Come si presenta un vino alla stampa italiana. Galateo enologico-1


Nicoletta Orsomando

Devo dire che uno dei momenti più imbarazzanti che il giornalista e il critico possono vivere è la presentazione di un vino, ossia proprio la circostanza in cui il produttore dovrebbe dare il meglio di se stesso.

Avrei moltissimi episodi curiosi da raccontare di questi vent'anni, come di un pantagruelico buffet allestito in cantina in mancanza di sputacchiere, o di una mitica cena organizzata una decina di anni fa dal Consorzio dell'Amarone a base di pesce crudo. Anche se molte cene del Brunello anni '90 non scherzavano sulla necessità di un bianco acido a tavola. O ancora chilometri e chilometri di spostamenti su e giù per le colline per passare dalla cantina al luogo della cena o l'ingaggio dello chef famoso che diventa protagonista al posto del vino stesso. Per non parlare dei pranzi svuotatavoli per le 23 portate previste che costringono ad alzarsi chi ha treni ed aerei in partenza o delle cene che terminano alle tre di notte. O ancora di presentazioni estenuanti dove si arriva a illustrare anche il portainnesto trasformando una conferenza stampa in una noiosa e pesante lezioncina universitaria.

Naturalmente nella vita può capitare di peggio, ma dispiace vedere spesso enormi sforzi produttivi crollare proprio nell'ultimo chilometro, quello decisivo per tagliare il traguardo in buona posizione.
Ora voglio trasmettervi alcune osservazioni, disegnate sul mio profilo che è quello di uno che se deve andare a cena sceglie di farlo da solo e che per passare una vacanza preferisce scegliersi la compagnia e non subirla. Ma anche di uno, sempre mi, a cui manca il tempo e che mentre sta in un posto avrebbe altre tre o quattro cose da fare in contemporanea.
Dunque sono suggerimenti di tipo professionali perché la presentazione di un vino deve essere qualcosa segnato dalla essenzialità, dall'eleganza e spolverato da una simpatica ma lieve informalità.

1-Quando

Una buona presentazione deve essere abbinata alla pausa pranzo più che alla cena alla quale si arriva stanchi e in genere poco lucidi per il lavoro e magari per le contrarietà. Meglio nei primi giorni della settimana che nei week end ormai diventati un incubo di inviti e offerte di scorribande nella Penisola che tolgono spazio alla famiglia. Possibilmente non nei mesi caldi nei posti caldi o in quelli freddi nei mesi freddi.

2-Quanto


L'evento non deve durare complessivamente oltre le due ore, compresa la spiegazione dell'azienda e del vino oltre il pranzo. Evitare di appallare con lunghe presentazioni in cui ciascuno parla dieci minuti con i giornalisti costretti ad ascoltare banalità. Pensate al tempo che vi è necessario per sfogliare un quotidiano la mattina: non dovete superarlo. E' buona regola, inoltre, ma questo riguarda di più la psicologia meridionale, evitare rilievi critici su altre aziende del territorio. Se dei professionisti hanno accettato l'invito e perché già vi considerano bene o sono curiosi di quello che fate voi.

3-Come

Chi viene a queste presentazioni in genere è un esperto. Conviene dunque attrezzare una robusta cartella stampa su una penna, magari di forma carina come fanno le maison francesi di Champagne nella quale essere esaustivi su tutto: storia, problematiche tecniche, caratteristiche del vino, prezzo. L'ideale è farla avere prima via mail in modo che i più seri vengano già preparati e magari invece di chiedere quanti ettari ha l'azienda pongano qualche domanda più pregnante. Bisogna poi limitarsi a fare un saluto veloce, simpatico, che in tre, quattro minuti spieghi il perché dell'incontro.

4-Bon ton

Evitare tavoli imperiali dove sono seduti gli ospiti più importanti. La categoria dei giornalisti è molto permalosa se percepisce la minima diseguaglianza di trattamento. Dunque distribuzione pensata per mettere tutti allo stesso livello, dal giovane blogger al giornalista del Corriere e persone dell'azienda equamente distribuite: se li avete invitati insieme devono essere trattati allo stesso modo. Anche perché chi si siede al tavolo imperiale lo prende come un atto dovuto, chi ne è escluso diventa un vostro nemico già mentre beve il vino che state illustrando. In ogni caso meglio le presentazioni intime e colloquiali, max venti persone che i matrimoni di paese nei quali non si ricordano neanche i nomi dei presenti.

5-Menu

No al famolo strano

L'ideale è un aperitivo in piedi nell'attesa dei ritardatari e massimo tre piatti, meglio due, che tengano conto del vino presentato. Naturalmente la sogliola scottata difficilmente andrà bene con il Taurasi mentre lo stracotto di bufala mal si abbinerà all'Arneis. Il cibo deve essere assolutamente un passo indietro rispetto al vino ed è meglio evitare il dessert se non c'è un accompagnamento specifico. Meglio chiudere con un dessert non dessert rinfrescante su cui magari bere l'ultimo sorso. Il cibo non deve sfamare ma esaltare il bicchiere, la gente non è venuta per mangiare ma per bere. Purtroppo sono pochissimi gli chef italiani che capiscono di vino per cui è necessario concordare bene prima il tutto, magari con la consulenza di un sommelier. Se la gente alla fine della presentazione si ricorda il cibo e non il vino avete fallito e lavorato per la gloria del cuoco.
Per il servizio affidarsi sempre a sommelier professionisti con i quali converrà fare un breve incontro prima della presentazione.

