Comunicazione, estate disastrosa in Campania-1 e il caso Solopaca


A proposito della “comunicazione” sul vino in Campania e al Sud
di Franco Ziliani

Caro Luciano,
mi permetti di dirti “bravissimo” per questo tuo acuto articolo? Lo condivido al 100%, come condivido le osservazioni a margine che ha fatto Massimo Siciliano e che ti ho inviato, e credo che valga, purtroppo anche per altre regioni del Sud. Questo detto, con tutto l’affetto possibile, da un “polentone” che è nato a Milano e vive a Bergamo, terra dove gli astratti furori leghisti imperversano, ma per il Sud, la sua gente, i suoi vini, basta consultare gli archivi degli articoli dedicati loro sul mio sito WineReport, nutre il più grande affetto e la più intensa simpatia.
Anche in Puglia è come in Campania, forse peggio.
Regalo, a te e ai tuoi lettori, un esempio. A fine luglio vengo incaricato da Decanter, la più conosciuta rivista sul vino britannica, una delle più autorevoli del mondo in lingua inglese, di scrivere un ampio articolo sui vini della Puglia, regione che da anni frequento (e di cui scrivo) e dove posso contare su molti amici. L’editore mi dice di abbinare all’articolo anche una parte dove devo, liberamente, senza condizionamenti pubblicitari di sorta, lo sottolineo, segnalare 20 top wines, indicando il nome dell’importatore/distributore in UK. Mi viene consentito, come strappo, di segnalare anche due produttori validi che al momento non abbiano importatore.
Cosa fa il sottoscritto ? Ai primissimi giorni di agosto invio ad una trentina di aziende, che reputo potenzialmente inseribili con loro vini in questi top 20, una mail dove spiego chi sono (per chi non lo sapesse), cosa faccio, segnalando il fatto che sto scrivendo questo articolo per Decanter. Chiedo a tutte queste aziende di segnalarmi, urgentemente, il nome del loro importatore inglese. Queste prime notizie mi servono per avere un quadro più chiaro che mi aiuti a decidere, anche dopo una serie di degustazioni, quali vini inserire.
Bene: qualche azienda, meritevolmente mi risponde subito, altre invece, cui ho pensato bene di inviare, dopo la mail anche un fax (perché lo so che al sud la posta elettronica c’è chi la controlla una volta ogni tanto…), non ritengono opportuno rispondere. A qualcuna, a fine agosto, dopo 2 mail e 2 fax, ho dovuto addirittura telefonare per “estorcere” il nome dell’importatore. Scopro così che diverse aziende non hanno importatore in UK, oppure non si ricordano chi sia, e che non hanno ritenuto opportuno (come intelligenza e buona educazione avrebbero suggerito, anche ai più zucconi…) rispondermi.
C’è addirittura chi, dopo un fax dove facevo notare l’incongruenza dell’atteggiamento (penso non faccia schifo loro essere inseriti in un articolo non su una qualsiasi Civiltà del Bere, ma su Decanter…), ha continuato a non rispondere. Anche se il proprietario di quell’azienda è una persona con la quale, prima che facessi qualche critica su sue scelte, ci si dava del tu e con la quale ho pranzato, anche a casa sua, più volte… Ovvero la sindrome del nemico: se mi critichi se al soldo di qualche potere oscuro o della “concorrenza”.
In alcuni casi, sono ancora in attesa, dopo venti giorni e più, che mi vengano spediti i campioni di vino che talune aziende mi hanno proposto di inviarmi e che ho accettato, perché ho ritenuto utile avere un riscontro aggiornato e preciso della produzione attuale e dell’ultima annata. Questo nonostante abbia fatto presente che i campioni mi dovevano arrivare entro e non oltre il 10 settembre. Sono convinto che questi vini non arriveranno mai, oppure, per le misteriose leggi del caso, arriveranno ad ottobre o novembre, quando l’articolo sarà già stato consegnato alla rivista e non potrò più cambiare una virgola. Ovviamente i produttori, anche qualcuno importante, che non ha risposto segnalando l’importatore, o chi non mi ha inviato i campioni che mi servivano per la “degustazione-ripasso”, non potranno figurare nel mio articolo…
Voglio essere “razzista”, come sicuramente qualcuno mi accuserà di essere (le mamme degli imbecilli sono perennemente in stato interessante…), sino in fondo. Posso dire che tra i primi a rispondere e a mandare le informazioni ed i vini hanno brillato quei produttori veneti o toscani che hanno scelto di investire in Puglia e che sono visti da gran parte del panorama produttivo pugliese come degli intrusi ? Posso far notare che, evidentemente, hanno fatto così, perché oltre alla buona educazione e all’undestatement, conoscono le leggi del marketing, e sono abituati a comunicare, a rispondere alle mail e ai fax, e considerano il giornalista, soprattutto quello che scrive per una rivista o più che fa opinione, non come un fastidioso rompicoglioni, ma come qualcuno che fa il proprio mestiere e spesso lo fa nel loro interesse ?
Questa la mia testimonianza Luciano, pubblicala sul tuo bel sito Internet e vediamo se qualche simpatico produttore campano, o meridionale in genere (il tuo sito è giustamente molto letto) avrà voglia di replicare e di spiegarsi…

