Il panino in Campania non è una moda. 15 spunti di Benvenuti nel 2016


Egidio Cerrone

Egidio Cerrone

Marco Contursi ha scritto un pezzo sui panini che sta provocando alcune reazioni. Dopo il punto di vista di Daniele Berti e Andrea Docimo, ecco quello di Egidio Cerrone diventato famoso con il Puok e Med, adesso imitatissimo


di Egidio Cerrone*

1. Il panino non deve essere per forza una pietanza povera e merita i suoi riflettori. La pizza insegna.

2. Il moderno american burger in Campania non è una moda, siamo nella fase dell’entusiasmo.

3. Nella moda un prodotto è copiato solo per fini economici, spesso non si mette e non si toglie nulla al prodotto da cui è partita la moda. Non c’è passione.

4. Nell’entusiasmo c’è chi lo fa per moda e chi lo fa per passione, è un brodo primordiale da cui si distingueranno gli appassionati, quelli che mettono e che tolgono, quelli che reinventano, quelli che studiano, quelli che non dormono la notte, quelli che provano sempre nuovi prodotti, quelli che vedono una via (un mercato) e la percorrono con forte identità. I pionieri.

5. Il mercato del panino in Campania non è controllato dalla critica tradizionale. Per controllarlo bisogna capirlo, per criticarlo con generalismo spicciolo bisogna non capirlo.

6. Il mercato del panino in Campania è giovane, è figlio dei social, è figlio del marketing.

7. Il marketing non è un reato. Il social marketing non equivale a commettere un omicidio. Eticamente equivale a comprare la pubblicità dietro un quotidiano, pagare un ufficio stampa e qualsiasi tipo di adv.

8. I panini a tre/quattro piani non sono panini gourmet, ma come i panini gourmet sono una minoranza, e questo non può saperlo chi guarda il mercato senza conoscerlo.

9. I panini a tre/quattro piani sono solo operazioni di marketing, discutibili o meno, che funzionano. Fanno parte del gioco, tirano e fanno big likes. Se sono big likes veri fanno big clients. Il 10% di questi big clients ordinerà un panino a tre/quattro piani e quasi sicuramente non lo rifarà, il 90% ordinerà un single burger, con un formaggio e al massimo due contorni.

10. Anche ai food bloggers piacciono i big likes, che portano big followers. Ma anche ai giornalisti. Ogni tanto un food blogger gioca al gioco del marketing, ogni tanto lo fa un giornalista scrivendo o ospitando un pezzo da ultras. L’importante è conoscere profondamente i due personaggi: si potrebbe scoprire che in realtà il primo non ordina mai un double burger e che altre 99 volte parlerà ai suoi fan della cucina di casa e del cozzetiello con le polpette al ragù, e che il secondo ogni tanto si appassiona alle statistiche ma il resto delle volte cerca di dare ai propri lettori del sano giornalismo.

11. I panini a tre/quattro piani sono un male apparente (per lo più social) che sta portando al bene. Hanno creato entusiasmo, voglia di provare, hanno avvicinato le masse. Hanno portato un modello da migliorare, caratterizzare, magari italianizzare. Chi cavalcherà l’onda e pian piano educherà i propri clienti, sia beatificato. Chi riuscirà a fare marketing senza i panini a tre/quattro piani, sia santificato. Queste persone, beati e santi, già esistono e sono i pionieri.

12. Siamo negli anni dell’estetica. L’estetica fine a se stessa non serve a nulla, ma può fare, raddoppiare, triplicare le fortune di un grande prodotto. Steve insegna. Anche un single burger ha bisogno oggi di essere bello, anche un single burger va sviluppato in verticale, l’hamburger non deve essere di diametro notevolmente inferiore al pane che deve avere un suo volume, una sua lucentezza, una sua identità. I clienti vogliono vedere gli ingredienti e sì – mettetevelo in testa – vogliono fotografarlo, vogliono magnificare questo prodotto e vogliono condividerlo. Snobbate tutto ciò, sottovalutate tutto ciò e sarete fatti fuori dal mercato di oggi. Potete avere il miglior pane, la migliore carne, i migliori salumi, ma Steve venderà sempre più di voi, e il vostro prodotto sarà per pochi, e poi troppo pochi. Piangere non serve a nulla, iniziate a capire il successo altrui, soprattutto di quelli che ritenete inferiori al vostro valore/prodotto. Quando capirete che i foodblogger sono solo parte del loro successo, non sarà mai troppo tardi. Anche l’estetica del panino è marketing.

13. Dieci anni fa, fatta eccezione per pochissimi posti, il panino in Campania era solo un panino: pane industriale, carne surgelata e di dubbia provenienza impastata con uova, latte, spezie, margarina, pane, pane grattuggiato ecc., cotture da incubo, sottilette, scamorze di plastica, contorni da mensa rifritti su piastra.

