Colli di Luni Vermentino, Numero Chiuso 2008 / Cantine Lunae Bosoni



Colli di Luni Vermentino, Numero Chiuso 2008

di Fabrizio Scarpato

Numeri. Avere i numeri. Fare grandi numeri. Numeri da circo. Fare un numero. Storia dei numeri. Legge dei grandi numeri. Numeri naturali e numeri interi. Numero atomico. Numero di Avogadro. Numeri arabi e numeri romani. Numero di targa. Numero di telefono. Nemico pubblico numero uno. Numero di scarpe. Essere il numero uno. Due di numero. Numero legale. Numero civico. Numeri del lotto. Estrarre un numero. Numero acrobatico. Fare numero. Numeri primi. Numero chiuso.

Do i numeri, enumerando i numeri del Numero Chiuso: sbarramento, severa selezione dei migliori grappoli di vermentino sulle pendici dei Colli di Luni, versante esposto a sud-est, chiuso ai venti freddi di settentrione. Chissà se è gioia quella che risplende nel bicchiere, mentre s’avviluppa in cerchi concentrici densi d’oro e metallo, un cristallo cangiante e festoso, quasi consapevole della propria bellezza. Finisci con l’esserne soggiogato, per via dei rimandi profumati di frutta gialla ed esotica, per la nitidezza del cedro candito e del melone, per la freschezza delle erbe aromatiche, dalla salvia alla menta, tenute insieme da un filo dolcemente sottile e sottilmente affumicato, eppure confortevolmente familiare, come potrebbe essere una domestica torta coi pinoli.

Numero Chiuso è fatto di piccoli numeri: millesimo selezionato e duemilaseicento ascetiche bottiglie nere, contrassegnate da una marchiatura a fuoco dorata, un prezioso e atavico stilema che sembra collegare i fasti romani alla lingua germanica del Minnesang, attraverso il galoppo dei barbari lungo la via Francigena. Piccoli numeri, lungimiranti scarti di traiettoria, preziose invenzioni all’interno di una produzione che invece mette in fila circa mezzo milione di bottiglie, suddivise in tante, forse troppe referenze, che blandiscono ogni palato e supportano argutamente ogni situazione. I numeri si addicono quindi a questa Cantina: comunicazione e accoglienza, selezione delle aspettative e della qualità, con punte di eccellenza che brillano, a tratti misconosciute, al di sopra dei grandi numeri. La solitudine dei numeri primi.

Minnesang

Sarà per questo che il vino ti abbraccia in un sorso largo, grande e opulento, fitto di pungenza e di una morbidezza vibrante e masticabile, forse ricordo di un mapo o di un kiwi perfettamente maturo. E ti rilassi nella sensazione avvolgente di un infuso di tè profumato di fiori, di un succo caldo variegato di miele di castagno, per poi abbandonarti al calore, seppure a stento mitigato dalla vena sassosa, che tuttavia porta con sé un finale pieno di finissima dolcezza, esiti di mandorle e frutta disidratata, in una persistenza lunga ben oltre i numeri minimi.

Un Vermentino Duemilaotto, un vino che sosta quaranta mesi, tra legni grandi e acciaio, prima di vedere la luce: eleganza dai tratti forestieri, dai richiami franzosi. Un riferimento affrontabile con convinzione e soddisfazione, un po’ come giocare contro il Barcellona di Guardiola, con quella musichetta barocca in sottofondo. E anche questo, alla fine, sarebbe un gran bel numero.

10 Commenti

  1. Occhio che a parlar bene di Bosoni si rischia di attizzare lo zelo e le caldane di certe vestali sedicenti custodi del Vermentino.
    PS: va da sè che la penso come te.

  2. Farina jr. sono anni che anche senza considerarmi una “vestale” o “sedicente custode del Vermentino” mi onoro di essere scettico (eufemismo) sui Vermentino di Bosoni e di sostenere che per avere una misura fedele della grandezza che il Vermentino può raggiungere nell’area splendida dei Colli di Luni bisogna rivolgersi altrove. Ad esempio ad Ottaviano (Fabio) Lambruschi, tanto per non fare nomi…
    Conosco bene questa zona ed i suoi vini e penso di avere diritto, con lo stesso Bosoni, senior, abbiamo avuto vivaci discussioni in merito, di esprimere, civilmente, questo mio diverso sentire

    1. Ahahahah ma tu non sei una vestale del Vermentino! Ti vedo più come un difensore del Barolo e del Brunello! ;)

  3. Essere scettici da anni implica di fatto non considerare nello scetticismo il Numero Chiuso, che esce per la prima volta, per di più dopo quattro anni dalla vendemmia. Sicuramente Bosoni avrà fatto tesoro delle parole di Ziliani, tanto da intraprendere una strada nuova con un’uscita tardiva, in controtendenza rispetto all’immagine consueta dei Vermentino: scelta in ogni caso da apprezzare, non tanto secondo me, che vale poco, ma soprattutto perchè è una possibilità in più che sembra poter trovare sempre maggiore interesse tra i produttori. Su questo, e dopo aver bevuto Numero Chiuso, si dovrebbe discutere: nel rispetto del Vermentino, ovviamente.