Un abbraccio, sempre con grande amicizia e stima
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Comunicazione e realtà associative: per la Campania due grandi sconosciute

Lettera di Massimo Siciliano a Franco Ziliani

Vorrei aggiungere un piccolo tassello al puzzle che si sta formando sulla condizione dell’enologia campana. Personalmente sono felicissimo del fatto che lei, appena può, ospita un articolo, suo o del bravo Fabio Cimmino, su un vino campano, evidenziando quanto sia espressione di un terroir genuino e definito. Eppure, mi creda, non basta. La non sufficienza a valorizzare un magari misconosciuto, e buono, vino campano, voglio precisarlo, non la ascrivo affatto a lei, ma ad una vera e propria involuzione che la Campania, del vino e non, sta vivendo, e che risalta da ormai troppi particolari, seppur sottaciuti dalla stampa di settore. Mi rendo conto che sembra stia parlando per enigmi e vengo subito al dunque. Questo mio intervento prende spunto dall’ultimo articolo, del 09/09/04, apparso sul sito di Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it) e che si intitola: Comunicazione, estate disastrosa in Campania.

In questo articolo vengono evidenziate i troppi e gravissimi, visti i tempi, ritardi in cui versa il sistema di interconnessione che dovrebbe esistere in una regione di grandissima importanza turistica, storica, culturale, e, restando al nostro contesto, enologica, sia in termini di domanda di servizi in questo settore, sia, soprattutto, in termini di offerta effettivamente a disposizione. Ebbene, questo sistema di interconnessione, più che soffrire dei ritardi, semplicemente non c’è, e anzi, in certi casi, aggiungo io, dobbiamo ringraziare Dio che non ci sia perché talvolta manca proprio l’ABC più fondamentale.

Luciano Pignataro nel suo articolo denuncia, vivaddio, che mentre sappiamo tutto del “programma di Montefalco e della Langhe a settembre, della Franciacorta ad agosto, di Montalcino nel febbraio 2005”, noi campani non sappiamo niente di ciò che avviene ad agosto, in Campania, a Guardia Sanframondi e a Taurasi. “Il mondo si esaurisce nel centro abitato, al limite a quelli confinanti”.

L’articolo di Pignataro è così bello per quanto è preciso nel fotografare il disastro campano, che mi viene voglia di stamparlo, incorniciarlo e appenderlo in tutte le enoteche di Napoli. E invece no. E invece, meno male che nessuno sappia niente. E sa perché? Perché poco fa ho accennato al fatto che talvolta manca l’ABC più fondamentale, e quindi è meglio che certi eventi non si conoscano, non si vada e che certe cose nessuno le veda.
Mi riferisco a Solopaca, a quella che è una delle zone di più antica vocazione vinicola della Campania, e dove la sera del 10 agosto, in quella che in tutto il resto di Italia si festeggiava San Lorenzo con l’iniziativa, ormai tradizionale, di “Calici di Stelle”, ho dovuto assistere, insieme a mia moglie, non solo al rituale ridicolo e degradante, da parte dei sommeliers dell’Ais che li distribuivano, di far assaggiare i nuovi vini della Cantina Sociale di Solopaca nei bicchieri di plastica (i sommeliers non potevano fare altro perché erano a disposizione solo quelli; i bicchieri di vetro presenti si contavano sulle dita di una sola mano); assaggiare poi…per l’adunata oceanica di gente che c’era, era solo una sbevazzata generale gratis, ma allo spettacolo più ripugnante che mi sia stato dato da assistere ad una manifestazione enologica.

Lo scandalo micidiale era vedere, accanto alle bottiglie di vino, i vassoi pieni di melanzane affettate, di zucchini, di pane, di prosciutto, che, non essendoci nessuno che preparava i piattini per distribuirne il contenuto, inducevano la gente (e ce n’era tanta) a servirsi da sola…Si, si avventavano sul pane, con le mani ne strappavano un pezzo, con le mani lo aprivano e lo riempivano con le melenzane o gli zucchini di cui sopra. Poi arrivava un secondo, e sempre con le sue mani, afferrava il pane preso con le mani da quello prima di lui, e ripeteva l’operazione, poi ne arrivava un altro e così via fin quando ‘sto pane, maneggiato da ormai non so più quanti, finiva. E non è tutto. Adesso si arriva all’apoteosi dello schifo: chi si era preparato la “merenda” non si allontanava dal vassoio da cui si era servito per riempirsi il pane, ma mangiava all’altezza del vassoio stesso, così che le briciole che gli cascavano di bocca vi finivano dentro e chi veniva dopo di lui per farsi, a sua volta, la propria “merenda”, si metteva nel pane che poi andava a mangiarsi tutto quello che c’era nello stesso vassoio, con tutti gli annessi e connessi…

