Fiano 2011 Paestum igt San Giovanni |Voto 88/100


Mario Corrado (Foto Lello Tornatore)

Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Vista: 5/5. Naso 25 /30. Palato 26/30. Non Omologazione 32/35.

Sarà la mano irpina di Michele D’Argenio, il clone scelto, più spargolo, o la salsedine che il mare spinge in continuazione su questo vigneto, uno dei più spettacolari d’Italia, piantato alla fine degli anni ’70 in quello che adesso è un luogo protetto sia dal Parco del Cilento che dal parco marino di Castellabate.
Insomma, sarà quel che sarà, il dato di fatto è che questo vino, nato da uve lontane da suolo vulcanico è bello sapido, secco, ben lontano dai toni di frutta che segna invece il fiano fuori dall’areale docg.

La storia di questa chiocciola Slow Food l’abbiamo raccontata molte volte, anche in occasione della visita di Carlo Petrini giusto lo scorso anno. Una agricoltura rigorosa, eroica, coniugata ad un progetto di vita condiviso con determinazione e passione.

 Anche contro le brutture dell’animo amministrativo italiano. Dove  per mettere dei dissuasori coperti nel terreno, come è stato per esempio fatto in Costiera, ed impedire che l’ingresso sia trasfornato in una discarica di materiale non riciclabile, bisogna ricorrere al Tar mentre non mancano brutture edilizie, case incomplete, insegne di negozi assolutamente non compatibili con l’ambiente.

 

Il vigneto di San Giovanni a Punta Tresino (Foto Lello Tornatore)


Il Paradiso è sofferenza, capacità di rinuncia. Questa è la metafora nella quale nasce questo bianco, anche quest’anno, ce lo diciamo, perfettamente centrato.
Un vino che non ha ambizioni mediatiche, propriocome Ida Budetta e Mario Corrado, i proprietari dell’azienda, ma solo quelle di essere buono con il cibo del mare e del territorio incantato del Cilento.
Grande spinta in bocca, chiusura secca e precisa. Equilibrio già ben raggiunto.

Sede a Castellabate. Località Punta Tresino. Tel e fax 0974.965136. www.agricolasangiovanni.it
Enologo: Michele D’Argenio. Bottiglie prodotte: 25.000. Ettari: 13 di proprietà di cui 5 vitati. Vitigni: fiano, greco, trebbiano, piedirosso

5 Commenti

  1. Oltre ai vini, quasi tutti, sia il Tresinus che il Maroccia che il Castellabate, mi ha colpito l’amore per la natura che Ida e Mario profondono nel loro lavoro, che oserei definire quasi ” eroico” date le condizioni di isolamento nelle quali operano…ce ne fossero tanti di più!!! ;-))

  2. Azienda da prendere a modello per la sostenibilità ambientale dove il silenzio e’ d’oro nel senso che e’ uno dei pochi posti rimasti lontani dall’inquinamento acustico.Persone vere che fanno vino onesto e buono.

  3. Grazie per la splendida recensione e soprattutto per aver sottolineato quanto le amministrazioni, in un periodo in cui si è persa ogni speranza nel loro sostegno, spesso non si limitino a lasciar operare chi ama il suo territorio è lavora per esaltarlo, ma siano d’ostacolo o d’impedimento alla sua tutela!!!
    Siamo sempre aperti per ricevere chiunque, condividere il frutto del nostro lavoro con chi sa capirlo è la nostra gratificazione……

  4. Sempre carino nei miei confronti, grazie.
    c’è poco da integrare forse solo l’impegno e la passione aziendale che ci ha permesso di vinificare queste uve anche senza energia elettrica ….ma per raggiungere il paradiso bisogna soffrire………

  5. Quale appassionato escursionista ho avuto modo di accompagnare gruppi di iscritti al cai,anche di altre province, per le colline che separano Agropoli da S:Maria di Castellabate. Sempre, cortesemente ospitati ,abbiamo avuto modo di gustare gli incomparabili vini prodotti dall’azienda e di riflettere anche sui notevoli sacrifici cui andavano incontro ,grazie ad una passione ferrea, i suoi giovani proprietari, nel tentativo di rivitalizzare dei posti veramente stupendi,ma in completo isolamento e sprovvisti dei servizi essenziali.Leggendo,a distanza di tempo,l’articolo dell’insigne giornalista L.Pignataro ed avendo notizia degli intralci burocratici frapposti dall’ente locale,mi ricordo di quanto ebbero a dichiararmi gli amici caini di una cittadina della Toscana che,nel percorrere il sentiero dalla località Trentova di Agropoli all’azienda dei Corrado, si erano evidentemente resi conto che quelle località erano sì stupende ,ma completamente abbandonate: ” per posti simili nella nostra regione ci sarebbero fiumi di finanziamento”.Allora, mi viene il sospetto che al completo abbandono di queste zone abbiano potuto contribuire ,oltre l’assenza di finanziamenti ,anche l’incuria e l’eccessiva burocrazia dei locali enti pubblici.

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