Daniel Young / Enzo Coccia e la zuffa dentro la Tangenziale sulla pizza canotto


Enzo Coccia e Daniel Yong (Foto Scatti di Gusto)

Enzo Coccia e Daniel Yong (Foto Scatti di Gusto)

di Marlo Lungo

Amici, che schifo.

Sono ancora incredulo ma non del tutto sorpreso da questa uscita più o meno improvvida di Daniel Young.

Non più tardi di ieri, in privato, sia con Luciano Pignataro che con Maurizio Cortese, scrivevo di una cosa riguardante me e della mia situazione nei confronti dell’ambiente della Pizza Napoletana, troppo gravato da ciò che pochi giorni prima mi disse un amico, parimenti per la stessa discussione. Lui mi scrisse “Marco, a Napoli sono così, se vedono che sei più bravo di loro, alcuni cercando di rubarti il segreto, gli altri che non ci riescono ti deridono e ti denigrano”.

Oggi è arrivata una bella “foto” di conferma di questa situazione, nel caso l’asserzione di Enzo Coccia sia vera ma, dopo anche aver ricordato il video a cui accenna Luciano nell’articolo, cioè quello di Alessandro Condurro che dileggiava malamente il cornicione a canotto, ho visto che nessuno crede che non sia vera.

Non si può dare addosso così in questo modo, non si può continuare a deridere e screditare soprattutto e prima ancora che la Pizza Napoletana, Tradizionale o Moderna che sia, una tecnica prima di tutto ma poi mal celatamente le persone che la applicano.

Lo dissi al Formamentis dell’altro anno, ho continuato a scriverlo da Luciano più e più volte in questo anno, così è da imbecilli ed autolesionisti.

Per fare così, per irridere e deridere ciò che era diverso, a Napoli hanno scippato via la pizza negli stili più diffusi al mondo, affermando che facevano schifo, che non era pizza, che solo la STG era “La Pizza” ma intanto il 98% dei consumatori al mondo mangia una pizza diversa e, peggio, crede che la sua sia “la pizza” nella larga maggioranza dei casi. Un successo di pubblico che non si discute, tale da dover far solo che riflettere su quell’atteggiamento che ha portato a ciò, a voler insistere sul fatto che la Pizza Napoletana è la migliore del mondo, invece di buttarsi anima e corpo da subito, come era giusto che fosse fatto, a far sì che a Napoli si facesse la Pizza più buona del mondo e stop, e che non ce ne fosse più per nessuno al mondo.

A parte questo, però, amici carissimi, è ingiusto, malevolo, cretino ed autolesionista, usare il solito metodo napoletano dell’insinuazione e della parola cattiva detta sotto sotto, dietro le spalle, e peggio ancora poi quando a far partire queste cose sono persone che sono note e, quindi, il peso della loro parola è ben diverso, visto che poi il solo “Lo sai? Lo ha detto Guidobaldo!”, fa diventare la cosa vera e vera assai. Al telefono con Luciano gli dicevo che alcuni di questi nomi, che entrambi conosciamo bene, sarebbero le migliori guide di Napoli Sotterranea, come metafora.

La cosa prescinde, ripeto, dal fatto che Enzo Coccia abbia detto veramente quella frase: nella questione specifica, è Daniel Young ad aver fatto l’ennesima brutta figura, guarda caso a valle di due post su Facebook del giorno prima di Maurizio Cortese e, pochi giorni prima, di Luciano, post diversi in cui esprimevano alcune doglianze e motivazioni di danno morale subito in questo scorso 2016, nei quali il riferimento alla faccenda della Guida “Where To Eat Pizza” e, soprattutto, a ciò che è seguito per la “premiazione” ballerina dalla Reggia di Caserta a Milano, erano più che chiari. Infatti, non è che questa cosa del “Canotto Strunzata” ha la data di ieri o è legata ad un fenomeno di questo periodo, no, chissà quando è avvenuta, se è avvenuta, per cui è chiara a mio avviso la matrice malevola e connessa a quanto sopra.

