Busto Arsizio, Enoteche Rossodisera e Oscar


La cattedrale di Busto Arsizio

di Enrico  Malgi

Per me Busto Arsizio rappresenta, insieme con poche altre località, il “luogo dell’anima”. Non so dare una spiegazione precisa, ma posso assicurare che questa città, che frequento da alcuni anni, mi affascina e mi attrae, come una bella donna. Non ha particolari bellezze, eppure per me emana una sua attrattiva.

Renato Pucci è un tipo colto, gradevole nell’aspetto e nel modo di approcciarsi, competente enoico e sempre gentile. L’ho conosciuto alcuni anni fa nella sua enoteca “Rossodisera” in Via Solferino a pochi metri da Piazza San Giovanni, vale a dire il salotto buono della città bustocca, ove sorge imperiosa la splendida basilica in stile barocco, dedicata al Battista.

Renato Pucci

Ogni qualvolta vengo in questo territorio, immancabilmente gli faccio visita. E’ sempre piacevole parlare di vino con lui. Ha sempre qualcosa di utile ed importante da comunicarmi. Passiamo intere mattinate a discutere, se non siamo interrotti da qualche cliente o qualche suo amico. Non è bustese, ma è nato a Rho e vive a Legnano, siamo lì comunque, in questa stessa zona, a cavallo tra le province di Varese e Milano. Renato è vissuto per un certo periodo a Firenze e poi ha passato una vita in Francia, ove ha lavorato e ha maturato esperienze sulla viticoltura transalpina. Periodicamente, promuove corsi propedeutici di degustazione. Inoltre, è un profondo conoscitore, nonché estimatore, dei vini meridionali, in modo particolare di quelli campani. Tanto è vero che nella sua enoteca hanno un posto privilegiato proprio le bottiglie della Campania. Da lui, poi, ho condotto personalmente degli happening sui vini cilentani, che sono stati seguiti con molto entusiasmo. La sua enoteca, non molto ampia ma molto ben fornita e locata in posizione centrale, è sempre frequentatissima. Si dice che il consumo di vino a livello nazionale sia sceso parecchio, ma certamente non in questa zona. Qui non si conosce la crisi. E dire che il varesotto, pur contornato da territori molto vocati alla viticoltura, come la Valtellina, l’Oltrepò e il Novarese, non esprime particolari eccellenze, tutt’altro.  Detiene soltanto una piccola e insignificante denominazione che va sotto il nome di “Ronchi Varesini Igt”. Ma qui, insieme con una complessiva agiatezza economica, esiste una vera cultura enologica. La gente sa apprezzare e valutare, è competente, partecipa, si interessa e compra. Tutto qui.

Rossodisera. Ricercatezze gastronomiche

A pochi metri da Pucci, e precisamente in Via Felice Cavallotti, s’incontra l’enoteca, con annesso bar-pasticceria, “Oscar” di Osvaldo De Tomasi.

Osvaldo De Tomasi

Qui la storia è molto più remota. Il nonno di Osvaldo, infatti, nel 1930 fondò una “offelleria”, cioè una pasticceria come si dice da queste parti, che funziona ancora ai giorni nostri, visto che si è arrivati alla quarta generazione di valenti pasticcieri. Osvaldo, esperto e appassionato di vino soprattutto francese, ha pensato bene qualche anno fa di affiancare all’attività principale un’enoteca di rango, che può vantare una clientela di alto livello. Le bottiglie di vino, con oltre 1.800 etichette selezionate di tutto il mondo, sono ottimamente conservate in una cantina settecentesca sotterranea, a temperatura controllata. Qui trovano posto vini prestigiosi, soprattutto francesi, come una rara bottiglia di 15 litri, formato Nabuchodonosor, del Sauternes di Chateau d’Yquem. In tutto il mondo ne esistono soltanto 100 esemplari e l’unico pezzo disponibile in Italia appartiene proprio ad Osvaldo. Ha un valore stimato che si aggira intorno ai 30.000 euro! “Abbiamo anche la più grande collezione di bottiglie di tre litri del 2000, l’ultima annata del secolo scorso: 40 pezzi di tutti i più grandi vini italiani”, afferma molto orgoglioso il proprietario.