14. Oggi c’è chi passa mesi a mettere a punto un bun con il panettiere di fiducia. C’è chi studia la formula del suo perfetto hamburger. C’è chi cerca in tutti i modi di affidarsi a macellai che possano garantire la provenienza delle carni. C’è già chi ha l’acume di non credere in chi “fa il mestiere” e già fa filosofia dell’hamburger: lo fa la razza o i tagli? C’è chi la carne la produce a partire dai campi. C’è chi struttura cucine da ristorante e sperimenta tecniche di cottura. C’è chi ha portato prodotti Slow Food alla grande massa ancor più velocemente del mondo pizza. C’è chi concepisce il panino come un piatto. C’è chi ama servire panini e non lo fa solo perché si fanno tanti soldi e tanti like. C’è chi emergerà solo grazie ai prodotti. C’è chi emergerà solo grazie al marketing. C’è chi, in maniera intelligente e consapevole degli anni in cui vive, sta facendo entrambe le cose. C’è chi si fermerà al 2015. C’è chi non supererà il 2016. C’è chi magari nel 2017 starà a parlare di lievitazione del bun e composizione dell’hamburger in qualche bella manifestazione.  C’è chi magari nel 2018 solleverà la questione di quanto è importante la razza nell’hamburger, quanto c’è di vero, quanto è marketing. Ma tutto questo è già successo, no?

15. Il panino in Campania non è un semplice panino, e nessun articolo generalista e mal ospitato può permettersi di attaccare parte di un movimento enorme senza comprenderlo. Nessun articolo offensivo e mal argomentato può permettersi di mortificare un movimento così positivo solo perché fuori controllo, spaventato dalla portata e dall’interesse che questo movimento sta creando senza l’aiuto di testate o quotidiani. Nessun articolo superficiale e così disinformato potrà mai fermare un entusiasmo così forte. E’ questo articolo la vera truffa e ci fa schifo (basterebbe i punti 8 e 9 a smontarlo), perché oltre a dire una sola cosa giusta – l’eccesso fa schifo – non fa altro che mettere insieme affermazioni da medioevo che manco Savonarola. Il panino in Campania non è una piastra e una friggitrice. Il panino in Campania ha già superato la moda, nelle sue massime interpretazioni si è già differenziato dagli estremismi yankee ed è diventato realtà. Perché è fatto di idee e strategie, amore e passione, di uomini che non accetteranno mai di essere minimizzati da chi non ha mai nutrito interesse in questo mondo e che ora lo rincorre con evidente affanno. Benvenuti nel 2016, vi stavamo aspettando.
*Egidio Cerrone. Fondatore, Proprietario e Scrittore di Le avventure culinarie di Puok e Med. Fondatore, Co-Proprietario e Amministratore di M26 – Social Media Agency. Fondatore e Co-Proprietario del “Untitled Puokemed Project” Burger Store.

25 Commenti

  1. Egidio ne sa di panini, probabilmente più di chiunque altro in questo momento. E comunque” la moda” se così si vuole chiamare, dura almeno dalla metà degli anni ’70. Ce lo insegna un signore che che si chiama Dino Luglio. Quello che viviamo oggi è la baturale evoluzione di un prodotto entrato a far parte della nostra vita .

  2. Mi auguro che questo 2016 dia dignità al panino con la P maiuscola e al burger con la B maiuscola. Il cibo-spazzatura o meglio lo junk food, ci attanagna da anni in questo settore. E arrivato il momento di fare e non di dire. Via tutto il resto e guardiamo da ora in poi con occhi diversi. Abbiamo le pance piene di spalle cotte vendute per porchette di Ariccia, di provole di vaccino affumicate con i sieri per Provole di Agerola, di friarielli coltivati chissà dove per broccoli aprilatici di Paternopoli e per salse industriali di dubbia manifattura per salse artigianali homemade con ingredienti di qualità ! ForzaPanino, il problema più grande resta quello di farlo capire alle masse, che a detta mia sono ancora ancorati alla preistoria e poco informati sulla sostanza ! In bocca al lupo a me che cerco di farlo capire e a tutti quelli del settore, sperando che ci sia un’inversione di marcia ! : )

  3. Marco 2 – 0 Egidio. Con questo pezzo hai fatto autogol caro Puok e Med. Parli di marketing che ruota intorno ai piani di un panino… ma un blogger o pseudo tale (perché ad oggi non si è ancora capito cosa o chi rappresenti) che parla di marketing e di likes al pubblico che vuole solo essere consigliato su che cosa fare il sabato sera è a dir poco nauseante… Dai conferma alla sensazione che tutti ormai hanno e cioè che l’articolo scritto su questo o quell’altro paninaro/ristorante/pizzaiolo non è per merito ma per interesse. Detto questo ti auguro tanti big likes e immensi big followers…

  4. Ringrazio chi la pensa come me ma prego di non scrivere interventi a favore sennò sembrano pilotati.Capitemi,a breve alcune mie considerazioni.