Però, ecco, amici cari, a mio avviso una cosa è lampante.

La derisione, lo sfottò, la denigrazione, non sono stati messi in dubbio. E, perciò, se non lo sono stati, è segno che le radici ci sono eccome, che le fondamenta di questa cosa sono gettate da tempo e che, quindi, anche una possibile bugia mette la bandiera sul tetto in un istante.

Comunque, a parte tutto, ma vi rendete conto di che schifo è andare a denigrare lo sforzo economico, lo sforzo di tempo, lo sforzo di studio, lo sforzo degli affetti familiari, che tanti ragazzi fuori dalla Tangenziale hanno intrapreso e soprattutto in questo ultimo anno, per far sì di avere anche loro una affermazione anche piccola, perché la gente non gli ci cade dentro al locale come succede a Napoli? Amici, lo vedete anche voi che alcuni giovani, differenziandosi dalla STG, ci sono riusciti in questo 2016? Quanti posti nuovi e decisamente buoni sono nati dove si mangia una pizza ottima, fuori da Napoli? Quanti nomi, quanti giovani hanno avuto ed hanno delle soddisfazioni economiche, oggi, grazie all’uso di tecniche diverse per realizzare una Pizza di qualità, di quelle che non si trovano nel resto del mondo? Da Napoli Capitale della Pizza, dai “cittadini” di questa Capitale elitaria, dovrebbe arrivare solo un coro di plausi e di felicità, e invece che cosa scatta? La derisione, la sminuizione, il seminare attraverso la Napoli Sotterranea malevola che oggi vive anche di chat private di FB, le parole che sono in grado di fare del vero male alle persone.

Scrivendo appresso al post di Maurizio Cortese di cui accennavo sopra e parlando anche io dei motivi che mi hanno fatto distaccare quanto lui da Napoli della Pizza in quanto stufo di cattiverie, falsità, oltre alle minacce personali, ho scritto che oggi Facebook quasi richiederebbe il porto d’armi perché può uccidere, ed il riferimento era relativo alla ragazza suicida di cui era stato pubblicato e viralizzato un suo filmino hard (e non vi azzardate a dire che se il video non lo faceva, non sarebbe accaduto niente, non è manco questo il senso della questione…). Ecco, gli artisti della falsità della Pizza Napoletana a Napoli non sanno che possono uccidere, oppure lo sanno bene ed insistono in questo perché incapaci di far emergere ancora il loro lavoro e, sentendosi minacciati da questi giovani seri ed impegnati, non trovano di meglio che distruggerli scavandogli la terra sotto i piedi. Voci malevole, critiche sottili ad una tecnica, ad uno stile, ad un prodotto, se non alla persona stessa perché “fuori dalle righe”, ed in questo spalleggiati da omminicc o da qualche Richelieu dei poveri, vestito da consulgiornalespertomasto (figura mitologica che esiste solo a Napoli), e che la sera forse scoperà meglio quando uscirà qualche passo falso di un giovane emergente, sempre ammesso che abbia ancora una donna vicino.

Napoli non fa sistema.

A Napoli, la mattina, in troppi non si alzano pensando solo ed esclusivamente a migliorare se stessi ma per tirare giù il prossimo, dal pensiero malevolo alla parola ugualmente tale, se non proprio al furto.

E così, finisce che uno straniero, che ebbe un ingenuo e benevolo eccesso di credito un anno fa, oggi può scrivere una cosa come questa nell’ambiente della Pizza Napoletana. La può scrivere perché è diventato così napoletano che sa che la può scrivere, tanto anche se Enzo Coccia non si è mai sognato di dire una cosa del genere, beh, l’ha fatta diventare vera lui.

