Doppio macchiato solo schiuma tazza grande con scappellamento a destra: troppe voglie per un caffè


di Giancarlo Maffi

L’altra mattina stavo in un bel caffè pasticceria sul lungomare di Viareggio, appoggiato alla macchina del caffé. Indolente mi facevo il mio doppio macchiato solo schiuma scappellamento a destra, osservando il banco stipato  di mondo: una coppia di francesi, lei straripante con complimenti al chirurgo plastico, una gnocchetta russa mica paglia che lavora nel negozio a fianco e un po’ di italiani assortiti.

Totale: un caffè lungo, uno corto, uno macchiato ma con latte scremato  due cappuccinì accentati per i francesi, gli unici a fare una comanda normale, un “deca” ristretto ( ma che vor di?)  e uno d’orzo.

Il francese maschio dice “ les italians sont encroyables. Tu a vous  ? ils ont commande’ tous des cafe’ differents.
Gli rispondo in malo modo, nella sua lingua bellissima, che noi abbiamo inventato la civiltà e che loro erano rimasti ancora a un orribile cafè creme.

Questo per sciovinismo. In realtà rimasto solo con il barman mi sono messo a discutere con lui: ma quanti tipi di caffè differenti si bevono gli italiani ?

Il barman Francesco Garbocci e Patrizia Benassi, proprietaria del Gambalunga

Mi risponde secco: ”60 milioni, perchè ognuno ci ha il suo, come la formazione dell’Italia calcistica. Adesso l’hanno imparato anche i marocchini che vendono borse.  L’altro giorno uno di loro mi ha chiesto un decaffeinato americano macchiato.”

Vi faccio una lista , di quelli che vedo piu’ frequentemente, con foto sottotitolate :

caffè, caffè corto, caffè’ lungo

Caffé, caffé ristretto e caffé lungo

caffè macchiato

macchiato

caffè doppio macchiato solo schiuma tazza grande ( è il mio )

Caffé Maffi

marocchino (mai visto un nordafricano berne uno)

caffé marocchino (?)

caffè americano (Gesù)

caffé americano

poi c’è tutta la pletora dei decaffeinati, declinati anch’essi in tutte le versioni

deca

Quello mitico, da uomini veri? Caffè con la grappa…alle sei del mattino !
E quello del Guardiano del faro

Il Caffé del Guardiano del Faro

Questo è un post copiativo, tanto per vedere l’effetto che fa e quindi vi tocca la domandina finale modello sondaggi di Sky: qual è il vostro preferito? Ne avete uno personalizzato? Scrivete qui sotto il vostro, fateci il piacere. Ci mancano un duemila contatti per arrivare a mezzo milione, questa settimana. Suvvia, dateci una mano.

31 Commenti

      1. Non giriamo intorno al problema, tu mi hai risposto menandomelo su quaranta vini francesi ma su Chateau Margaux no! Allora, è un grande vino o no?
        Qual’è la tua verità, dillo con parole tue.
        Guarda che Malgi ci rimane male se non gli dai un riscontro, se sei in delega, delegati.
        E infine, vogliamo fare i complimenti a Maffi che ci ha preso su una messa a fuoco?
        La prima in alto.

        1. Ecco, facevo proprio lo sciopero anti-Malgi, mi hai sgamato! ;-)) Ma già che ci siamo : hai scoperto l’acqua calda, caro guardiano! Sono sempre stato convinto che un vino per essere buono non deve necessariamente costare una cifra…
          Certo esistono varie fasce di qualità e quindi varie fasce di prezzo, ma il mio limite massimo entro il quale sicuramente riuscirei a trovare un eccellente vino è sotto i cento euro.
          Ieri mattina ho testato il Poliphemo 2006 di Tecce, oggi sul mercato a circa 30 euro, tra dieci anni, quando sarà “adulto”, ne potrà costare 50 di euro, ma sicuramente sarà da preferire ad uno Chateau Margaux . Ecco l’hai voluto e te l’ho detta tutta!!!
          Ma qui non si parlava di caffè? Com’è che nessuno ha scritto del caffè ottenuto con la classica macchinetta napoletana, quella che si rigirava e sul beccuccio si riponeva il famoso “cuppitiello”? Si, ma dico, mettete i produttori di uova a scrivere di caffè????