  5. Bellissima lezione di marketing ma cosa c’entra col mio articolo? Io parlo di qualità dell’offerta e salvaguardia delle tradizioni, di esasperazione di una moda, qui si parla di come fare soldi vendendo panini d’effetto, dell’estetica come veicolo per la ricchezza. Perfetto, ognuno parla di quello che conosce meglio.
    Il problema nasce quando uno che conosce l’aspetto economico del panino e le sue evoluzioni finanziarie si mette a parlare di qualità dell’offerta, ossia a dare giudizi, personali, ma che passano per tecnici, su carne, salumi, formaggi ecc di cui sa poco o nulla. Tutto qui.
    Sono perfettamente d’accordo che coi panini, coi social, con del marketing mirato puoi fare tanti soldi, anzi credo che se usi prodotti di schifo, se non paghi i dipendenti, se butti l’olio usato per almeno 10 giorni nel fiume dietro casa, ne guadagni ancora di più. E allora? Sono discorsi diversi.
    Perché condannare i patanari olandesi, difendendo frittatine e panzerotti tradizionali eppoi magnificare i panini america style in modo cosi massivo? Forse perché prima non c’era un interesse economico diretto e ora si.
    Purtroppo le premesse di partenza sono diverse tra blogger, c’è da distinguer chi scrive con competenza della materia (materia prima ossia cibo) e chi no, ma soprattutto chi lo fa perché ha interessi economici sull’oggetto di cui scrive e chi no. Nel secondo caso molto difficilmente si anteporrà altro al guadagno, perché e lo capisco i soldi facili fanno gola a tutti.
    Che poi ci sia, chi fa panini per passione, che il panino ha veicolato alcuni prodotti di qualità (anche se non sempre nel modo giusto…), che mangiare ogni tanto un panino di 3 piani non faccia male, sono tutte cose giustissime ma che non intaccano i temi di fondo, ossia che si parli molto più di panini che di cucina tradizionale (sui social in generale, poiché che ci sia un blog specifico che ne parli è normale), che il panino american style stia assurgendo a modello alimentare tra i giovani nella patria della dieta mediterranea, spinto da blog e similia, che moltissimi paninoteche usino prodotti scadenti, che alcuni di questi paninari puntino più sulla scenografia che sulla materia prima, osannati da una “critica di settore” (critica al plurale, da più parti ho visto questo), che critica qualcosa che non conosce a fondo perché non sa riconoscere se hanno usato un olio rancido, se hanno messo un salume fresco, se l’hamburger è bruciato sopra e quindi poco salutare, perché il criterio principale di giudizio è la ridondanza del ripieno.
    E certe foto parlano da sole, si magnificano hamburger completamente bruciati, su una piastra su cui non ci cuocerei neanche la bistecca del mio peggior nemico. Ripeto, va benissimo, ognuno parla e mangia quello che vuole. Non sarò certo io a far chiudere le paninoteche scenografiche. Pure io però, ho lo stesso diritto di espressione, anche perché rappresento sul mio territorio una associazione, SlowFood, che proprio partendo dalla lotta all’omologazione del gusto portata dai fast food negli anni 80, ha costruito e divulgato un modello di alimentazione salutare e rispettosa della storia della cucina italiana, oggi universalmente riconosciuta come patrimonio dell’umanità.

    ps. se un food blogger non ordina mai panini a piu piani, perché poi li magnifica sul suo blog?misteri del 2.0 che io non riesco a capire….forse perché non sono ancora arrivato nel 2016.
    pps Tutti quelli che hanno replicato , aggiungono di aver smontato le mie argomentazioni…sarà sicuramente come dite, e non spetta a me dire se lo abbiate fatto o no, anche se quache dubbio mi sovviene….ma non sarebbe meglio evitare questa autocelebrazione un tantino presuntuosetta, ma giusto in via precauzionale….. Acquaiolo, l acqua è fresca? Manco a neve!!!! Ai posteri l’ardua sentenza…..io vado a mangiare un panino.
    ppps…Fondatore….Proprietario Scrittore…..Vedendo la foto qui sopra…Egì ma t’hanno preso pure a fa LE IENE?????Mi presenti Ilary Blasi???

