Fiorduva 2007 Costa d’Amalfi doc


MARISA CUOMO

Uva: ripoli, fenile, ginestra
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Corona Vini Buoni d’Italia del Touring
Beh, come vedete alla fine ci siamo allineati. Il mitico bianco di Marisa Cuomo e del marito Andrea Ferraioli ha centrato la Corona del Touring dopo che nelle precedenti due edizioni era andato meglio il Furore bianco base, non a caso bottiglia del cuore nella Guida ai vini di Salerno. All’inizio pensavo che fosse un problema mio, nel senso che nella testa ho sempre avuto una idea precisa dei bianchi rivieraschi campani dai Campi Flegrei sino alla Costiera passando per Ischia e Capri. Ogni tentativo di irrobustire l’essenza della tradizione con il legno mi ha pregiudizialmente irritato, il rischio caricaturale, come i cinesi vestiti in giacca e cravatta nei loro tagli sovietici, è sempre alle porte. Poi ho visto che nei primi due anni anche gli amici delle commissioni di Paestum la pensavano così grazie soprattutto alla materia prima del bianco. Con il 2007 la situazione è cambiata: l’annata terribile per chi comunque non ha potuto aspettare il primo fresco come i produttori dell’Irpinia ha purtroppo banalizzato i bianchi base rendendoli quasi monocordi, sottraendo loro cioé la necessaria dinamicità, il floreale delicato misto alla macchia mediterranea ha lasciato il posto alla frutta. Il Fiorduva 2007 invece si sottrae a questo gioco: la partenza è sicuramente la selezione delle uve e l’attenzione maniacale con cui Marisa segue il top wine aziendale che l’ha resa famosa in Italia e nel mondo grazie ai riconoscimenti ottenuti sulle altre guide.
Quello che però ho notato, anche in questo caso non da solo, ma sia la commissione regionale che quella nazionale, è stato il sostanziale riequilibrio, già avvenuto con il 2006, che Luigi Moio ha avviato tra la frutta e il legno a discapito di quest’ultimo. Sicché il risultato finale torna a privilegiare la freschezza, l’impatto rinfrancante preceduto da nuances naturali arricchite timidamente dallo speziato del legno: la differenza con il base sta nella complessità e nella durata della beva. In poche parole, tenendo il bicchiere un po’ di tempo, magari riscaldandosi anche il vino, è possibile sentire sempre nuove cose, ad esempio una delicatina nota di camomilla secca, poi il miele, l’agrumato, mentre in bocca il vino resta parecchio tempo sulle papille mnemoniche anche dopo averlo deglutito. La facilitazione non coincide con la facilità: a mio giudizio il Fiorduva resta un vino concettuale, costringe cioé gli appassionati a fare i conti con il bicchiere senza distrarsi mentre i meno esercitati non riescono a cogliere le sfumature di questa avventura. Un altro aspetto cambiato, a mio giudizio, è la sua abbinabilità: quando nelle edizioni precedenti vinceva soprattutto il legno in puro stile anni ’90, era anche difficile pensarlo vicino a cibi di territorio, la ricerca andava piuttosto su prodotti particolari come i paté e le terrine per via del trionfo del dolce che attaccando all’inizio, sin dal naso intendo, proseguiva poi sin quasi alla chiusura, quella diciamo più netta e tradizionale con il ritorno del necessario amarognolo. Invece stavolta la rivincita della frutta ci restituisce il piacere di berlo in abbinamento. Per esempio allo splendido merluzzo di lenza impanato proposto stanotte da Silvia a Montevetrano in una cena in bianco per contraltare il suo essere produttrice di rosso. Costretto per secoli a mangiarlo ogni giorno che il Padreterno mandava in terra alternandolo alla sogliola, su questo pesce ci ritorno solo quando so che è stato pescato nel Golfo per via della sua salinità in eccesso rispetto a quelli dell’Atlantico. E con il suo fegato via ai crostini. Un Lido Azzurro di Amalfi life style, insomma, con il quale il bianco di Furore rimette i piedi nel Mediterraneo. Spero per lasciarceli nei prossimi anni.

Sede a Furore, Via G.B. Lama, 14. Tel. 089 830348  e fax 089 8304014 .
E mail: 
[email protected], sito:  www.granfuror.it.
Enologo: Andrea Ferraioli.
Ettari: 2,5 di proprietà.
Bottiglie prodotte: 100.000.
Vitigni: aglianico, piedirosso, falanghina, biancolella, fenile, ginestra.