          P.S. E’ vero, la messa a fuoco questa volta, casualmente gli è riuscita… Au revoir, le gardien ;-)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))

  1. Quando Maffi mi telefona all’alba (secondo il fuso orario della Spezia) me ne toccherebbero un paio, normali diciamo: ma non prendo caffè al mattino perchè preferisco la pausa caffè in laboratorio. Forse ho già detto che al bar non mi ci ritrovo: di solito scappo via.
    Ma al di là delle mie fisime (con la emme) su una cosa porterei l’attenzione del “miglione” ( con la gl) di lettori caffettari: quanti sorsi son necessari (e non dico sufficienti) perché un caffè sia un buon caffè?
    Ah perché un caffè è un caffè, e basta. Se proprio vogliamo strafare un marocchino, non troppo dolce, o il famigerato “bicerin” piemontese (Caffè Converso, Bra), ma cosa c’entrano tutte le variabili più, meno, senza, corto, doppio, lungo… Distinguersi anche per un caffè, mi sembra un po’ miserevole.
    Bah, sarà colpa della televisione (?). Ah per me i sorsi han da esser tre, non uno di più, non uno di meno.

  2. il mio preferito è quello del bar sotto casa mia………caffè senza aggiunta di altra parola……….sarà perchè è vicino……..sarà che spesso trovo qualcuno che me lo offre………sarà perchè anche qui la polacca dietro al banco mica è da ridere………sarà che il cornetto è di pasticceria e non quelle cose oscene surgelate………….sarà che mi leggo il giornale con calma…………sarà che ora me ne è venuta la voglia…………sarà che ora scendo……. :-D

  3. Il mio primo lavoro è stato quello della barista quando ero ancora minorenne nel 1982 e li ho preso il vizio. Poi, su suggerimento di mio zio Rosario, che non beve mai nulla che non abbia almeno un grado alcolico anche ora che ha avuto un’ischemia, ho apprezzato il caffe corretto con sambuca e mosca fino all’età dell’innamoramento (mooolto tardi) in cui sono passata all’irish coffee con ottimi risultati.
    Messa la testa a posto, mi sono adagiata sul caffè (Illi) fatto con la mia moka di casa e bevuto in vetro eleggendolo il mio preferito. Del caffè sul posto di lavoro è meglio non parlare.

  4. D’ inverno, un semplicissimo decaffeinato in tazza fredda, zucchero metà dose
    ( dove ritroverò il servizio in vetro del Bar Brasile di Via De Gasperi 55 a Napoli ? ) .

    D’ estate, freddo liquido ( assolutamente NON granitato ) in vetro leggermente alto,
    e versato dal bottiglione da due litri tenuto in freddo, non dalla orrenda macchina
    con ” pala rotante ” . Qui è ammesso lo zuccheraggio normale .

    Buon caffè a tutti !!

  5. E il ponce alla Livornese dove lo mettiamo?
    Ricetta odierna e metodo di preparazione
    “La preparazione del ponce, come comunemente si può osservare nei bar di Livorno e delle zone limitrofe, avviene così: si utilizza un tipico bicchierino di vetro piuttosto spesso (localmente detto “il gottino”), leggermente più grande di quello che normalmente si usa per il caffè; si dosa lo zucchero e si aggiunge una scorza di limone (denominata “vela”); si versa il “rumme”: nella ricetta del ponce si può usare questo liquore da solo, un mix di “rumme e cognac” o “rumme e sassolino”: il giusto dosaggio del liquore si ottiene usando come riferimento il bordo superiore dei semicerchi che si trovano alla base del bicchiere. Quindi, con il beccuccio del vapore della macchina espresso, si porta la mistura ad ebollizione e, prontamente, si colma il bicchiere con un buon caffè ristretto.
    Il ponce deve essere bevuto caldo bollente, dopo una rapida mescolata dello zucchero che non si fosse ancora disciolto.
    Si consuma generalmente dopo un bel pranzo o una bella cena. Alcuni lo consumano per scaldarsi dal freddo, anche se è dimostrato che l’uso di alcolici, pur dando un’iniziale sensazione di calore, comporta in realtà la perdita di calore corporeo attraverso le estremità.