  6. è tutta una farsa, contursi scrive ed egidio risponde. Tutto hype per puok e med e del nuovo pub che verrà
    ed anche per la sua agenzia di social marketing. Pizzeria Genovesi l’ha creato egidio, avete mai provato la sua pizza? beh una pizzeria qualunque.. per esempio Di Matteo lo distrugge. Stessa cosa vale per bottone che ha addirittura chiuso. Egidio di un tempo rest in peace

  7. ciaoo !!!!! Egidio sono bottone, bravo belle cose hai scritto e giuste, ciaoo al commento di claudio ,in tra poco riapro 1 altro locale + grande x questo e stato chiuso .ciaoo

  8. Credere che io scriva per patrocinare l’apertura del locale che ora apprendo sta per fare Egidio, fa cadere le braccia…..ma Claudio davvvero mi fai così? Non i conosci neanche un pochino, ino, ino??????E quale sarebbe il mio pro? Ma davvero pensi che Luciano ospiterebbe una simile farsa…….senza parole….comunque stasera vado di lasagna,ho cambiato idea….

  9. In generale penso che quella dei panini, baguette, patatine fritte a cuoppo, kebab ecc sono quelle piccole mode junk street food che servono solo a far soldi su soldi…si chiude e si rifanno soldi su soldi, si chiude ecc ecc…

    Io mangio panini. Cerco di trovarne la qualità, il gusto, il piacere. Cosa rara ma presente.
    Se mangio un burger di pecora con cipolle caramellate mi chiedo cavolo chissà com’è stato fatto sto panino e chi sarà il distributore? Già, chiedersi,domandare e parlarne..di materie prime..perché come hai ben precisato Egidio sei un Food Blogger e puoi pubblicizzare qualsiasi cosa COMMESTIBILE al mondo..ma fare il cibo un must della vita è un altra cosa.
    Accetta l articolo di Marco Contursi come critica che come lui spero la pensino sempre più persone.

  10. Gentili Cerrone e Contursi, seguo entrambi con interesse sia su questo bel blog, sia sulle vostre pagine facebook.Cogliendo l’occasione , vorrei dire ad entrambi un paio di cose, con sincera stima.

    Cerrone, La seguo con simpatia dagli esordi, mi piaceva il suo approccio scanzonato e simpatico al tema street food, purtroppo però noto che negli ultimi tempi è cambiato sia caratterialmente sia fisicamente. E’ diventato più altezzoso; ricordo ancora una frase, da Lei più volte sottolineata “basta una mia recensione per far muovere le persone da un locale all’altro”, ebbene le persone non sono pecore, o almeno non dovrebbero esserlo. Eppoi, visto che Lei ha annunciato di occuparsi di marketing,come farà chi la segue a sapere se scrive di un locale perché merita o perché l’hanno chiamata come consulente?Infine, e qui parlo da tecnico, ha preso molto peso vedendo le foto, certi errori alimentari di gioventù si pagano da adulti. La prego di tenerlo presente. Con sincera stima.

    Contursi, Lei è penna assai arguta e scendere in agone dialettico con Lei, è masochistico, poiché la spunta sempre. Ma credo avvenga questo perché parte da posizioni incontrovertibili e che quindi non andrebbero neanche analizzate ma la società odierna costringe invece a farlo. Oggi l’ovvio non è più tale. Detto ciò, da quello che scrive oggi, in generale appare una visione un po’ pessimistica che credo debba superare, eppoi vedo su facebook che gira tanti locali ma scrive di pochi su questo blog, in media, un articolo al mese. Mi piacerebbe leggerla di più e con maggiore positività. Anche a Lei, sempre da tecnico, raccomando un controllo del peso, perché più adulto di Cerrone e quindi più vicino a problematiche connesse al peso. Sempre con stima.
    Aldo

  11. Ci sono una serie di coincidenze strane. Il pezzo di Contursi è arrivato puntualissimo, quando sono cominciate ad uscire fuori tutta una serie di notizie sulla possibile paninoteca che Egidio sta per aprire e sui suoi soci in affari. A me sembra sia stato un attacco diretto ad Egidio e alla sua community, e come ogni attacco, la reazione che si innesca è uguale e contraria. In definitiva, credo che, quali che siano state le intenzioni effettive, l’immagine e il mondo Puok e Med si è rafforzato dopo tutto questo.

    ps. Leggo di Genovesi “creato da Egidio”. Sicuramente lo ha ristabilito totalmente, lo ha rimesso in piedi e con cognizione di causa. La pizza lì è ottima. Da fastidio il suo successo? Siete davvero così piccoli?

