Promozione della cucina italiana nel mondo? Ma vaffa… Il Food Act di Renzi è la solita vecchia Italia!


5° Italian Cuisine in The  World Forum, gli chef - immagine tratta da www.httpitchefs-gvci.com

5° Italian Cuisine in The World Forum, gli chef – immagine tratta da www.httpitchefs-gvci.com

di Rosario Scarpato

Tre Ministeri italiani annunciano in grande pompa un piano di promozione della cucina italiana nel mondo. Lodevole iniziativa, peccato che dimenticano di coinvolgere chi fa questo da decenni e sul campo. Guardo i presenti al tavolo degli esperti e noto con piacere la presenza di Marco Sacco, uno chef bravissimo che e’uscito dall’Italia grazie anche noi di ITCHEFS-GVCI, per esempio.  Avrebbero dovuto chiamare chi di queste cose se ne e’ occupato quando era difficile, cioe’noi.  E se non volevano coinvolgere Itchefs-GVCI avrebbero dovuto almeno invitare me. Si, lo dico, senza falsa modestia. Come persona e professionista. Sono l’unico in Italia che si è occupato di promozione della cucina italiana nel mondo, sistematicamente, da 25 anni.

Nel 1994 quando organizzavo Italian Cuisine Expo a Melbourne per esempio, i luminari di oggi ancora si occupavano di ciclismo e calcio. Il Ministro Martina aveva solo 6 anni. Nel 1999 quando con Mario Caramella, allora a Syndey, e altri cuochi italiani nel mondo, aprimmo il Forum GVCI i politici andavano all’estero per fare promozioni fasulle, con amanti, galoppini e portaborse. Nemmeno si rendevano conto di quello che succedeva intorno a loro. Eravamo 50, oggi siamo 2500. Noi nascemmo con un’ottica “grillina”, basta con gli stereotipi, basta con i clientelismi, con diplomatici decotti che scroccavano cene nei ristooranti italiani all’estero (allora succedeva anche questo). Avevamo ragione. Nel 2004 quando ho fatto il primo sondaggio della storia sull’identikit della cucina italiana all’estero, per il Gambero Rosso, di cucina italiana nel mondo se ne occupavano seriamente solo le agenzie internazionali di ricerca del personale, perche cercavano i cuochi per i ristoranti italiani nel mondo. Le anchilosate associazioni di categoria italiane cercavano solo pretesti per rappatumare contributi.

Food Act Renziano

Food Act Renziano

Il sempre compianto Stefano Bonilli fu tra i primi a intuire e mi diede spazio come giornalista. Noi, come itchefs-GVCI, organizziamo eventi dal 2007 e non abbiamo mai preso un contributo pubblico e siamo rgogliosissimi di questo. Tanti dei cuochi stellati che oggi discettano sul come fare cucina italiana all’estero, non solo non sanno di che parlano, ma sono usciti fuori dall’Italia perla prima volta con il nostro network: a Hong Kong, Dubai, Tokyo, New York, Buenos Aires, San Paolo, Pechino, Mosca, Shanghai. Nessuno dei VERI pionieri (e missionari) che hanno cambiato la storia dlela cucina italiana nel mondo era ieri al tavolo organizzato dai 3 ministeri italiani per promuovere la cucina italiana all’estero. E non parlo solo di me. Menziono solo dei nomi, e mi perdonino i mille e piu’che non menziono: Cesare Casella da New York, Paolo Monti da Hong Kong, Pietro Rongoni da Mosca, Fabio Cappellano da Delft, Donato De Santis da Buenos Aires, Aira Piva da Dubai (con Andrea Mugavero, Francesco Guarracino e tanti altri), Marino d’Antonio e Giuseppe De stefano da Pechino, Gianni Favro da Bangkok. E Umberto Bombana da Hong Kong?  E i giovani? Leonardo Russi da San Paolo, Luca De Negri dagli UAE, Luigi Magni da Mosca, Luca Signoretti da Ginevra, Matteo Bergamini da New York, Yoshi Yamada da Tokyo, Kentaro Torii da Londra.

Che credibilita’ ha un’iniziativa che non tiene conto di quelli che sono sul campo VERAMENTE, da anni? Nel 2016 saranno dieci anni che organizziamo la IDIC – la giornata mondiale delle cucine italiane e ogni anno vi partecipano oltre mille ristoranti in 76 paesi. 10 anni. E siamo alla 8 edizione dell’Italian Cuisine in The World Summit (a Dubai adesso e prima a Hong Kong).

Abbiamo coinvolto oltre 150 cuochi stellati italiani che abbiamo portato in altrettanti ristoranti di prestigio. Abbiamo collaborato con Fiere e Mostre di vari paesi, abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro lato Consoli e Ambasciatori, piu’per sensibilita’ personale che per direttive politiche. Da sei anni organizziamo l’Italian Cuisine in World Forum (Parma e poi Firenze) portando in italia centinaia di operatori (cuochi ristoratori distributori giiornalisti). E questi politicanti organizzano un’iniziativa per la promozione della cucina italiana all’estero e siedono al tavolo degli organizzatori i piu’ variopinti e altisonanti nomi della cucina italiana, ma dimenticano (opsss) chi fa questo da venti anni. Per me e’una vergogna, ma non diro’ nulla pubblicamente. Sto condividendo questo sfogo solo con qualche sezezionato amico.

Ho solo voglia di dire un grande vaffa. Nemmeno mi meraviglio molto la politica è questa e si sa. Vince chi si “struscia”. E il merito in Italia non e’stato mai il criterio di valutazione vincente. Ma passeranno anche questi, come sono passati gli altri. E fortunatamente noi, in nome dei cuochi italiani all’estero, dei ristoratori, dei loro clienti, dei produttori italiani, saremo ancora qui. Si, vergogna.
Rosario Scarpato
www.itchefs-gvci.com
www.rosarioscarpato.com

3 Commenti

  1. Promuovere la cucina italiana? Io vivo in Germania e qui i tedeschi ci vedono lungo e e da tempo a loro favore la nostra cucina . Catene come VaPiano (fondata da un tedesco) e di recente la pizzeria 485grad a Colonia che si é prefissata l’obiettivo di esportare la pizza napoletana (secondo me anche con buoni risultati ) in Germania e visto il notevole successo credo a breve nel resto d’Europa. E intanto i politici italiani discutono …..

  2. Bravo Rosario Scarpato e l’Associazione dei Cuochi Italiani ITCHEFS GVCI. Ho avuto la possibilità di collaborare con loro in molte attività promozionali del vino dell’Emilia Romagna e mi sono sempre soffermato sull’importanza del loro lavoro di promozione costante sui mercati promozionali. Non ho perso occasione per esprimere il mio ringraziamento per quello che facevano, consapevole che il loro lavoro di promozione dei prodotti e della cucina italiana di qualità nel mondo non era abbastanza riconosciuto dalle istituzioni e da chi ne traeva vantaggio. Ma in questa occasione la disattenzione è esagerata. Mi unisco al pensiero di Rosario.
    Gian Alfonso Roda

I commenti sono chiusi.