Falerno del Massico rosso 2004 doc Moio


Uva: primitivo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Una certezza granitica nel panorama sempre più vasto (siamo oltre le duemila) etichette campane. Un’anomalia, visto che in questo caso parliamo di primitivo, un vitigno inevitabilmente associato alla Puglia nell’immaginario colelttivo italiano ma che qui è piantato sin dalla seconda metà del’800 e ben acclimatato grazie alle condizioni climatiche particolari che fanno dla conca di Mondragone ai confini con il Lazio uno dei posti più caldi del Sud. L’interpretazione dell’annata 2004 è semplicemente fantastica, l’idea è quella di spaccare una prugna fresca e matura con il naso per un viaggio olfattivo molto vario, fatto di cacao, leggera liquirizia, ancora frutta rossa, con una intensità spaventosa, persistenza praticamente inesauribile. Un Falerno maschio nell’accezione sessista che diamo a questo aggettivo, ossia potente, deciso, forte, capace di imporsi e conquistare il centro della tavola. Nel sempre più vario panorama di Falerno, quello di Moio continua ad interpretare la tradizione nel senso più autentico, siamo cioé lontani sia dalla essenziale mineralità dei rossi prodotti nella zona più alta di Sessa Aurunca, che dall’interpretazione moderna di Riccardo Cotarella perché la frutta esprime funzioni completamente diverse: con l’Aglianico ha un ruolo comprimario, con il Primitivo è regina nel bicchiere. Il rosso base di Michele Moio, invece, è sempre stato così, buono, immediato, senza fronzoli, autorevole. La piacevolezza è data anzitutto da tannini dolci e morbidi, l’ingresso in bocca infatti corrisponde completamente alle aspettative olfattive, ma qui, dopo i primi secondi, il vino innesta quella marcia in più che fa bere tutta la bottiglia rapidamente, perché la freschezza, accompagnata al ritorno della frutta e del cioccolato, spingono la piacevolezza lungo tutto il percorso senza avere mai un momento di indecisione cerebrale,  proprio come si mangia una mozzarella o una barretta di cioccolato. L’alcol e la struttura regalano quel senso di appagamento indispensabile per fare apprezzare il Falerno base di Michele. Nel corso di questi anni la cantina di Mondragone è rimasta sempre fedele a se stessa senza rincorrere eccessivamente le mode costituendo un punto di riferimento solido sia per i consumatori appassionati e colti sia per quelli occasionali che si avvicinano al vino senza pensarci troppo sopra. La piacevolezza e la tipicità del Falerno di Michele ne fanno un torrione inespugnabile del patrimonio campano, non a caso sopravvissuto per mezzo secolo, il costo lo rende competitivo con tutti i rossi italiani e stranieri perché è davvero difficile trovare a questo prezzo una bottiglia così appagante. Vorrei spendere infine ancora un aggettivo, non è sicuramente un vino fine e sottile, ma nonostante ciò lo trovo, soprattutto nella versione 2004, molto elegante, una eleganza che viene dalla manualità della tradizione, dalla scienza come passione e dall’equilibrio di tutte le componenti in cui ciascuna supporta l’altra senza alcuna prevaricazione. Alla fine, quando davvero il vino è sceso giù da qualche minuto, il ricordo che spinge la mano verso il bicchiere è quello di questa bella frutta fresca, dolce e autentica. Lo apprezziamo su una grande pasta al forno alla napoletana, con uova e salame. Amen.

Sede a Mondragone, viale Margherita 6
Tel e fax 0823.978017
ito: http://www.cantinemoio.it
Email: [email protected]
Enologo: Luigi Moio
Bottiglie prodotte: 100.000
Ettari: 8 di proprietà più 5 in affitto
Vitigni: falanghina, primitivo