Falanghina 2007 Taburno doc Fontanavecchia


Arriva l’estate, tempo di bianchi freschi e adatti alla cucina più leggera e senza fronzoli del caldo. Sarebbe il tempo del Biancolella d’Ischia, dell’Asprinio, del Coda di Volpe, Falanghina dei Campi Flegrei, riservando Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina del Taburno dopo aver scapolato la stagione. Invece la 2007 ha anticipato tutto, ridotto le rese in modo naturale e rende i vini più pronti, ossia più composti e meno acidi. Ed ecco, sorpresa, una Falanghina sempre ricca di verve presentarsi in maniera molto diversa dagli altri anni grazie proprio alla decisione di raccogliere due settimane prima del solito: parlo del magnifico bianco base di Libero Rillo, vigneron autentico figlio di contadini, che con grande passione e duro sacrificio è riuscito a regalare dignità rinnovata all’areale del Taburno. Non ultimo, vale la pena di ricordarlo, il 2001, una Falanghina edizione speciale capace di entrare in tutte le carte dei locali di qualità della Campania, espressione di freschezza e territorialità eccezionale, tipica talché non comparabile con altri bianchi per la sua precisa espressione in naso e in bocca. Se il 2001 ha avuto un passaggio in legno, il base vive solo in acciaio e vetro la sua avventura e si presenta largamente sotto i 5 euro sul mercato per un rapporto fra qualità e prezzo da manuale. Sicché oltre alla mineralità e alla freschezza, sia oltre quota sette anche dopo la malolattica, la Falanghina di Libero quest’anno si presenta più ricca di frutta, una interpretazione dell’enologo Angelo Rillo che abbiamo già avuto modo di riscontrare in altre belle bottiglie, cito Aia dei Colombi, Castelle, Fattoria La Rivolta per restare nel magico Sannio. In bocca pere e nespole si ripropongono con piacevolezza, supportate dall’alcol, dalla freschezza e dalla struttura che fanno di questa bottiglia un piccolo grande capolavoro. Non mi stancherò mai di ripeterlo: fare buoni affari in Campania è molto facile. Basta fare incetta di bianchi in uscita a prezzi contenuti dalle aziende e conservarli in cantina per due o tre anni nella peggiore delle ipotesi. Dopo questo tempo vi ritroverete Fiano, Greco e Falanghina del Taburno, ma anche Pallagrello, capaci davvero di sfidare il tempo e di essere presentati su piatti strutturati nelle occasioni che contano. Intanto questa Falanghina 2007 la beviamo sul tonno a pinna gialla del Golfo di Policastro appena scottato da Nando Melileo della Cantinella del Mare a Villammare oppure sul polipo alla luciana servito non lontano, dal cuoco Daniele Iovino a Gelsomare, il nuovo ristorante aperto da poco dalla Country House cala del Campo a Ispani. Una Falanghina per iniziare l’estate.r