Oscar. L'interno

Dal lato offelleria, o pasticceria che dir si voglia, Osvaldo va fiero anche di alcune tipiche specialità locali che appartengono alla storia di famiglia, tanto è vero che hanno il marchio registrato: il “pangosto”, versione estiva e più gustosa del classico panettone milanese e le “cioppette” di Busto Arsizio, rielaborazione al cioccolato di un locale e tradizionale dolce. Delizie da assaggiare assolutamente, magari accompagnate da un’ottima coppa di spumante. Au revoir Busto.

Enoteca “Rossodisera” di Renato Pucci – Via Solferino – 21052 Busto Arsizio (Va) – Tel. 0331/670537 – Cell. 3498557335 – E-mail: [email protected]

Pasticceria – Enoteca “Oscar” di De Tomasi Osvaldo – Via Felice Cavallotti, 3 – 21052 Busto Arsizio (Va) – Tel. e Fax: 0331/632414 – E-mail: [email protected] – Sito Internet: www.oscarenoteca.it

30 Commenti

  1. Nel novarese, a Ghemme, si trovano vini vinificati da uve Nebbiolo paragonabili ai grandi Barolo e Barbaresco. Per citarne uno … Osso San Grato di Antoniolo. E la Valtellina ? Il riserva Sassella Rocce Rosse o Vigna Regina di Ar.Pe.Pe., anch’esso un grnadissimo Nebbiolo
    Eccellenze, caro Malgi, la sfido a trovarne di eguali in cilento.

  2. Lascia fare Luciano. A dire il vero Cauzzi si è mantenuto leggero, perché poteva citare tutta la gamma degli Sfursat valtellinesi, con annessi Sassella, Valgella, Grumello, Inferno, e Valtellina Superiore, con uva Chiavennasca , cioé un clone del Nebbiolo, così come il Picotendro valdostano. Oppure tra il Novarese e il confinante Vercellese oltre al Ghemme, si poteva menzionare, sempre con uve Nebbiolo, il Gattinara, il Boca, il Sizzano, il Bramaterra e il Fara. Dell’Oltrepò Pavese non ne vuole parlare? Sarà per la prossima volta, quindi. Sa che le dico, però, io mi tengo stretto i miei vini cilentani, che non hanno molto da invidiare a quelli qui citati: Naima, Zero, Perella, Antece, Donnaluna, Cenito, Pietranincatenata, Kratos, Kleos, Valentina, Respiro, Vigna dei Russi, Noè, Verrone, ecc. Va bene?
    A questo punto Luciano, ti propongo due cose: facciamo una degustazione di vini cilentani con i più importanti produttori locali e, naturalmente, inviteremo, tra i tanti altri, anche il gentile signor Cauzzi e poi, se vuoi, fammi scrivere qualche post sui vini del nord Italia, così anche per par condicion, e ti assicuro che ci metterò lo stesso impegno che profondo con i vini del Cilento, che ne dici? Abbracci sempre.

    1. Quella che cita Malgi è, ironicamente, robaccia … Io ho fatto nomi e cognomi precisi, non a caso e non parlando di denominazioni generiche, tanto più nominando lo sfurzat che con quei due da me citati non c’entra un fico secco. Malgi li ha bevuti quei due prodotti ?