    NDR: “rumme” è, nel dialetto livornese ed anche in quello toscano, il modo in cui viene comunemente chiamato il Rum

    1. Questo quando fa freddo è un rimedio infallibile.
      Una mattina di un giorno a caso dello scorso inverno, il 21 dicembre 2009 alle 7 meno 10 stavo alla stazione di Tortona con 17 gradi sotto zero ad aspettare l’avvocato per andare in Tribunale e l’unica buona idea che mie è venuta prima di congelarmi le parti più esposte è stato di ordinare il mitico ponche al mandarino che la signorina romena dietro al banco mi ha piazzato a 90 gradi di temperatura, più i suoi 50 di alcol ( non diluito), però mi ha chiesto se volevo anche la buccina d’arancio.
      E’ stata gentile

  6. Dimenticavo, non sopporto le zuccheriere a cascata (meglio la bustina) e quelli che mi dicono “quanto zucchero?”.

      1. di corsa
        Mai come in questo caso la maccheronica traduzione risulta cosi appropriata..
        (:-)))

        1. Giustamente quoto ponce e Civili.

          Sul caffè però la mia opinione è questa:

          l’unico caffè che è piacevole bere è quello caldo e quindi il migliore è quello che si beve in qualsiasi bar di Napoli e dintorni. Nel resto d’Italia è una miscela a volte bevibile, a volte no. Augh.

          1. Ecco qua che ci risiamo con il made in Naples ed allora si interpelli subito chi comanda qui: Luciano, com’è il protocollo del caffè per essere caffè napoletano???

          2. Alba, mi dispiace: qui non riesco a dire niente altro che fuori Napoli (città) finisce il mondo del caffé.

            Una delle differenze resta la manualità: nei bar chi fa il caffé non serve al banco. C’è ancora chi regola il proprio orario in base al turno di lavoro dentro il bar

            Senza zucchero
            Fuori Napoli lo prendo solo macchiato, effetto mini cappuccino

  7. Sono il contatto numero 1 milione. Quale è il premio?
    Volevo anche dire che c’è il brasiliano che a me sembra il marocchino. Cmq entrambi prestanti. D contro a Napoli c’è il caffè del nonno, lungi dall’essere pelle e ossa è bello ricco, un sorbetto cremoso lavorato con la panna, di certo.

  8. 7.08 : la mia comodissima macchinetta nespresso-delonghi sputa il mio doppio in tazza grande. un goccio di latte e anch’io mi sento george clooney !!

    la comodità non è paglia ,caro TORNATORE . scendi con gli occhi ancora chiusi ed in 8 secondi ti fai un’espresso potabilissimo ,scegliendo fra seimila gusti. ammetto ,ho ceduto alla multinazionale ,in questo caso, ma io non ho a casa la dolce flavia che ti titilla con la napoletana :-)

    la piu’ bella macchina del caffè casalinga l’ho vista a casa tumbiolo ( speriamo non mi citi per divulgazione di fatti privati ). un mostro in acciaio bellissimo che dice di aver vinto con le figurine ,ma io non ci credo. ti offre il caffè e ti pare di stare in settanta piantagioni : jamaica, il costosissimo nepalese, centramerica di tutti i tipi. armadi stipati di cialde. da lui l’ospitalità è cosa sacra. peccato che l’ultima volta mi sono dovuto portare i pomodori per l’insalata, ma la perfezione non esiste , per fortuna :-))

    @roberto’ : mi prudono le dita a chiederti contro chi ti fossi battuto in quella causa sotto la neve a tortona, ma temo di addentrarmi nei paraggi scivolosi di un burrone e mi fermo …

    @scarpato : sto addestrando dei piccioni viaggiatori ,ormai unica certezza che ho per comunicare con te. faccio fatica solo a fargli comprendere che ,una volta arrivati sul balcone di casa tua, devono anche attendere l’accensione della luce in bagno e il botto dell’acqua del cassone prima di picchiettarti sulla barba.