  12. Vorrei, se possibile, stoppare questo filone interpretativo tipico del rituale dietrologico meridionale e che offre una lettura opposta e al tempo stesso convergente.
    La prima, decisamente carina, è che sarebbe tutta una costruzione che vede Contursi e Cerrone d’accordo nel sollevare il caso per fare pubblicità al nuovo locale di Egidio. Me complice ovviamente.
    La seconda è invece appunto quell’attacco in coincidenza dell’apertura del locale al Vomero. Sempre me complice naturalmente.
    Ora vorrei dire che chi segue questo blog sa che Contursi, oltre che finisssimo conoscitore delle materie prime, è fiduciario di una condotta Slow Food nell’Agro Nocerino dove ha lavorato alla grande. E non ha alcun interesse commerciale se non la passione: è un bravo polemista come dimostrano i suoi numerosi interventi in questi anni.
    Cerrone lo seguiamo con simpatia sin dai suoi primi passi grazie a Tommaso Esposito su questo blog, lo abbiamo invitato anche a scrivere un paio di volte sul Mattino perché gli abbiamo riconosciuto l’intuizione di aver dato voce ad un fenomeno popolare e giovanile di cui nessuno si era occupato sinora in Campania. Ricordo però che è stato il primo in rete ma non in assoluto: Marco Bolasco fu il primo a parlare di panini in Italia in una fortunata trasmissione sul Gambero Rosso Channel dieci anni fa.
    Dunque siamo solo in presenza di forte polemica e di posizioni contrapposte.
    Per cui pregherei, se possibile di attenersi ai fatti e agli argomenti sollevati senza lasciarsi andare alle sensazioni e soprattutto alle stronzate che qualificano chi le scrive anche se in anonimato.

  13. Dopo la lucidissima analisi del Sig Aldo e la risposta esaustiva di Luciano ad Agostino la cui opinione,per premesse e ancor più per conclusioni,scade nel vaneggio,io posso solo aggiungere,che non avevo minimamente presente che Egidio stesse per aprire o avesse aperto un locale,non essendo un genere che seguo con assiduità.Il pezzo era in cantiere da ottobre,a volte cerco solo uno spunto per terminarlo e quindi avviarlo alla pubblicazione.Non facendo questo a tempo pieno,scrivo quando ho voglia e tempo anche se prometto al Sig Aldo di farlo di più.
    P.s.Aldo,la prego,mi dica come dimagrire che fallisco miseramente ogni tentativo.

  14. Premessa: questa sarà la mia ultima replica, per chiarire due o tre cose importanti, poi basta, il tutto sta nell’atteggiamento in cui è stato letto il mio pezzo. Molti hanno capito, molti hanno compreso, molti si sono attaccati a quelle due cose attaccabili sul piano personale, senza conoscere il personaggio e la sua etica.

    1. Il cuore del pezzo è che i panini multipiano sono una minoranza nel mercato dei panini (fate un sondaggio, io lo so perchè conosco a fondo questo mondo, ma vi invito a fare sondaggi), sono solo operazioni di marketing e che un attacco così forte e disinformato e generalista non ha senso di esistere.

    2. E che è normale dato che oggi nel 2.0 il marketing è ancora più importante e ho spiegato in maniera lucidissima il perchè, dando anche qualche spunto e, bada bene, non sul panino multipiano ma sull’estetica del single burger.

    3. L’errore grosso(lano) è stato pensare che Puokemed e M26 siano collegati. NON LO SONO. La prima cosa che sa un cliente di M26 è che basta chiedermi Puokemed e strappo il contratto e, vi sarà difficile crederlo, non si permettono proprio, anche perchè lavoriamo bene e non ne trovano il bisogno. Vendiamo know how, non il seguito del suo amministratore sul suo progetto più importante e personale. E la gente non è scema, la gente sente e sa benissimo che quello che vede su Puokemed mi piace e non ha alcun valore di marketing (mentre non crede più a nessun giornalista che fa consulenze e che parla dei suoi clienti in siti come questo e su quotidiani importanti; il mio è un diario di vita culinaria personale, che sì è diventato opinion leader tra i giovani, e non lo tocco; preferisco lavorare giorno per giorno per un mio cliente, costruire il suo pubblico e questa è la prima cosa da chiarire e che spero ora sia chiara). NB non facciamo consulenze, siamo social media manager, e anzi sono spesso i consulenti, quelli moderni, che ci chiamano come concessionaria al loro lavoro, che è complementare.