      Proposta: Io parto con un Rocce Rosse e un Osso San Grato sotto il braccio. Sceglietene due cilentani voi, metteteveli sotto braccio. Ci si vede a Roma in campo neutro :-)

      Un abbraccio affettuoso

      1. Beh, adesso scherzi a parte: nessun rosso cilentano raggiunge la finezza espressiva di Antoniolo e Arpepe, tra i miei preferiti in assoluto
        Però i bianchi vanno in questa direzione perché lavorati bene i acciaio e senza fronzoli: i due di San Giovanni (tresinus e Fiano), il Kratos di Maffini e il Valentina di Rotolo sono sicuro che ti piacerebbero molto
        Ecco come si fa l’Italia:-)

  3. Gentile sig. Cauzzi, prendo atto di quello che afferma, anche se a proposito dei vini di Negri non sono d’accordo, io li trovo ottimi. Adesso, scambiando le parti, faccio io l’avvocato difensore di queste bottiglie. Io credo che non si possa disconoscere che l’azienda di Chiuro faccia ottimi vini come lo Sfursat 5 stelle, il Fracia,il Mazer, Le Tense e il Sassorosso. Sono d’accordo con lei, per quanto riguarda l’annata non propriamente ottimale del 2003 ed in ultimo le dico che sarei molto contento di incontrarla prossimanente. Io non so lei dove abita. Personalemnte quando salgo al nord faccio tappa a Gallarate, ma ci si potrà vedere anche in un paese vicino, se vuole . Fermo restando che l’invito vale anche per un eventuale incontro qui nel Cilento, davanti ad un’ottima bottiglia di vino rosso, o meglio ancora, bianco. Le dico questo perché i territori che abbiamo preso in considerazione al nord non hanno nessuna vocazione bianchista. Naturalmente mi rifersico ai vini bianchi fermi da uve autoctone. Abbracci.

    1. Mi secca abbastanza dare ragione al ” provocatore” cauzz ma i vini di negri io li uso esclusivamente per fare il brasato, di cui prossimamente su questi schermi. Poi io non faccio l’arbitro di nulla e di nessuno: io sono un uomo di parte.

  4. ” Italia vini – Le eccellenze ” presso Casina del Principe, c.so Umberto I, Avellino. I banchi d’assaggio ed i laboratori di degustazione, apriranno alle 16,30 e chiuderanno alle 21,00. Siete i benvenuti, raccomandati da Malgi e non !!! Per quanto riguarda i vini di Nino Negri, ( che poi Nino Negri non sono più da tempo, ma la proprietà è del Gruppo Italiano vini), mi spiace Enrico, ma condivido il punto di vista di Alberto Cauzzi. Un’azienda delle dimensioni del GIV(pimo gruppo italiano nella vendita del vino), è sicuramente più attenta al numero delle bottiglie che alla qualità…

    1. scusate se mi intrometto..credo che parteciperò anche io alla manifestazione alla Casina del Principe anche se devo dire..è poco pubblicizzata !! Ma alla fine se vale il detto”pochi ma buoni” perchè no! non sono intenditrice di vini..ma questo genere di cose mi piacciono..

  5. E bravo Lello. Sei passato con il nemico, allora? Traditore :-)))))
    Per il sig Cauzzi. Se vuole contattarmi, le lascio i miei recapiti: [email protected] – 3405907493
    Ci si potrebbe incontrare proprio in una delle enoteche di Gallarate o di Busto Arsizio che ho menzionato in questo e l’altro post. Per la fine di novembre o inizio dicembre dovrei essere da quelle parti. E, a riproposito: i gestori delle enoteche suddette non hanno nulla da aggiungere a quanto qui detto? Riabbracci.

  6. Ma allora è proprio una congiura? Tutti contro di me? Ti ci metti anche tu Giancarlo? Da te non me lo sarei proprio aspettato. E, comunque, io resto fermo sulle mie posizioni: per me i vini di Nino Negri sono ottimi, poi ognuno è padrone di pensarla diversamente, tanto siamo ancora in democrazia. Senza dimenticare che questa azienda produce l’unico vino bianco valtellinese degno di menzione come il Cà Brione, un blend di Sauvignon blanc, Chardonnay e Incrocio Manzoni. E poi, sappiamo tutti quanti che quando si parla di vini di qualità i pareri sono quasi sempre discordanti ed opinabili. Vedi i giudizi di tutte le guide specializzate di questi ultimi gorni che divergono spesso tra di loro. Abbracci.

