Castiglione di Sicilia, lo sfuso Etna doc di Michele e Mario Grasso


ETNA WINE
Uva: nerello mascalese, nerello cappuccio
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: vetroresina e legno

Con Michele Grasso sotto una vite ad alberello di minnella che ha 180 anni: il nonno non ricordava chi l'avesse piantata (foto di Vincenzo Di Meo)

Della naturalezza espressiva
Leggi Etna Wine ed hai la tentazione di passare avanti, come quando sei davanti ai menu turistici a Roma e Firenze. E sarebbe un gran bell’errore, per cui, quando girate per l’areale del vulcano spennacchiante, è sicuramente questa una delle basi consigliate, o comunque un posto da non perdere, altrimenti non potrete dire di essere stati qui.
Fabio Rizzari, uno dei due responsabili della Guida Vini Espresso, usa spesso di recente una espressione che ha me piace molto per la sua capacità di sintesi: naturalezza espressiva del vino. E’ sempre questa una delle qualità maggiormente ricercata dalla critica che in qualche modo segna un restringimento della forbice creata in Italia negli anni ’90 tra il grande pubblico dei consumatori e gli esperti. Non c’è uno, ormai, disposto a spezzare la lancia per i vini palestrati e invasivi prodotti sino a qualche anno fa e che alcune cantine si ostinano a presentare rivelando, più che tendenza o progetto di gusto, soprattutto ritardo di aggiornamento. Per naturalezza espressiva io ho una idea ben precisa: ossia di bicchieri presenti ma discreti, di cui ti accorgi quando non ci sono o se bevi, appunto, altro. Può darsi che anche questo stile tra un po’ diventi vecchio, ma intanto così stanno le cose, almeno in Italia.
Va da se che i base delle cantine sono candidati di routine a questa categoria, ma quando la naturalezza espressiva rivela anche complessità adeguata e profondità, allora siamo di fronte a grandi vini, o comunque a bottiglie life style. La naturalezza infatti non va affatto confusa con la semplicità e noi tutti sappiamo bene come la semplicità, nei modi, nelle forme, nel trasmettere etica ed estetica, nella cultura, sia in realtà una delle cose più difficili da esprimere. Parla difficile chi ha nulla da dire o vive con problemi di erezione. Ci sono poi vitigni candidati ontologicamente ad esprimere questa qualità, come il nerello mascalese: etereo e poco materico, gli antociani timidi, la finezza regalata dall’altezza e dal clima freddo etneo, le radici a piedefranco piantate nelle continue eruzioni e coltivate dall’unica popolazione europea a educazione geologica diffusa, il suo essere minerale, sapido e funé, ingentilito da una frutta mai gridata. Il nerello mascalese si sta prendendo la sua grande rivincita e le grandi aziende, che avevano costruito fama e incassato soldi su altre scelte, adesso sono costrette ad inseguirlo. E’ stata questa la trama divertente del mio piccolo tour siciliano qualche settimana fa nell’ambito di un progetto formativo dello Stapa Cepica di Napoli.
Lo sfuso di Michele Mario Grasso, quarta generazione a lavoro nel favoloso areale di Castiglione di Scilla, siamo a Passopisciaro, quasi 700 metri affacciati sull’Etna verso le Nebrodi e la valle dell’Alcantara, case seppellite dalla lava, crepe vulcaniche dove nascono viti immortali come quella che vedete in foto, costituisce la principale produzione. Ed ha la naturalezza espressiva di una agricoltura fantastica, un vero e proprio giardino di dieci ettari dove convivono nei terrazzamenti lavici costruiti nei secoli l’alberello, il cordone speronato, un sistema misto con alberello su filo, le cui radici sono su ben 23 strati eruttivi e producono una media di 40 quintali ad ettaro. Non è, dunque, l’idea di uno sfuso da viticoltura di quantità, buono ma onesto, come in genere siamo abituati, ma un bicchiere ricco, venduto a due euro a litro, profumato al naso di fragola, morbido in bocca, poi rivelatore del carattere vulcanico con la sapidità minerale, il tocco amarognolo finale: lungo, intenso e persistente, sostenuto da un buon tono alcolico ben ammagliato nel corpo.
Questo giardino vitato, ricco di biodiversità, di cui Mario conosce bene tutti i protagonisti, è la ricca dispensa agricola di una antica proprietà un tempo molto grande poi frazionata. C’è la struttura della antica masseria, con una cantina arcaica nella quale si lavora a mano il vino usando la pressa in castagno con il fusto in sorbo costruita nella metà dell’800, solo a Ponza c’è qualcosa di simile, poi la sala di fermentazione e stoccaggio dove si conservano le più grandi botti dell’isola, costruite direttamente dentro la cantina, la più grande contiene qualcosa come 32.000 litri, sorvegliate da vasche di vetroresina di stile anni’70. Tutto si conservò qui.
Quello che ci piace di questa azienda è il coniugare agricoltura da manuale pensando moderno agli ospiti. C’è dunque da esibire la cantina e le grandi botti, ma poi il visitatore vive dentro una palazzina liberty (cuore della struttura) costruita in dodici anni di amore per una ballerina (le veline dell’epoca) dal nobile proprietario, la piscina, 25 stanze da letto più cinque appartamenti, una grande sala da pranzo, una di lettura, un affaccio mozzafiato, un giardino mediterraneo. Insomma struttura agrituristica con i fiocchi e fascinosa, sorvegliata dal vulcano, moderna e adeguata agli standard del turismo straniero. Sicché una rapida ricerca su Google ti spiega alla fine il nome.
Nell’enoteca aziendale, e nel punto vendita a Riposto, sul porto, a dieci minuti da Taormina, trovere lo sfuso, l’imbottigliato (Don Eustachio e Duca di Laviefuille, anche un po’ di bianco da carricante e catarratto), e poi miele, marmellate, il pesto di pistacchio, una linea bellezza, vino cotto, mostarda di mosto e persino il vino da messa.
Un esempio perfetto di chilometro zero, oggi tanto in uso, il cui essere commerciale si spalma sulla realtà produttiva solida, antica e autentica.

Sede a Castiglione di Sicilia, Strada Statale 120, km. 192.
Tel e fax 095.931548, 0942.983062.
Sito: http://www.etnawineagriturismo.com
Enologo: Michele Grasso
Ettari: dieci di proprietà
Vitigni: nerello mascalese, nerello cappuccio, minella, carricante, catarratto