Coda di Volpe 2006 Irpinia doc


CASTEL DEI FRANCI

Uva: coda di volpe
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Chi ama le vinificazioni poco spinte, direi essenziali, trova facile e sicuro approdo nella Coda di Volpe, una presenza costante ma discreta nel panorama vitivinicolo campano su cui non sono accese aspettative di particolari ambizioni. Un po’ come capita con il rosato. E allora: fermentazione in acciaio e via, subito in bottiglia. Niente bubble gum o cedrate, mai. Sono 34 le aziende irpine che la presentano in purezza, 12 nel Sannio, 18 quelle napoletane se contiamo anche il Lacryma Christi dove spesso è il vitigno principe: insomma, 60 cantine impegnate su un areale molto vasto e diversificato e, nonostante l’ampiezza del fenomeno, c’è ancora poca attenzione consapevole dei consumatori e degli stessi produttori. Un altro esempio dell’anima bianchista campana è dato proprio dal fatto che questo vitigno è il principale servo della falanghina, del fiano e del greco per ottenere maggiore bevibilità mentre l’aglianico è più spesso, purtroppo, corretto con il merlot e talvolta con il cabernet sauvignon. Non sarà del resto un caso, riflettevo ieri con Carmine e Puccio Fischetti, che il numero delle chicche bianche campane e irpine è in vorticosa crescita, in specie nell’areale del greco, mentre per i rossi è bene restare ancorati ai nomi affermati e conosciuti per non sbagliare. La grande laboriosità di questa uva è la caratteristica principale emersa proprio all’Oasis nel corso della bella serata di presentazione delle nuove socie dell’Associazione Donne del Vino, la delegazione presieduta dall’instancabile Elena Martusciello, la seconda in ordine di importanza in Italia per numero di adesioni. Era annunciata la Coda o il Coda che dir si voglia della cantina Castel dei Franci, nata nel 2003, 7 ettari fra i 450 e i 500 metri, seguita da Carmine Valentino. Il bianco era in abbinamento ufficiale ad un delicato gateaux di granoturco, broccoli e caciocavallo e alla zeppolina di patate e baccalà. Ma bene per noi è andato sulla salubre minestra di scarole e cicorie, ancora sul classico di Lina Fischetti, ossia il raviolo di ricotta in salsa di noci, e bene anche sul filetto di maiale con purea di patate, il tipico piatto bisex sul quale si può giocare con il bianco come con il rosso a seconda se si usa intingere o meno la carne nella riduzione di vino rosso. Insomma, un bravo maestro elementare in grado di tenere una buona lezione anche all’università. Naturalmente l’approccio deve essere colloquiale e senza particolari aspettative di profondità, un sorso, un boccone, una chiacchiera, ed è questo appunto lo scopo della Coda di Volpe, il cui gran merito, alla fine, è quello di un conto asciutto perché quasi nessuno la fa uscire dalla cantina oltre i 5 euro. La versione 2006 di Castel dei Franci è solida, buona mineralità e pera al naso, abbastanza morbida e ben corrispondente al palato, ancora fresca e pimpante benché non esuberante. Un bicchiere discreto e tranquillo, della convialità consapevole, ottimo indice della sanità mentale del produttore.

Sede a Castelfranci. Via Valle. Tel. 0825.72272. Fax 0825.72675. www.casteldeifranci.com Enologo: Carmine Valentino. Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 35.000. Vitigni: coda di volpe e aglianico.