  4. Scarpato, non ho avuto il piacere di provare il Vermentino Numero Chiuso di Bosoni e sicuramente mi sono perso qualcosa. Certo che leggere che si tratta di “un vino che sosta quaranta mesi, tra legni grandi e acciaio”, non mi suscita grandi entusiasmi e desideri di confrontarmi con cotanto vino.
    Ovviamente i miei storici scetticismi sui vini di Bosoni sono riferiti non a questo vino, ma ad altri Colli di Luni Vermentino e ad altre annate di sua produzione.
    Quanto a Farina, e Scarpato se vuole, lo invito a rileggersi questo “franco tiratore” giusto di otto anni fa, di questi giorni: http://www.winereport.com/winenews/scheda.asp?IDCategoria=21&IDNews=1402

    1. L’articolo è famoso tra i vari enocosi. Otto anni fa, appunto. Bosoni secondo me produce troppo, ma credo sia giusto sottolineare bottiglie importanti come questa o Cavagino o l’Etichetta Nera, ( il Niccolò V mi piace meno, superato per concezione). Lo scrivo qui sopra, quasi con una sorta di solidarietà per la solitudine di questi numeri primi. Che coabitano a buon diritto con altri Vermentino, più o meno buoni poco importa e dipende dalla soggettività, ma comunque parte integrante della idea di Vermentino che si sta facendo strada sui Colli di Luni, con molta passione e competenza. Insomma un po’ di curiosità e meno arroccamento su rispettabili e pur autorevoli preconcetti, gioverebbe. Al sistema, al vignaiolo, all’imprenditore e al critico. ;-)

  5. Gentili,

    in qualità di presidente dell’Enoteca Regionale della Liguria, avrei il piacere di invitarvi alle degustazioni che organizzeremo nell’anno prossimo venturo; degustazioni che porranno l’attenzione sul Vermentino, di annate diverse, anche non recenti, per approfondire l’evoluzione possibile di questo vino, frutto della nostra bellissima Liguria.

    Come già in altre occasioni dimostrato, le sorprese in merito sono molte e inaspettate, Fabrizio ne è stato testimone lo scorso giugno
    https://www.lucianopignataro.it/a/benvenuto-vermentino-2012-colli-di-luni-vermentino-wine-tasting-dalla-nuova-alle-vecchie-annate/43741/

    Ringraziandovi per l’attenzione posta a questa striscia sottile di terra affacciata sul mare, porgo i migliori auguri per le festività natalizie.

  6. Scarpato lei scrive che “L’articolo è famoso tra i vari enocosi”. Può tradurre in corretto italiano, visto che l’espressione “enocosi” a me non dice nulla?

    1. Suvvia Ziliani, lei (ella) è più giovine di me, e dovrebbe comprendere, anzi sono certo che comprende, il lessico un po’ pigro e falso medernista, slangato, dei nerd più incalliti. In caso contrario faccio ammenda: volevo annoverare tra gli “enocosi” tutta una serie di precise figure rispondenti a differenti sostantivi caratterizzati dalla semplice variazione di suffisso, rispetto al prefisso -eno. Vale a dire, a mo’ d’esempio, enologi, enotecari, enomaniaci, enostrippati, enoappassionati, enobolliti, enoqualcheccosa, enobevitori, enogastronomi, enodipendenti, enogiornalisti, enoblogger, enoturisti, enoguidaioli, enofissati, enofans, enotrans, enocomunicatori, enoservitori, enosboroni, enoprofessionisti, enodilettanti, enoassaggiatori, enocritici, enocratici…. e chissà quanti altri. Se poi volessimo considerare il bisillabo “eno” come suffisso, mi fermerei a Brian Eno che certamente lei (ella) conoscerà come grande fondatore dei Roxy Music, nonché autorevole compositore d’ambient e avanguardia musicale alla fine del secolo scorso. Ecco, a parte, forse, Brian Eno, tutti gli altri eno- citati certamente conosceranno a menadito il suo tremendo articolo sulla Cantina in questione. Anche perché hanno avuto otto anni di citazioni aprioristiche per poterlo leggere, nel caso non se ne fossero accorti. Tutto qui, solo una concessione giovanilista, della quale effettivamente dovrei pentirmi, per sintetizzare l’enomondo tutto (toh, un altro…) che lei (ella) vorrebbe inchiodato alle sue parole di otto anni orsono, ma che invece s’è mosso e forse oggi è qualche metro, solo qualche metro, più avanti.

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