Caffé Passalacqua, leggenda napoletana dal 1948


Il mito Passalacqua

A Tokyo  c’è un bar con tanto di immagini mozzafiato del Vesuvio e del Golfo di Napoli, dove è possibile assaporare il gusto intenso e vellutato del caffè, preparato sia con la tradizionale “cuccumella” sia con moderne macchine per l’espresso.

È orgoglioso il presidente Biagio Passalacqua, che con le nipoti Stefania, Laura, Barbara e Lia – figlie dei fratelli scomparsi Jor ed Emilio – porta avanti l’azienda fondata nel 1948, fortemente ancorata ai valori familiari ma con un occhio puntato verso il futuro e attento alle richieste del mercato: l’ azienda, con 37 dipendenti che ha sede a Casavatore, è nel cuore della capitakle giapponese, riproducendo con arredi e macchinari un vero e proprio bar napoletano, con tanto di indianino – il bambino che sorride felice dopo aver sorseggiato il caffè – che dagli anni ’50 è simbolo di Passalacqua e la cui immagine è riprodotta su tazzine, scatole regalo e contenitori in latta.

 

Un pezzo di Napoli nell’area di Shinjuku, quindi, con il “Caffè Passalacqua”, che sorge tra grattacieli, cinema, ristoranti e grandi magazzini. «Io a Tokyo? Per ora resto qui, in quella che definisco scherzosamente la mia ‘stanza di combattimento’». Così Biagio Passalacqua, 92 anni, definisce scherzosamente il suo ufficio, tra l’ingresso e l’area di produzione dello stabilimento, ed osserva entusiasta le prime foto che gli sono arrivate da Tokyo.

L’azienda Passalacqua

Una scrivania in legno, una lampada anni ’70, tanti faldoni, storiche locandine pubblicitarie, scatole gialle con l’indianino pronte per essere commercializzate, e poi l’aroma inconfondibile del caffè appena tostato che pervade gli uffici poco lontani dalla zona riservata all’attività produttiva.

Sulla scrivania le bustine in plastica con all’interno le selezioni di semi di caffè che arrivano da ogni parte del mondo. È lui che analizza i semi per poi decidere se acquistarli o meno. «Perché – spiega Biagio Passalacqua – se preparare il caffè e gustarlo è un rito, anche scegliere i semi che andranno a costituire le pregiate miscele è un lavoro che richiede tempo, passione e tanta competenza delle materie prime».

Una passione che il presidente dell’azienda ha ereditato dai genitori Australia e Samuele, le cui fotografie sono in bella mostra sulla parete di fronte alla sua scrivania. Caffè “formato famiglia”, quindi.

caffè Passalacqua

«Avevamo una piccola torrefattrice da 5 chilogrammi, oggi il nostro stabilimento di 5mila metri quadrati è completamente automatizzato ed ha una capacità produttiva di 3460 chilogrammi di caffè ogni ora».

Custode dell’antica tradizione partenopea, quella di Passalacqua è un’azienda fondata sui legami familiari, con 64 anni di attività. In Campania è operativa una rete di rappresentanti e di grossisti che esporta il prodotto in modo capillare, sia in Italia, sia in altre nazioni dove il caffè Passalacqua è sempre più richiesto.

«Quanti caffè bevo? Almeno sei al giorno – risponde sorridendo Biagio Passalacqua – d’altronde il mio lavoro è anche questo ma poi nel mio tempo libero ad una tazzina di caffè preferisco altro. Ho un hobby: mi piace costruire modellini di navi ed aerei. A questa attività mi dedico soprattutto la domenica e di sera. Certo, metto un po’ in subbuglio casa come spesso dice mia moglie Margherita, però mi piace tanto».

Emanuela Sorrentino

3 Commenti

  1. Sono valdostano, vivo vicino a Torino e nel corso di una vacanza a Napoli ho scoperto questo meraviglioso caffé. Complimenti ai Sigg.ri Passalacqua! Non è sempre facile procurarselo, ma al momento ci sono riuscito e lo bevo tutti i giorni.

  2. Sono trenta anni che nel nostro locale serviamo il Signor caffe’Passalacqua,
    pochi sono i piaceri ,uno e il caffe’……

  3. Passeggiando per shinjuku l’ho intravisto ma l’ora non era indicata per il caffe.ci sono tornato dopo un po di tempo e non sono piu riuscito a trovarlo.scrivereste l’indirizzo per cortesia?sono spesso a tokyo e il caffe,da buon napoletano mi manca.in particolare l’ottimo Passalacqua.grazie

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