6-Il luogo

Romeo a Napoli

Il posto ideale resta sempre la cantina. Ma naturalmente per i giornalisti il posto migliore è la città, possibilmente al centro. La scelta dipende molto dal tipo di vino: quella di territorio è sempre preferibile. Il grande chef va usato in una occasione straordinaria nel quale si festeggia altro. Meglio, oltre che molto più economico, affidarsi a professionisti non protagonisti ma stimati nell'ambiente che sappiano interpretare il momento e capire che non è il loro momento.

7-Le critiche

Non possono mancare. L'importante è ricordare un vino, quindi se qualcuno dei presenti muove osservazioni, è inutile innervosirsi o rispondere piccati. Con cortese fermezza ribadirete le vostre scelte pur tenendo conto dei rilievi per le prossime vendemmie. In ogni caso niente paura: avrete fatto una etichetta che divide ed è bene che sia così. Inoltre bisogna ricordarsi che si cresce solo con le critiche e non con le lodi rituali e che lo scopo delle presentazioni è fare simpatia sull'azienda non convincere che avete fatto il vino che il mondo stava aspettando.

8-I feedback

Se avete atteso dieci anni prima di presentare il vino, perché aspettarsi un articolo il giorno dopo la presentazione? I vini superstar ormai non esistono più, anzi se andiamo a riberli spesso sono morti in bottiglia nel frattempo. La presentazione è come una semina e il raccolto ha i suoi tempi lunghi. Il top che sinora non ho mai visto fare a nessuno sarebbe reinvitare gli stessi giornalisti per valutare il vino dopo un anno. Ma forse è una cosa troppo professionale per noi italiani:-) Infine evitate di esibire come trofei i pezzi fatti sull'iniziativa sui social network: chi deve leggere ha letto. Magari li sistemate nella bacheca del sito aziendale sotto la voce stampa e fate un like di cortesia se è il giornalista stesso a rilanciarlo.

9-Il gadget

Non deve essere mai costoso, ma carino. I cassetti dei giornalisti sono pieni di penne, cavatappi, taste vin, portachiavi con tappi etc. Meglio qualcosa che richiami il territorio in modo simpatico: ad esempio un cornicino di corallo portafortuna d'autore se l'azienda è napoletana. Ovviamente, anche se la vostra bottiglia costa cento e passa euro, sarà opportuno che ne lasciate una da portare per il riassaggio. Meglio comunque prendere l'indirizzo e spedirla direttamente in redazione per evitare l'effetto spesa-uscita dal discount.

10-Il narratore

Il vino deve essere sempre raccontato da chi lo fa. Il supporto dei professionisti della comunicazione può essere molto utile per il backstage preparativo e organizzativo: evitare assolutamente perché non c'è nulla di più cafone del guru di turno che spiega ai colleghi il vino perché è il modo sicuro per fare antipatia. Al limite meglio un giornalista locale fuori dai giochi nazionali che racconti il territorio. Inoltre parlate in italiano anche se ci sono i giornalisti stranieri, in questo i francesi fanno scuola: una delle situazioni più ridicole in cui mi sono trovato è stata una presentazione in inglese in un gruppo nel quale c'erano cinque stranieri e quindici italiani! Il risultato potete immaginarlo. Molto cafonal oltre che estremamente rustico, tipico di chi non è del settore, è invitare starlette televisive che non capiscono niente di vino, a meno che non siano state vostri compagni all'asilo.

Naturalmente, essendo consigli gratuiti e non seguiti da fattura, non verranno ascoltati:-)

10 Commenti

  1. Ben detto Luciano. Tutte cose giuste che condivido e che possono sembrare ovvie, ma proprio per questo nessuno si sogna di seguirle, perché l’importante è sempre quello di stupire ad ogni costo, anche rimettendoci la faccia. Abbracci.

  2. Dissento parzialmente sulla n.8. Toni da trofeo da evitare, concordo, ma i social network se non li usiamo per queste cose, a cosa servono? Non necessariamente chi deve leggere ha letto. Io vorrei che anche gli appassionati, gli amici, quello che hanno assaggiato i vini e che, non sollecitati, hanno messo un like sulla pagina fb per seguirci o un follow su account twitter, condividessero con noi le notizie che ci riguardano. I siti aziendali fanno accessi ridicoli.
    Inoltre, aspetto la seconda puntata. :)

      1. Un bel decalogo davvero Luciano! Mi ci sono rivisto anch’io in molte delle situazioni descritte. Io farei anche una puntata su: “Come si presenta un vino alla stampa straniera”. Secondo me anche un giornalista italiano bravo ed esperto come te lo può scrivere con cognizione di causa.

  3. Non si ascoltano nemmeno se fatturati, non preoccuparti. Quanto meno, devono essere reinterpretati …

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