Io dico che è ora che chi ha la maniglia dei riflettori, cambi verso ed illumini fisso e solo chi ha la spinta vera e positiva della crescita pulita, con il lavoro e lo studio, perché queste cose pagano, non si può andare avanti con la comoda equazione troppo legata ad un certo modo di essere, anch’esso tipicamente napoletano, nella quale “sofferenza = merito”, no. Babbo Natale non esiste. I giovani fuori alla Tangenziale lo sanno bene, e nessuno deve sentirsi scavalcato in questo, anzi, vanno aiutati e seguiti con professionalità ed amore, non scavando la metropolitana di maldicenze che conosciamo. Mi auspico, quindi, che il buio cada per sempre su certi personaggi, si può fare, si deve fare.

Nel merito della questione, amici, sapete bene che non sono un fautore del “canotto”, pur avendone divulgato la tecnica ed avendone scritto contro più di una volta. Questo “canotto”, però, ha fatto il successo di alcuni e ne sono contentissimo.
Ecco, amici miei, sapete chi mi viene in mente nello scrivere ciò?
Voltaire.
Voltaire quando disse: Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”.

Non condivido la pizza che fai ma darei la vita affinché tu possa farla (tranquillamente, aggiungo io)”

 

Chissà, forse scriverlo più spesso potrà aiutare qualcuno a cambiare in meglio.

 

8 Commenti

  1. Voltaire non ha mai scritto quella cavolata. Gliel’ha ha messa in bocca una sua biografa inglese dell’800, in vena di creatività.

  2. Marco Lungo inizia quasi tutti i suoi post con una delle più belle parole: AMICI.
    Marco Lungo è un bravo esperto della pizza: ho letto sempre con interesse i suoi post tecnici.
    Ma Marco Lungo è uno dei più importanti NEMICI della grande pizza napoletana classica.
    :-)

    1. A’ Lucaaaaa….. se vede che non mi segui!
      Prova a leggere in passato tutto quello che ho scritto e detto in convegni e situazioni analoghe, difendo da sempre la Pizza Napoletana Tradizionale con la piena convinzione che sia “La Pizza” ma a patto che sia fatta BENE.
      Porto invece avanti un discorso di valorizzazione ed espansione di altre tipologie di pizza di stretta derivazione napoletana, come sua evoluzione, per migliorarla ed andare sempre di più incontro ai gusti delle persone nel mondo, perché i fatti dimostrano inequivocabilmente che la Pizza Napoletana non incontra i gusti di tutti oggi, adesso, nel 2016. Nel mondo è così, è innegabile. Però una cosa rimane: la bravura diffusa dei pizzaioli che nascono a Napoli ed in Campania, per cui costrigerli a fare una pizza di quel tipo, è secondo me una follia. Sono bravissimi perché respirano pizza come cultura fin da piccoli, quindi già per questo sono molto avanti a tutti. Quindi, perché non farli crescere e far trovare stili e modi in cui gli altri nel mondo gli debbano correre dietro? Questo è, questo ho sostenuto ed ho supportato. La crescita esponenziale dei pizzaioli fuori la Tangenziale in questo 2016, lo dimostra chiaramente. La gente non gli ci cade nel locale come a Napoli. Devo portarcela ed attirarcela. Per questo, studio, impegno, rivolgersi a consulenze qualificate, tempo, rischio, tanto rischio, alla fine pagano e questo sembra che non stia bene a tutti. Questo è quello che mi fa incazzare ogni volta. Per il resto, ripeto, difendo la Pizza Napoletana verace come posso, però ancora di più difendo il primato di Napoli e dei pizzaioli campani che non può essere legato esclusivamente ad un prodotto che il mercato mondiale non premia. Sono giovani, devono crescere, alcuni lo stanno facendo bene. I “vecchi”, gli “affermati” dovrebbero aiutarli e plaudire a loro, e invece gli scavano la terra sotto i piedi. Ti smebra che io sia quindi un nemico o il vero nemico della Pizza Napoletana?
      :-D :-D :-D :-D :-D :-D

