Barolo boys, la prima volta di Domenico Clerico al Sud con Ais Caserta a La Botte


Domenico Clerico

di Tonia Credendino

La sempre più attiva delegazione AIS di Caserta, stupisce tutti, con una nuova intrigante occasione per esplorare il pianeta del vino, portando in città un uomo che difficilmente lascia la sua terra e, soprattutto, la sua vigna.
Uno dei più rinomati produttori di Barolo, Domenico Clerico, da grande vigneron, per l’occasione si fa accompagnare dal “Ciabot Mentin Ginestra” nelle versioni ’07,’05,’01 e da un super ospite, un ragazzotto di appena 21 anni.

Da sx Luciano Racca, Tonia Credendino, Domenico Clerico, Gianmatteo Raineri

Le sue parole, pacate e cordiali, trascendono l’esperienza personale, Domenico Clerico, viticoltore vero e sensibile interprete si racconta, con un sorriso quasi pudico, obbligato a cedere la parola per la troppa emozione ai suoi giovani collaboratori Gianmatteo Raineri, enologo dell’azienda e Luciano Racca, export sales manager, “il tuttofare” ama definirsi.
Parlare di Domenico Clerico è po’ come tracciare la storia dei viticoltori delle Langhe, spiega Luciano, Clerico fa parte di quella generazione che, a partire dalla fine degli anni Settanta, ha saputo credere nella visione di una viticoltura contraddistinta da alta qualità produttiva, in grado di far scoprire le potenzialità inespresse di quel territorio.

Nuova cantina Domenico Clerico

Quel mondo parte dalla terra, e i suoi sogni dalla testa, tempi di avanguardie e sperimentazione in vigna e in cantina. Domenico doveva stare attento, nessuno si permetteva ancora di togliere parte dei frutti alla pianta in quei tempi e allora racconta simpaticamente, aspettava i giorni della gita estiva parrocchiale, quando i suoi genitori si sarebbero assentati, e via a diradare e a nascondere i grappoli recisi, prima un pezzettino e poi anno dopo anno su tutti i filari.

Gli amici dell'AIS Caserta

Uomini come lui, e come Angelo Gaja, furono considerati in quel periodo veri e propri “modernisti”, viticoltori nuovi, coraggiosi, che guardarono all’estero cogliendo, dalla Francia, l’innovazione del diradamento in vigna e l’utilizzo della barrique in cantina.
Ma oggi ben lontani dal concetto di modernisti vs tradizionalisti, seguendo l’antico adagio “in medias stat virtus”, sono d’accordo con chi preferisce parlare oggi di viticoltori “puristi”. Domenico Clerico lo è certamente. I suoi vini esprimono questa filosofia fatta di valorizzazione del vitigno, di esaltazione dell’annata e di comprensione profonda del territorio, perché ci dice fermamente indicando la platea, ogni vite, ogni grappolo è come quella ragazza, o come quel giovane laggiù.

La verticale di Ciabot Mentin Ginestra

Domenico Clerico è una persona che trasmette grande energia, le sue parole, l’espressione del volto, ma ancor di più le sue mani, testimoniano, un legame indissolubile con la terra, i vitigni, il lavoro.
Suggello di questa forza, Il Ciabot Mentin Ginestra, l’etichetta più rappresentativa del Clerico, riferimento importante tra i grandi Barolo, il “Ciabot” si trova nel comune di Monforte d’Alba ed è una parte del vigneto della Ginestra, dalla grandezza di 3,20 ettari, che si trova a un’altitudine di 420 mt s.l.m. e che prende il nome da una piccola casa di campagna (ciabot) che era di proprietà, prima del suo acquisto nel 1981, dei fratelli Fiore e Mentin
Il terreno è ricco di calcare e argilla e la vicinanza con Serralunga sembra regalare ai vini i suoi stessi toni balsamici e lo stesso tannino minuto ma piacevolmente duro tipico dei cru di questo comune e che li rendono così differenti dagli altri cru villages “Monfortini”: Ginestra, Pjana, Mosconi, Bussia.