    4. Quando ho parlato del foodblogger e dei big likes non ho assolutamente detto che Puokemed funziona così giorno per giorno. Ho detto che un paio di volte mi è capitato di fare qualche prova con qualche panino enorme per vedere come recepiva la pagina. Ho preso 1300 fan in 1 giorno e il giorno dopo ho smesso di farlo perchè non mi piace. Se negli articoli si vede ogni tanto qualche foto di panini enormi, basta leggere anche gli articoli e troverete le mie preferenze. Quindi ripeto per non sbagliarci più: negli articoli basta leggere, le foto servono a dare al lettore una immagine completa del locale, mentre nella pagina son capitati solo un paio di esperimenti social che non ho portato avanti perchè Puokemed è sempre quello a cui piace su tutti il panino di Mazzella e la pizza paisana di Bob, e le pizze di Ciro Salvo, Franco Pepe, e Francesco Martucci, ed è questo quello che emerge. Ed è bello ora quando un casino di ragazzi mi fermano per strada ringraziandomi per le tante dritte, cosa vuol dire questo? La domanda che riapro dopo mesi: sono un genio io oppure tutto il sistema di regole e di etica viene fuori nonostante tutto? Si può fare. Sii sempre corretto e si può fare. Su Puokemed non ho mai venduto neanche un centesimo, me lo hanno chiesto in tantissimi, ho migliaia di messaggi in posta in cui mi viene chiesto (forse mal educati dal vecchio sistema) come accordarci. Non rispondo o dico sempre la stessa cosa: PUOKEMED NON SI PAGA, SE POSSO PASSO, SE MI PIACE NE PARLO. Oggi sarei stato ricco ma senza credibilità, senza un pubblico affezionato. E quindi caro Marco, i soldi facili piacciono a tutti, ma a me no e ti racconto un pò di me. Lavoro giorno per giorno sui miei clienti quando potrei vendermi il seguito per molti più soldi e senza alcuno sforzo. Non l’ho mai fatto. E non solo, ho rifiutato ben due società grosse che volevano commercializzare Puokemed riempendomi di soldi. Io invece ho scelto di lasciarlo così, di costruire insieme alla mia ragazza una piccola società di ufficio social molto meno remunerativa e molto più impegnativa, e alla fine ho scelto una sola uscita commerciale per Puokemed, il locale, e l’ho fatto con la faccia, in maniera pulita e onesta, trasparente. Se io mi avessi di fronte, mi porterei rispetto. Ma Napoli è terra marcia, è fondata sulla malafede e una cultura al ribasso: se sei forte sei venduto, non è accettata la complessità. Sono forte e non sono venduto, sono forte e sono libero. Comprendetelo e accettatelo.

    5. Ed è una terra marcia piena di fantasia. Io e Marco Contursi non ci siamo mai visti ne conosciuti. Niente di tutto questo è stato architettato, anzi, mi ha solo fatto incazzare e non poco e nel punto successivo avrò qualcosa da dirgli personalmente. Io e Luciano non abbiamo accordi di alcun tipo, non so se vi siete resi conto come non le ho mandate a dire neanche a lui in questo post. La mia replica al post di Contursi sta tutta nella freva di aver visto un mondo in cui credo e che ho contribuito in gran parte a venire fuori, generalizzato in cosi malo modo da uno che di questo mondo non conosce nulla. Non l’ho fatto ne per il mio locale, ne per la mia agenzia. Quest’ultima che vuole lavorare bene, non vuole prendere troppi clienti e non ha bisogno di pubblicità. Ci basterebbe uscire col portfolio ma non ci interessa.

    6. PER MARCO CONTURSI. Marco, non prendiamoci in giro. Quando loro ti accusano di aver fatto questo articolo per me e per il mio locale, è ovvio che rispondi che non è vero, ma non dire che non sapevi neanche del locale, dici che volevi fare un chiaro attacco a me, fai più bella figura. Dici ora che prima di questo pezzo non sapevi che stessi aprendo un locale, quando all’uscita della notizia scoop (non voluta da me, ma leakata prima da un altro magazine a mia insaputa) nei commenti sotto al post hai commentato con sdegno a una cosa che in realtà è stato solo un errore di Luciano “Slow? Ma per favore”. Tu quel giorno hai maturato l’idea di questo pezzo. E per piacere, non dire che non hai voluto attaccare nessun blog e per farlo non hai usato alcuna foto, perchè io il mio blog lo conosco a memoria, conosco a memoria ogni foto, la puoi tagliare come vuoi. E’ stato un duro attacco a me e a una paninoteca in particolare, forse l’unica che hai visitato data la tua area geografica. E quello che mi dispiace è che mi hai etichettato come qualcosa che non sono, hai voluto minimizzare quello che faccio e anche il mio palato (gente che ha lavorato a lungo con Slow Food che mi vuole al tavolo per impressioni per nulla estetiche su prodotti e piatti? che vuol dire?). E’ stato il tutto di una arroganza unica.