  3. ‘è del vero in quello che dici nel senso che hai più volte ripetuto questi concetti. Ma non dimentico altri passaggi, in altri post, in cui hai portato dei duri attacchi alla grande PIZZA CLASSICA NAPOLETANA che vedi come un “Modello” da superare, un modello di serie B.
    Ma in questo non sei solo.
    Tu tra “virgolette” sei un nemico “ESTERNO” :-) e ci può stare: ti preme promuovere altri modelli di pizza ai quali hai dato, come esperto, un grande contributo.
    Molto più pericolosi sono i nemici “INTERNI” della grande pizza napoletana classica che vogliono il superamento e il declassanento del modello classico.
    Fino ad arrivare a un nuovo disciplinare, cosa che anche tu auspichi da tempo. Non ti preoccupare lo faranno: e tutto in nome di paroloni altisonanti per convincere la massa.
    Molti fatti(osservati con attenzione negli ultimi anni, non sono il lettore superficiale im cerca di classifiche) mi hanno convinto delle parole un po’ scomode che ho scelto per descrivere quello che sta succedendo a Napoli e ho parlato di un Sistema che, attenzione, si avvia a diventare Cupola (ancora non lo è)
    In questo cambiamento epocale i consumatori, gli appassionati puri…non contano un c…. e subiranno le decisioni che il sistema( o la cupola quando ci sarà) prenderà in nome del marketing.
    Ti saluto con simpatia.
    :-)
    PS
    Aggiungo che Marco Lungo è un grande divulgatore della tecnica per preparare ottime pizze. Ma soprattutto generoso e molto chiaro nell’esposizione di argomenti non sempre facili.(E non tutti gli esperti in circolazione lo sono…generosi e chiari),
    Poi, come già ho detto, condividere con lui oltre il 60 % delle cose che dice mi sembra un fatto importante( per me che ho una media di condivisione molto più bassa).
    PPS
    Chiudo qui i mie interventi sui 3 post dedicati a Young che, tutto sommato, ci ha fatto discutere di cose importanti.
    Ringrazio Luciano Pignataro per averli potuti esprimere liberamente, e non è un fatto scontato : vedi la proposta di Pitruzzella e la sentenza della cassazione. Brutti segnali che ci dicono che c’è chi vuole imbavagliare e controllare la RETE.

    1. Arideje.
      Luca, non mettermi in bocca parole che non ho detto.
      Dire che è un modello superato, non è dire che è un modello di Serie B.
      E’ la cosa più lontana dai miei pensieri al riguardo.
      La Pizza Napoletana fatta bene è il mio riferimento, l’ho scritto in mille maniere.
      Però, dato che non è vincente nel mondo, si può fare qualcosa in parallelo che, sulla sua inconfondibile base, vada più incontro ai desiderata della gente, e questa cosa deve nascere a Napoli e per Napoli, perché il primato della Pizza deve stare lì e non a New York, dove parimenti hanno chiesto il riconoscimento dell’UNESCO perché tutti convinti che sia cosa loro.
      Questa cosa ho aiutato a farla fuori dalla Tangenziale, il successo di critica e di pubblico, come si dice per i film, mi pare che sia innegabile in un solo anno, per cui sai, non sono persona di solo di chiacchiere, bado tanto ai fatti e questo mi conferma che non mi sbagliavo più di tanto quando ne scrissi al proposito.

      Per il resto, grazie veramente delle belle parole che però non mi merito più di tanto.
      Spero di riuscire ad avere la considerazione di chi per me conta ancora in futuro, quanto meno dal punto di vista umano, per come sono e per come mi comporto. Il lato tecnico, viene dopo, molto dopo.

  4. Essendo un pò agèe ricordo,ma non lo sapevo,che la pizza a canotto era patrimonio di diverse pizzerie del Vomero.Oddio parliamo dell’altro secolo,nella fattispecie Alba a piazza immacolata,Vittoria a via Piscicelli,tanto per citarne qualcune. Pizze piccole,perfettamente rotonde e con cornicione gonfio e ben pronunciato,talchè e le avevo battezzate”piccolo borghesi”in contrapposizione a quelle più sfasate e piatte dei quarieri proletari e sottoproletari.Tuttavia all’epoca(anni 70 80)andare in pizzeria non comportava coinvolgimenti ideologici,si andava semplicemente a passare una serata in pizzeria.

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