  7. io non conosco nessuno dei vini citati e del GIV ho assaggiato qualcosa e non mi ha esaltato però a prescindere da tutto tifo Malgi e il suo Cilento.Non è un tifo dettato solo dalla dolce cilentana che ho accanto ma dagli ottimi prodotti enoici di questa terra che se bevuti in loco,magari guardando il tramonto sugli scavi di Velia regalano suggestioni di un tempo lontano che parlano di filosofia e poesia quando in altri posti d’Italia ancora dovevano scoprire il fuoco e la ruota. :-)))))))))))))))))

      1. A Lè………ma va……….o!!!!!! :-)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
        p.s.le foto della serata me le mandi?grazie .

          1. grazie mille……. sai che la frittata di iammarielli mi ha spiegato il titolare di una trattoria di Sarno si fa buttando direttamente in pentola la farina di granoturco senza prima cuocerla come abbiamo fattto noi.L’umidità degli iammarielli li lega alla farina e l’olio suggella il matrimonio.Comunque pure la nostra variante mi è piaciuta molto.Insuperabile la caprese con crema di cioccolato all’arancia.

          2. Sperimenteremo questo sistema la prossima volta, anche se ho delle perplessità sulle possibilità di amalgama del composto…Sulla caprese, sei un’inguaribile golosone… ;-))

  8. Bravissimo Marco, hai colto nel segno. Il fatto è che tutti quelli che parlano del Cilento la maggioranza non lo conosce come io e te e, quindi, non può esprimere un giudizio serio ed obiettivo. Anche se questo c’entra poco con i vini di Nino Negri. Abbracci.

    1. @enrico il problema è che del cilento se ne parla poco o niente..al di là di palinuro per il resto nessuno sa che esiste il parco nazionale del cilento con paesini nell’entroterra ricchi di tradizioni, monumenti e ottima gastronomia ..e poi c’è Velia protesa verso il mare..

  9. Vado in Cilento da 32 anni…da quando cioè i miei hanno preferirto, alla vita mondana di capri o della costiera, “il selvaggio” (30 anni fa era selvaggio) cilento…più precisamente Punta Licosa..Ho casa per le vacanze lì, ed è ovviamente una zona che conosco da piccolo per il mare ma che la mia passione per l’enogastronomia, iniziata circa 25 anni fa a 20 anni, mi ha portato a conoscere anche per le meravigliose storie di vita vissuta della gente…
    Gente cilentana….scontrosa, sempre diffidente nei confronti di noi vacanzieri…eppure gente così vera, sincera, schietta…genuina!!!
    Maffini lo conosco da sempre, Michele Ferrante da un pò meno di sempre…ma conosco anche Mimmo, il contadino di Case del Conte che fin da piccolo ci portava i pomodori, i peperoncini verdi, le zucchine, la frutta a casa…. Sapori così vivi nella mia memoria che non ho mai trovato in nessun altro mercato rionale di Napoli o della provincia di Napoli…per non parlare di alcun posto in italia…e ne ho girati di posti in Italia per questa maledetta passione che è l’enogastronomia!!! E poi i fichi…Mi sono sempre meravigliato come il fico cilentano non fosse mai rientrato in qualche disciplinare…lo merita…eccome se lo merita..Assaggiate i fichi cilentani…non c’è bisogno di farne marmellata..sono già marmellata!!
    Questo mio intervento non è assolutamente un proclama pubblicitario per il Cilento nè tantomeno una forma di partigianeria per i vini cilentani rispetto a quelli lombardi o piemontesi…ma è solo un modo per esprimere tutta la mia emozione nei riguardi di un territorio che ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà sempre la mia seconda casa…
    A proposito…Benvenuti al sud (film campione d’incassi attualmente in Italia) è stato girato praticamente a casa mia…chateau de la bat…..CASTELLABATE!!!

