Coda di Volpe 2007 Taburno doc


FATTORIA LA RIVOLTA
Uva: coda di volpe
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Va bene. Vabene. Vabbene. Se dovessi guardare solo al programma Google Analytics direi che non vi siete affatto annoiati: in fondo 1550 visitatori unici in un sabato di week end così ricco di sole sulla nostra bella Italia non sono malaccio, ma so come la pensate in realtà. Ho esagerato un po’ con la politica e i ricordi. Anche perché mentre vi consegnavo queste cose oggi domenica, altro che partecipazione partecipata: ho fatto un zompo ad Amalfi, così, tanto per gradire, da Lido Azzurro e provato un po’ di vini, di cui vi scriverò se mai scioglierà l’ingorgo a croce uncinata in cui si trovano i miei appunti, in riva al mare. Tornato dopo questa gitarella in barca, ecco che mi ricordo improvviso di un bianco minerale da non perdere che avevo appuntato su un foglio passando per pazzo o per medico della mutua. Quale? Ma certo: il Coda di Volpe di Paolo Cotroneo che quest’anno non ci è piaciuto al punto da premiarlo ma che adesso, a un anno giusto dalla vendemmia, è proprio buono. L’ho provato per caso in mezzina (mezza bottiglia) passeggiando un paio di settimane fa per vicolo Belledonne a Chiaja sino a che ho raggiunto la pescheria Mattiucci dove per aperitivo mi sono sparato un crudo di orata appena pescata e un bicchiere del bianco di Paolo spartito con un collega. Come vedete, la vita è molto dura a Napoli, anche perché per questo sfizio ho dovuto pagare ben 20 euro. Ah sì? Per un pranzo in Autogrill si paga la stessa cifra? Non lo sapevo, io in quei posti faccio solo benzina e uso il bagno. Per curiosità mi sono andato a vedere il punteggio di questo bianco, coronato per la guida del Touring negli anni passati, e ho visto che si è attestato a quota 70 centesimi in degustazione coperta. Per quanto sia duro ammetterlo, devo dire che è sempre più difficile valutare un vino a punteggio. Questa Coda di Paolo, bevuta in un bicchiere di carta in piedi su questa orata sapida sapida, vabbé anche su un paio di ostriche un taratufo e due mazzancolle, è stata grande quanto uno Chablis. Ma come: tu quoque miserabile e pezzente Coda di Volpe? Sì, la banalità fruttata monocorde di inizio stagione era un po’ rientrata aprendo il sipario a bella mineralità, e poi struttura e alcol hanno fatto il resto. Tra l’altro, vi dico in tutta confidenza, non credo che questi bianchi 2007 avranno lo stesso destino di quelli del 2003. E’ l’esperienza che mi fa parlare, non il sapere astratto: quelli erano in gran parte già colpiti da ictus di questi tempi mentre la 2007 sta crescendo, eccome se sta crescendo. Anche in profondità intendo. Davvero un bel bianco, la Campania su questo fronte non teme rivali, è davvero grande. Mi è quasi dispiaciuto berlo, domani ne farò scorta perché sono convinto che tra quattro o cinque anni sarà strepitoso, da bere nelle occasioni davvero importanti. Da condividere magari con una donna di charme (intendo la bionda) e non con un collega rompipalle. Vabbè, anche io ogni tanto cedo al sentimento.

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