Casa del Nonno 13 in Versilia / Il mito e il pomodoro



di Fabrizio Scarpato

E’ il tramonto. Sotto il capanno ecru si gonfiano, al vento, le tende ecru, tra le sdraio ecru, i lettini ecru, sulla sabbia ecru, al sole che occide, ovviamente ecru. Ninfe fasciate di ecru indugiano nei patii dipinti di ecru, dietro persiane ecru, ai tavoli, tra svolazzanti tovaglie nei toni ecru. Con lo sciabordio del mare, nella risacca della battigia, ecru, odo voci lontane.

Il Texas di Marina di Pietrasanta (Foto Lido Vannucchi)

Una musica, un sospeso ritmo di valzer… ( all togheter, fischiettando mentre si legge)

When the moon hits your eye like a big pizza pie
That’s amore
When the world seems to shine like you’ve had too much wine
That’s amore
Bells will ring ting a ling a ling, ting a ling a ling
And you’ll sing vita bella
Hearts will play tippy tippy tay, tippy tippy tay
Like a gay tarantella

Pasquale Torrente, la faccia di una sincerità contagiosa, danza, spalmando sul pane palettate di burro, morbido giaciglio per le sue alici. Dolcezza salata. Un mucchio di vino galleggia tra ‘l ghiaccio inondando i calici. Salata dolcezza: il Selim? No la pizza. Fritta. Chiudo a libro, magari a libretto di appunti, sprizzo e sprazzo pomodoro, suggo il succo: audacemente osée. That’s amore.

Pasquale Torrente e Raffaele Vitale (foto Lido Vannucchi)

Ting a ling a ling vita bella, fa rima con mozzarella, sempre lei, sempre da abbracciare: Nausicaa non c’è, c’è Alice che è una meraviglia, morbida e grassa. Fanno a gara, ridendo, per le bollicine: tu si chiatta, tu si curta. Schermaglie che durano il tempo di un sospiro, quello necessario a mangiarle, curte e chiatte. Il pomodoro si riappropria del suo essere frutto, da mordere, sul mare: sapori acidi e antichi, freschi, ricchi di povertà. Il pomodoro è vivo e lotta insieme a noi. Brindisi. La tarantella la accenna solo Pasquale che mulina pericolosamente il coltello continuando ad approntare il pane. Vita bella, nella notte che avanza.

When the stars make you drool just like pasta fazool
That’s amore
When you dance down the street with a cloud at your feet
You’re in love

C’è la luna sui tetti, c’è la notte per strada, ci sono le nuvole, mancano i fagioli. In compenso c’è la pasta, ci sarebbe la pasta: problemi di fuochi, per essere al dente, possibilmente ardente. Di desiderio nell’ondeggiar di pepli neri, scollature profonde, brunite dal sole: ancora calore, ancora fuoco, lo accendiamo. Risposta dello spaghetto quasi esatta: mojito nella colatura, pitturato nel san marzano, in un trionfo di acidità. Mi si addice. No dance, no love: nulla di paragonabile all’amore della dolce fanciulla che versò lagrime sino a creare una montagna, tanto che gli dei decisero di disegnare il profilo delle Panie come un ragazzo supino e dormiente: la gente lo chiama l’Omo Morto ed è lassù, poco sulla nostra sinistra, al limite del cielo, sulla cresta delle Apuane che strapiombano sul mare della Versilia. Ecco, la dea Calipso potrebbe trattenermi con un solo batter di ciglia, la maga Circe trasformarmi in ciò che vuole. Omo Morto. Chissà quale spasimante affranto era il maialino salseggiato coi fichi bianchi del Cilento: era un amante tenero, di sicuro. L’aglianico lo sostiene e lo accompagna, come un amico nella notte stellata e bevuta.

When you walk down in a dream but you know you’re not
Dreaming signore
Scusa me, but you see, back in old Napoli
That’s amore

Fabrizio Scarpato (Foto Lido Vannucchi)

Ritorno a Napoli, ritorno in Costiera. Don Raffale Vitale sembra sfinito, un Ulisse fiero ed elegante che vagheggia la sua Itaca, il ritorno a casa, dopo stille di virtute e conoscenza. Ha portato i suoi sapori nella terra dei Lotofagi, nelle caverne dei Ciclopi, sulla spiaggia di Ogigia. La suggestione del mito è grande, ma la notte non è ancora abbastanza piccola per la sfrontata dolcezza dei babà e delle creme al limone, per la scucchiaiabile compiutezza di una pastiera in attesa di divenir pastiera: manifestazioni di affetto. That’s amore.
Languidamente jazzy, Nino Buonocore mi invita a scrivere: ci vuole poco per sentirsi più vicini. Sembra non sia stato un sogno, i’m not dreaming signore. O forse sì.
Una macchia di pomodoro imbratta gloriosamente i miei eterei pantaloni. Ecru? No, bianchi.