Fuori la Cantina Sociale, due tizi cantavano su improbabili basi musicali, tra l’indifferenza generale, “Sapore di sale, sapore di mareee…” e Solopaca è in mezzo alle montagne…

Eppure, lo sa che per siffatta manifestazione è stato contraddetto in pieno l’assunto della mancanza di comunicazione denunciato da Luciano Pignataro? Eh sì, perché io seppi che “Calici di Stelle” si sarebbe tenuta a Solopaca addirittura dal Televideo della Rai. Me lo ricordo ancora l’articoletto: Solopaca capitale del vino. A pag. 164 o 166. E cosa ci volle per arrivare a Solopaca poi…Senza indicazioni, senza segnaletica nè orizzontale nè verticale…Che dovrei concludere quindi? Semplicemente quello che ho detto prima: meglio che certi eventi non si conoscano, non si vada e che certe cose nessuno le veda.

Riassumendo: mancanza della più elementare non dico organizzazione, ma proprio, a volte, conoscenza del vivere civile, mancanza della più elementare mentalità imprenditoriale, mancanza di idee, mancanza di volontà ad ASSOCIARSI (nominare la parola “Consorzio” in Campania è come bestemmiare in chiesa) per dare vita a realtà più vitali e concorrenziali, mancanza della più elementare consapevolezza che si siede su un vero e proprio scrigno di tesori in termini di sviluppo turistico, e invece si pensa di sedere eternamente su un water: a fare cosa glielo lascio immaginare. No, non ci siamo, non ci siamo proprio.

Termino, e mi chiedo se questa domanda non dovrei farla anche allo stesso Pignataro: che ne direbbe di fare un WineReport solo per la Campania, o almeno per il Sud? Non pensa che si dovrebbe zoomare su questi problemi così pressanti, dopo aver parlato di quelli, altrettanto seri, non dico di no, ma certo di tutt’altra natura, del Barolo in barrique, delle acrobazie vitivinicole del Trentino, degli articoli addomesticati di James Suckling? Le confesso che, secondo me, l’ideale sarebbe un WineReport campano in edicola. Anche perché i periodici già in vendita, onestamente, mi hanno davvero stancato. Gira e rigira sono solo cataloghi pubblicitari in cui si parla solo delle aziende che, è palese, pagano perché si faccia l’articolo su di loro. Dei problemi che avversano il mondo del vino, o non ne parlano mai, o ne accennano, sporadicamente, in veloci editoriali. Di tutti i problemi che, per esempio, ha parlato lei, in questi giornali non ne ho mai visto traccia. Nemmeno quando pubblicano le loro “Grandi delusioni” spiegano come mai si ritrovano a stroncare, guarda caso, sempre e soltanto vini che hanno puntualmente ottenuto premi a destra e a manca. O sono tutti idioti i “premiatori” o c’è sotto qualcosa che proprio non va nel nostro sistema vinicolo, ma i “delusi” si guardano bene dall’indagare. Mi scusi la lungaggine, ma quando ci vuole ci vuole.

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L’eccezione conferma la regola. L’uscita su Televideo è puramente casuale, magari basata su un rapporto personale di qualcuno dell’organizzazione. Basti pensare che dopo anni è stato messo da parte l’addetto stampa che si era sempre occupato della manifestazione e l’aveva fatta crescere coinvolgendo noi giornalisti (l.p.)
Ps: il mio articolo è nella rubrica polemiche e punti di vista

Purtroppo non mi è stato possibile leggere l’articolo su Internet riguardo l’andamento del vino in Puglia poichè sono stato impegnatissimo a riguardo. Ne convenga anche Lei che se si vuol ottenere una ottima produzione bisogna impegnarsi a fondo e non perdersi in inutili chiacchierate. La saluto distintamente.
CAVALLO DARIO

Egregio Signore, convengo con lei che debba impegnarsi a fondo per ottenere un’ottima produzione, e le faccio tanti cari auguri di fare grandi vini. Comunque il discorso fatto nell’articolo non é, come lei dice, con ben poca cortesia, una “inutile chiacchierata”. Tra l’altro il discorso da me fatto valeva anche per lei, perché tra i produttori che avevo contattato oltre un mese fa chiedendo di conoscere il nome del loro importatore UK, c’era anche la sua azienda e lei non ha avuto né il tempo, né la voglia, né la buona educazione, di degnarsi di rispondere.
Anche per dire, magari, come alcuni hanno fatto, non ho importatore nel Regno Unito. Evidentemente a lei di figurare nel mio articolo su Decanter non interessava affatto. Dovete proprio crescere, cari signori produttori pugliesi, imparare tante cose, come comportarvi, anche con noi giornalisti. Continui a lavorare, mi raccomando, e mi perdoni di averla disturbata !
Saluti
Franco Ziliani