trecento metri sul livello del mare sottostante.

Fu il Conte Henri de Saint-Victor ad individuare alla fine degli anni settanta questa proprietà che in quegli anni disponeva di soli quattro o cinque ettari vitati e che sono oggi arrivati ad una quantità dieci volte superiore, con una produzione che ormai supera le 200.000 bottiglie annue.
C’è bisogno di tanto sole perché il vitigno Mourvedre maturi ottimamente, e con una media annuale di 3000 ore di sole Bandol e dintorni rappresenta la zona con la maggior quantità di “soleggiamento” di tutta la Provenza.
I venti da est portano condizioni meteorologiche alterne, provocando quantità di precipitazioni piovose sufficiente all’idratazione dei terreni e delle piante, mentre le brezze marine estive mitigano per quanto possibile l’eccesso di calore e consentono al frutto di maturare gradatamente.

Oggi è il figlio del Conte, Eric, a portare avanti il grande lavoro iniziato trent’anni fa dal genitore e a gestire la continuità nel rispetto della storia. L’interno della proprietà visitabile senza troppe formalità trasuda storia e tradizione tra le vecchie e spesse pareti di pietra e trasmette sensazioni affascinanti mentre ci si appresta all’assaggio dei vini della proprietà.

Dai più giovani ancora ricchi di frutto e speziature evidenti, a millesimi più maturi dove saranno rintracciabili sentori di tabacco pregiato uniti a note balsamiche, sempre con la nota speziata a portare i pensieri verso piatti della tradizione meridionale, dove proprio le spezie troveranno un appoggio coerente. Notevolissimo ancor oggi per esempio il mitico 1990, degno dell’inserimento nelle edizioni dei 100 vini da leggenda di Silvie Girard nonché nei grandi vini di Francia di James Turnbull.

Pibarnon rosè

Esiste anche un bianco ed un rosè Pibarnon, il primo, derivato da uve claierette e borbulenc piantate sui lati nord della proprietà non trasmette certo le medesime emozioni del bandol rouge, mentre il rosè fa sicuramente parte dell’elite della denominazione nel colore intermedio ed è individualmente una delle migliori interpretazioni europee sul tema.
Particolarmente adeguato ai piatti di pesce o verdure di spiccato carattere provenzale perché oltre ai profumi freschi ed intriganti coniuga forza ed eleganza, ponendosi autorevolmente su un piano alternativo ma non secondario quando si tratterà affrontare una sontuosa bouillabaisse.
In caso di visita in queste zone, non sarà da mancare una tappa di grande significato gastronomico presso la Villa Madie, tra le scogliere di Cassis, uno dei più belli e più buoni ristoranti vista mare di tutto il mediterraneo.

Chateau Pibarnon

www.pibarnon.com

Dalla terrazza di Villa Madie

www.lavillamadie.com

gdf

GDF

15 Commenti

  1. Il solito dettaglio da aggiungere, che riguarda la distribuzione in Italia dei vini del “John Travolta” che vedete nell’immagine iniziale. L’importatore è Sarzi Amadè a Milano.

    1. Nulla per caso , la mente comanda, e tu lo sai bene.

      Ah, detto tra noi, oggi una voce mi ha riferito che giri voce che tu sia il mio nuovo amore gastronomico da sostenere sul web.
      Però non dirlo a nessuno :-)

        1. A memoria, quelli di cui mi sono innamorato negli ultimi dieci anni si chiamano Scabin (1999) . Barbaglini, (2000), Flavio Costa (2004) , Costardi (2008), + infatuazioni varie…

      1. …musica per le mie orecchie…
        che dire se son fiori fioriranno e se son cachi cache…opsss!!!
        che nomoni però…mi sono venute le orecchie rosse !!
        Aspetto il sig.Maffi che sigillerà questa nostra unione :)
        Un saluto a Lucien

  2. l’importatore è Ceretto.
    Il rosè 2009 non mi ha lasciato grandi emozioni
    il rosso 2004 bevuto l’altra sera con un costata da kg.1,200 era da 17/20.
    Il 2007 lo lascio in cantina a fare compagnia al 1996 e 1990 oltre a quelli di altri produttori di annate del 2004, 2000, 1993.
    Da visitare, solo per veri appassionati è il domaine de la Begude e non per il rosè 2009 dal punteggio stratosferico da parte della RVF.

  3. ah, bella l’idea di mettere l’importatore ma allora e Sarzi o Ceretto?
    Invece ho visto che forse Chateau Pradeaux non è piu’ con Velier, sentiro’ il mio spacciatore Pinerolese di vini in merito ;-)

  4. Confermo che Chateau de Pibarnon e presente nel catalogo di Ceretto,con i 3 vini prodotti dall’azienda,penso il Guardiano sia a conoscenza anche della piccolissima produzione, circa 900 bott. di un Marc de Mourvedre del 90,a mio modesto avviso prodotto davvero straordinario,che non sfigura di certo a fianco dei Cognac o Armagnac di pari invecchiamento.

  5. ..solo un appendice al piccolo elenco, dove manca l’anno 2006 , quello nel quale ho conosciuto Enrico Bartolini e Massimo Sola, due che, insomma, qualche cosa di importante poi hanno ottenuto… ;-)

  6. La grappa non l’ho voluta assaggiare 15 gg fa da loro, se proprio devo mi basta vere qualcosa di Capovilla.
    Yes Roby, L’importatore è Ceretto.

  7. Comunque il mio preferito a Bandol è Tempier, il rosè 2009 è molto buono ed il rosso 2007 è il meglio che ho avuto modo di assaggiare nel mio recente tour in zona.

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