  9. Più che per divulgazione di fatti privati dovrei citarti per divulgazione di dati inesatti.
    A casa mia non trovi il nepalese, ma
    MISCELA 10 + 1, MAGNIFICI 10, PUERTO RICO YAUCO SELECTO, HAWAII KONA KAI , JAMAICA BLUE MOUNTAIN, DECAFFEINATO AD ACQUA e ILLY.
    Perchè il caffè non solo va bevuto buono, ma soprattutto va offerto buono.

    1. Buongiorno. Pensa di poter avere un giorno in dispensa anche il caffè luak visto che a Giancarlo piacciono le cose che ancestralmente hanno a che fare con la mer..a?

      1. Mi sto attrezzando.
        Nel farttempo invio alcune note tecniche sul Kopi Luwak.
        Il processo di biofermentazione del caffè Kopi Luwak
        La civetta delle palme comune (paradoxurus hermaphroditus), detta anche Luwak, vive sulle isole dell’Indonesia e si diverte ad arrampicarsi sugli alberi di caffè, mangiandone i frutti maturi. Pertanto, i proprietari delle piantagioni di caffè lo consideravano una minaccia per i loro guadagni provenienti in buona parte dalla produzione e vendita di caffè.
        In realtà, la civetta delle palme non è in grado di digerire i chicchi di caffè, che vengono di conseguenza espulsi senza subire radicali trasformazioni. Così, questi chicchi vengono raccolti dal terreno, privati dell’involucro esterno e tostati, producendo un caffè da un aroma diverso da quello del caffè ottenuto direttamente dai frutti raccolti sulla pianta. Probabilmente, enzimi presenti nel tratto intestinale dell’animale distruggono alcune sostanze e proteine contenute nel chicco del caffè, riducendone così il gusto amaro.

        1. bene. perfetto. grazie. cio’ comunque non mi impedirà di berlo, quel caffè.

          visto che mi hai tacciato di imprecisione , ci terrei a farti sapere che volontariamente ho raccontato una balla. citarlo fra i tuoi era anche mettere fine a certi brusii che ti danno un tantinello corto di braccio. cosa che io peraltro non ho mai avuto modo di riscontrare ,anzi. e quel caffè costa cinque volte gli altri, come tu sai.

          infine una preghiera, accorata : non ti mettere anche tu a fare l’enrico malgi della situazione. ne abbiamo già uno. basta :-)

          1. Caro Giancarlo, non cercare di affrancarti dai tuoi difetti, attribuendoli ad altri, altrimenti somigli al berlusca quando parla di comunisti.

  10. Maffi non faccia pazzie per così poco che rimangono orfani almeno tre cani e non so quante galline ovarole….

    1. Suicidarsi…parole grosse. Ti faccio avere il mio frustino usato, semmai. Via Pigì, il fidato piccione viaggiatore :-)

  11. Salve, sono anche io appassionato di caffè,
    vi riporto alcune considerazioni di un mio amico, agente di commercio di una ditta di trieste che vende caffè crudo in tutta italia, tra l’altro quella che importa il kopi luvak;
    lui dice che il caffè a napoli è fatto con miscele composte da molta “robusta” e poca “arabica” quindi non di altissima qualità ma l’acqua usata è il non plus ultra per il caffè.

    Comunque per quello che mi riguarda, non mi piace il caffè della moka, ha casa ho una macchinetta da 100 euro che opportunamente scaldata me lo fa come al Bar, spesso anche meglio visto che uso solo caffè di torrefazioni artigianali, di solito 100% arabica o quando spendo di più Puerto rico, secondo me meglio di Jamaica o hawaii.
    il kopi luvak è uno sfizio da 6 euro a tazzina, da provare, ma insomma…

    al bar, poi dipende da molte cose, per la colazione con la schiuma di latte, altrimenti espresso normale, con la bustina lunga, orripilo le zuccheriere,
    d’estate invece vado di shekerato, ovviamente fatto con lo sheker e solo caffè, ghiaccio e zucchero vero. se si provano a farmi una granita o un frappè, rimando indietro.
    D’inverno il Ponce del Civili a Livorno è tanta roba,
    a Trieste, altra capitale del Caffè, la specialità è il “Capo in B” da ordinare in uno dei molti caffè storici, una sorta di minicappuccino servito in un bicchiere da ponce in vetro.

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