    Ad Maiora…Cilentum

  10. Caro Sartù, sono d’accordissimo con tutto quanto hai sviscerato. Vedi anch’io sono napoletano di nascita e vivo qui da ben 39 anni e mi sono subito innamorato di questa terra meravigliosa, tanto che non sono andato più via. E hai ragione anche a proposito dei cilentani che sono alquanto restii ad aprirsi al forestiero e al nuovo. Vedi, per esempio, chi parla del Cilento e lo difende, anche su questo blog, non è cilentano di nascita. Tu hai detto “scontrosità”, io direi che i cilentani hanno una sorta di pudore nel farsi avanti, di metterrsi in mostra, di apparire. Sarà sicuramente il retaggio della lunga dominazione borbonica, sfociata nel sangue dopo i moti del 1828 e della sottomissione ai “baroni” locali, che da sempre hanno “dominato” la scena pubblica e sociale di questo territorio. Oppure è colpa del prolungato isolazionismo, cui questa terra è stata costretta per secoli. Ma, credimi, i cilentani sono buoni, operosi, sinceri, fantasiosi, amichevoli. Il Cilento, poi, come hai giustamente sottolineato, è poco conosciuto in Italia, tanto è vero che quando salgo al nord per presentare i nostri vini, spesso mi capita di sentirmi dire: “Ma lei viene dal Salento?” Hai capito? Nello stesso film che tu citi e che è stato girato a Castellabate ci sono scene in cui sembra veramente che qui siamo arretrati di secoli e viviamo in un mondo pieno di violenza e di sporciza, anche se lo si fa per finzione. Ma forse è questa che la stragrande maggioranza delle persone pensa ancora del Cilento e del Meridione in generale. Un’ultrima cosa: vedi che il fico bianco del Cilento è stato riconoscuto Dop, così come la mozzarella di bufala campana di Battipaglia e l’olio extravergine del Cilento, a parte altre denominazioni Igp. Abbracci.

  11. Scrivere in apnea è molto faticoso per il cervello: la mozzarella, ovviamente, è di Paestum. Abbracci.

    1. Scrivere in apnea significa, il più delle volte, scrivere con passione ed amore…e sono sicuro che questo caso…è il tuo caso..

      Riguardo al confronto con i vini lombardo-piemontesi fatti da Cauzzi….io credo che le realtà italiane poco conosciute (mi riferisco ai vari Ghemme o Valtellina rispetto ai Barolo o Barbaresco o Barbera etc. etc) siano sempre meritevoli di essere segnalate, e chi lo fa merita grande considerazione…Pertanto i vari Cauzzi o Malgi o tanti altri che difendono i vini di questi territori o dei piccoli produttori, vanno elogiati sempre e comunque…e non necessariamente messi a confronto.

      Adriano Lilloni, quella gran testina…:-) di oste di gavardo, una volta mi chiese di suggerirgli, per il suo libro i sovversivi del gusto, un solo produttore di vini che in campania, secondo me, avesse potuto essere segnalato proprio per questa sua caratteristica…di fare vino…un grande vino senza essere conosciuto e che valorizzasse il territorio di produzione…Io gli dissi che ne conoscevo diversi ma che se proprio voleva un nome io glielo avrei fatto…In tempi non sospetti, quando cioè non era conosciuto, io non ebbi dubbi e gli segnalai Luigi Tecce….

      Pertanto se hai passione e giri e vedi…non ti è difficile notare qualcuno che si distingue per il prodotto che fa…e puoi segnalarlo senza dubbi..

      ..poi de gustibus non est sputazzellamm e questo è più che un assioma nel campo dell’enogastronomia!!

      Ad maiora Cauzzi e Malgi perchè grazie a voi le piccole realtà dei nostri territori italiani vengono valorizzate e conosciute…evitate però il confronto..:-)

    1. e ti avevo dato anche il nome di Michele Minieri per l’olio ravece…testina di una testina

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