    7. Per ALDO. Quel giorno scrissi una cosa importante che fu capita da alcuni, travisata da altri, anche per colpa mia perchè fuori contesto. Ora però stai contestualizzando tu male. In quella occasione si parlava di chi ha contribuito al mondo pizza nel 2.0 e intervenni dicendo che come Puokemed avevo contribuito a portare l’evoluzione del mondo pizza anche tra i più giovani, che (non è arroganza) davvero si spostano in massa quando parlo di un posto, ma questo non vuol dire che li sposto in qualsiasi posto. In quell’occasione volevo solo chiedere un riconoscimento a chi stava portando alcuni concetti della rivoluzione della pizza anche a un pubblico molto più vasto e non solo addetti al settore. Tutto qui. Per quanto riguarda l’essere uomo di marketing e food blogger ti invito a rileggere quanto scritto nei punti sopra: Puokemed non è in vendita, non lo è stato per cifre a tanti zero, non lo è per le briciole, e se ti dirò di andare in un posto che è un mio cliente te lo dirò perchè è buono e ci credo. Se non mi piace, lavorerò per lui come tutti gli altri, ma non lo vedrai mai su Puokemed. E’ cosi, somatizzatelo. Per l’essere cambiato caratterialmente e fisicamente, questa è una questione personalissima, intima, riservata; qualche anno fa mi è successa una cosa che mi ha cambiato per sempre, qualcosa in positivo, qualcosa in negativo, ma a parte l’estetica e il coraggio di dire le cose come stanno pur sembrando arrogante e antipatico, la mia etica di sempre non è mai cambiata, da 10 a 100000 fan. Per il peso hai ragione, mi devo mettere un poco a dieta.

    8. Gaetano Genovesi fa un’ottima pizza. Un impasto leggero e buono, e se glielo chiedete ve lo confermerà anche Enzo Coccia. Fa una pizza sincera, prodotti buoni ma non troppo ricercati, ottimo impasto, che piace a tutti. Ne ha parlato anche Tommaso Esposito in maniera entusiasta, e Tommaso Esposito è forse l’unico giornalista senza alcun interessa, o uno dei pochissimi, uno che fa il dottore per pagarsi il food. Gaetano ha un pubblico enorme, che torna e ritorna anche facendosi le ore di fila. La gente non è scema, capisce quando un posto è più marketing che contenuti. E invece di buttare i soldi tra giornalisti prezzolati di scarsa efficacia, invece di buttare i soldi in pubblicità di ogni tipo, ha investito nel Social e in chi quei Social sa usarli. E’ mai possibile che nel 2016 c’è ancora chi non ha capito come è cambiato il mondo? C’è chi si affida ai giornali e ai loro giornalisti e chi a Facebook e chi Facebook sa usarlo. Chi è meglio? Chiudo con questa chicca: i giornali, soprattutto le controparti online, ormai pagano Facebook, scrivono in funzione di Facebook, operano in funzione di Facebook per acquisire quella forza vendibile, che non sarà mai vendibile quanto la fonte stessa.

    Chiudo ripetendo che è la mia ultima replica. Io oggi sono una persona felice, felice di essere riuscito a creare qualcosa di positivo, bello, e vero a Napoli. Spero di riuscire a fare impresa a Napoli, tremendamente difficile per cultura, in maniera pulita e onesta. Continuerò a tenere separate le cose: continuerò a parlare delle mie emozioni su Puokemed, continuerò a lavorare giorno per giorno per i miei clienti e costruirò per loro altri progetti digitali, non Puokemed, e a quanto pare inizierò a vendere panini, e se questa cosa vi sembra l’apice, l’obiettivo di tutto il mio percorso, vi sbagliate. E’ una tappa, una costola che fa parte di un sogno più grande. Sono orgoglioso di me stesso per non aver mai ceduto alle sirene dei soldi facili. Cammino ogni giorno a testa alta, guardo i miei followers a testa alta, e allo stesso modo i miei clienti. Il resto, citando uno dei miei ragazzi, Giovanni Mele, grandissimo fotografo e appassionato di cibo: “È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio ed il rumore”.

    Ringrazio Luciano per avermi ospitato.

  15. Non ho detto di non saperlo ma di non averlo tenuto presente al momento del articolo che è ben diverso anche perché la bozza è di molti mesi fa. Non ho visitato quella paninoteca ne volevo colpirla sennò mi bastava mettere foto dei suoi panini e non prenderle da siti esteri come ho fatto per non colpire nessuno. Infine non volevo colpire te, anche se mi rendiconto tu possa pensarlo, è il sistema che non va Egidio non il singolo, infatti scrivo che è normale che ci sia un blog che ne parla (il tuo), non è normale che si buttino tutti a farlo, senza studiare le materie prime e contribuendo a diffondere uno stile di cibo differente dal nostro e poco salutare che comunque appiattisce i gusti e allontana i giovani dalla vera cucina. Tutto qui,e ti faccio i complimenti per quello che hai scritto ora, qui hai cacciato la passione che ti anima,non nell’articolo che a dirla tutta non mi sembrava neanche scritto da te, tu sei un passionale, quello era algido. Ora sei incazzato e lo capisco, ma vale anche per te un invito a pranzo, niente panini però,ha ragione Aldo ci dobbiamo mettere a dieta, una bistecca con insalata.Stammi bene Egidio.