Le etichette di Ciabot Mentin Ginestra

E dopo aver udito, abbiam bevuto …. questa fantastica realtà “scesa dal trattore, posando per un attimo la zappa” per emozionare i numerosi curiosi accorsi per una verticale davvero importante.

La 2007, annata piuttosto calda, irripetibile, afferma l’enologo Gianmatteo, ottima maturazione per tannino e carica dolce, vino dunque, potente, elegante, fortemente espressivo, annata sicuramente meno rustica un po’ fuori dagli schemi, impetuosamente vivo nella sua ruvidità ma al naso laconico, riservato che cede la scena a un frutto fibroso, polposo, tipico dell’annata, al gusto risponde con energia e vigore, morbido e avvolgente con tannini al posto giusto.

La 2005, al contrario, è stata un’annata più difficile, con periodi caldi intervallati da forti temporali e giornate fredde, nel mese di agosto. Il vero problema si è presentato durante la vendemmia. Domenico ha guardato il cielo, annusato l’aria e ha deciso di anticipare di qualche giorno la raccolta del Nebbiolo. Questo sesto senso ha salvato le uve da ben otto giorni ininterrotti di piogge torrenziali, creando un prodotto unico nel suo genere.
Scuro di colore, un vino dove finezza ed eleganza mostrano un frutto più deciso e più croccante, anche rispetto alla versione precedente. Intenso e profondo al naso, trasporta in una fioritura matura di rosa e viola, frutta a bacca rossa in massima evidenza, spezie dolci e tinte balsamiche confermano ricchezza e calore. Lunghezza e sapore da fuoriclasse.

La 2001 fa brillare gli occhi del Cerico che rivolgendosi al delegato Marco Riccardi afferma: “un bambino”!
Ancor di più, espressione tipica piemontese, afferma l’enologo, grande per tannicità, complessità e freschezza, elegante al naso, tipico di viola, amarena, rosa canina seguite da una scia speziata. Palato subito fresco e avvolgente con tannini palpitanti per un finale deciso di territorio. Moderno e antico insieme, un paradigma per il Clerico.

La 1990 integra, fresca, ampia, siamo di fronte ad un’eccellenza. Il frutto è evoluto ma ancora pieno di vivacità, elegante e forte in bocca, vigoroso, lontano dal mondo etereo. Quanta strada ancora davanti a sé per un vino pieno e sodo, dal tannino fine, lungo, completo, ottimo nel crescendo in una struttura solida e consistente che ribatte puntuale.

“Abbiamo le montagne, abbiamo il mare, abbiamo i laghi, abbiamo i fiumi”… questa la conclusione che Domenico Clerico rivolge a tutti noi, indicando con orgoglio la foto proiettata della sua nuova cantina, un’opera mastodontica, integrata nel paesaggio in modo naturale, che rappresenta il punto dove insieme alla sua famiglia è arrivati.

Un’altra serata da ricordare per l’AIS Caserta e i suoi amici…. con la speranza di organizzare presto un bel tour nelle Langhe!!

Un commento

  1. Ho incontrato Domenico Clerico “vis a vis” per oltre un’ora, sabato scorso, all’Enoteca Partenopea, dove l’azienda presentava le sue creature “minori” (se così si può dire per dei vini che, in ogni tipologia, rappresentano ormai un punto di riferimento assoluto); è quindi superfluo dire che il Dolcetto 2010, il Barbera 2009 ed il Nebbiolo 2009 erano straordinari, ma ancor più straordinario è l’uomo Domenico Clerico, con il quale la conversazione è volata via veloce ed interessantissima, oltre che emozionante oltre ogni dire.
    Il suo giovane enologo è anch’egli un entusiasta e sente ormai come propri i grandissimi vini che contribuisce a produrre; lo dico e lo ripeto: in pochi mondi come in quello enoico esistono ancora uomini così veri!

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