Delius 2003 Aglianico del Taburno doc Cantina del Taburno


Delius 2003 Cantina del Taburno

Delius 2003 Cantina del Taburno

Tornare dopo 14 anni sulla stessa etichetta fa sempre un certo effetto, racconta l’evoluzione di un vino che viene da un’epoca che sembra remota, quando, tanto per dirne una, si discuteva sui forum e non sui social.
Leggendo la stessa mia recensione di quel periodo mi rendo cont che è figlia di un’epoca, come il vino del resto, che oggi non esiste più. Resta allora la domanda semplice e banale: come si presenta questo vino dopo tanto tempo? Possiamo rispondere bene, nonostante il tappo che è una costante purtroppo quando si aprono queste bottiglie a cui nessuno aveva predetto una vita così lunga. Il vino è color granato, al naso c’è una buona frutta che si mantiene predominante sui terziari, al palato i tannini sono ormai ben levigati mentre la freschezza resiste impavida, sia pure rientrata nel corso del vino. Resta, come 14 anni fa, l’idea di qualcosa di molto pensante, attutita però dal passare del tempo che conferma comunque un rosso nato e vissuto in buon equilibrio fra le diverse componenti. Una prova del tempo che avevamo ben previsto in chiusura della precedente scheda. che avvicina ancora una volta il Taburno al Vulture più che all’Irpinia.

Scheda del 3 marzo 2007. Devo dire che se la batteria di bianchi della Cantina del Taburno mi ha sempre entusiasmato al gran completo in tutte le sue sfaccettature, sì da contribuire con determinazione persino alla corona del Greco 2005 nella guida Vini Buoni d’Italia 2007, sui rossi mi mantengo un po’ guardingo e freddo: eccessivo il top wine Bue Apis, purtroppo sempre più merlottizzato il base Fidelis, senza profondità eccessiva il Delius, il vino di mezzo, poco distinguibile il Piedirosso. Anche nella versione 2003 provata a Lecce, il Delius ha infatti presentato immediatamente una eccessiva propensione ai sentori dolci del frutto poco controbilanciato da spezie, liquirizie e note balsamiche: intenso e persistente sia al naso che in bocca, la beva si presenta sostanzialmente corretta, un compito ben svolto più con la paura di sbagliare che di osare, abbastanza morbida, abbastanza fresca, in buon equilibrio tra alcol, tannini assolutamente risolti, freschezza e struttura. Insomma, un rosso che potrebbe sicuramente sperimentare di più date per comprese le scelte del Fidelis per andare incontro al mercato straniero, quelle del Bue Apis per far contenti i critici delle guide, potrebbe essere allora questa la fascia in cui si ascoltano di più le esigenze dell’Aglianico del Taburno capace di fare tremare le vene ai polsi quando viene lanciato a briglia sciolta come dimostrano le vicine Fontanavecchia e Fattoria La Rivolta. Per questa sua completezza autoreferente, il Delius appare alla fine noioso, una donna troppo truccata e profumata, anche difficile da abbinare con il cibo di territorio, forse con un caciocavallo di Calitri di media stagionatura. Gli diamo una possibilità di crescita in attesa della sua evoluzione nel tempo, sicuramente collocabile tra i dieci e i quindici anni.

Sede a Foglianise, via Sala. Tel. 0824.871338. Fax 0824.878898. www.cantinadeltaburno.it Enologo: Filippo Colandrea con i consigli di Luigi Moio. Bottiglie prodotte: 1.800.000 Vitigni: falanghina, coda di volpe, greco, sangiovese, merot, piedirosso, aglianico.