  16. Sig Cerrone apprezzo quello che Lei scrive e sono sicuro che Lei cerchi di tenere distinte le due cose ma nella vita si operano delle scelte,non si può essere imparziale recensore di paninoteche e allo stesso tempo proprietario di paninoteca o consulente di marketing per paninoteche. È troppo facile anche inconsciamente fare delle scelte non serene. Non si può essere incudine e martello insieme. Auguri comunque per le sue attività. Aldo

  17. Due cose mi vengono da dire
    1. Non intervengo nel merito delle questioni sollevate sul mondo-mercato del panino. Avete chiaro e chiarito tutto o quasi. Certo qualche segmento della discussione è stato fin troppo realistico e tutti i realismi sono a volte crudeli, insopportabili, muovono sentimenti non proprio alti.
    2. Sono stato chiamato in causa da Egidio e con molto affetto gli dico ti sbagli. Non sono l’unico; sono in buona ottima compagnia, qui ad esempio su questo blog e non solo qui, a condividere gli stessi orizzonti in tema di professionalità, eticità e assenza di qualsivoglia conflitto di interessi nell’informare quotidianamente i lettori

  18. Egidio, ti prego, ti prego, ti prego, continua a mangiare e a pubblicare le foto di cibo ma lascia stare il marketing e la sua deontologia. Leggere che fai “sondaggi” spannometrici e a sentimento spacciandolo per marketing è davvero un insulto all’intelligenza delle persone. Stai al tuo posto, apriti il tuo pub, proponi il tuo gusto, ma lascia stare il marketing.

  19. Signor Cerrone qualche domanda ora che è diventato così importante: da quando ha iniziato a fare consulenze? Sì, perché lo sappiamo oggi ma da quanto scrive lei stesso è da tempo che è impegnato a fare attività sui social èer conto di paninoteche e locali. E prima di formare la società annuncia ha fatto fattura o ritenuta d’acconto? E con chi è in società per l’apertura della sua paninoteca?

  20. Salve a tutti. Da frequentatore ed estimatore di questo blog, ho seguito la querelle “paninara” fin dal primo articolo del Sig. Contursi, e ho letto con interesse tutte le successive repliche e commenti. Senza scadere in dietrologie, da consumatore faccio una semplice constatazione: da quel che è emerso, a breve il Sig. Cerrone si troverà ad essere contemporaneamente giocatore (proprietario di paninoteca), arbitro (critico gastronomico di paninoteche) e avversario (consulente di marketing di paninoteche concorrenti) nella stessa partita. Credo che di conflitti di interesse ne abbiamo conosciuti fin troppi per non nutrire qualche dubbio sulla compatibilità dei progetti (che con un pizzico di sarcasmo potrei definire una “trinità berlusconiana”). Auguro dunque al Sig. Cerrone di mantenere sempre l’integrità che si è proposto per mantenere la credibilità ad oggi conquistata, e spero vivamente che tutti i consumatori tengano gli occhi ancora più aperti di quanto fanno di solito per prendere scelte realmente consapevoli. Un saluto cordiale.

  21. Bellissimo sito, blog pieno di articoli interessantissimi e spunti eccezionali, però… sul serio?

    Fin dall’articolo originale state lì a predicare il “pane e puparuoli” ed in realtà non fate altro che sfidarvi a chi utilizza le freasi più ad effetto, un appunto dall’ultimo dei lettori? Vi avvicinate tutti a quei “fantastici” burger multipiano che tanto demonizzate, con quel vostro roboante modo di buttarvi fango l’uno con l’altro.

    Concordo con chi in precedenza ha sostenuto o lasciato intendere che l’articolo iniziale era spazzatura come il junkfood più volte chiamato in causa, una battaglia senza SE e senza MA ai burger di ogni tipo, perchè se è vero che tanto amate la qualità delle materie prime e del prodotto finito, allora criticate il prodotto del Sig. tal dei tali e non generalizzate su una categoria intera, e soprattutto non perdete mai di vista ciò di cui state scrivendo: ma quanti ragazzini avete mai visto uscire il sabato sera e andare a mangiare una bella pasta e fagioli o un fantomatico panino alla frittata di cipolle? Suvvia siate onesti, state perdendo il senso della realtà, ognuno di questi locali così come ognuna delle pizzerie ed ognuno dei ristoranti stellati d’Italia e del Mondo hanno senso sempre e solo nel loro campo d’esistenza e non è possibile sostenere di voler difendere le tradizioni ed il bagaglio culturale/gastronomico italiano sparando a zero su una categoria solo per fare i fighetti del web.

    Scusate lo sfogo, non state lì a cercare i grossi errori di scrittura, punteggiatura e quant’altro perchè non me ne può fregare di meno, il mio scritto sopra deve solo servire a spiegare le mie idee e non a partecipare a qualsivoglia duello di penna.

    Buona giornata a tutti.

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