Fulvio Bressan all’Abraxas di Pozzuoli: gli opposti si attraggono


tramonto sui Campi Flegrei

di Mimmo Gagliardi

Bressan all’Osteria Abraxas? E chi se lo perde!

Serata eccezionale che, eccezionalmente, si svolgerà in giardino, ed eccomi seduto a godermi lo splendido lembo di Lago d’Averno che si vede del locale di Nando Salemme a godermi l’ennesimo tramonto nei Campi Flegrei…e ogni volta è come se fosse la prima.

Fulvio Bressan è uno di quei personaggi che rinverdiscono la voglia di approfondire la passione per il mondo enologico. Dalle sue parole traspaiono l’amore per la terra e il rispetto per la tipicità del territorio. Emblematica la sua ferma intenzione di sostituire alcune piante di Merlot, piantate decenni prima, con altre di Refosco, sempre meno considerato.

L’Azienda Bressan è situata a
Farra d’Isonzo
(GO), in quelle terre da sempre vocate alla viticoltura, che dal 1726 produce vini e che con Fulvio sono giunti alla nona generazione di mastri vinai.

Fulvio con bottiglia super

Essa ricade in quel lembo di Friuli che vine definito “bassa friulana”, situato nelle zone della
DOC Collio e della DOC Val D’Isonzo e occupa, benchè suddivisa in più corpi, una superficia di circa 20 ettari. Il terreno è composto da rocce sciolte e ghiaia, frutto di antichi depositi alluvionali conseguenti al ritiro dei ghiacciai alpini, che costringe le viti ad affondare le radici in profondità, alla ricerca dell’acqua e del nutrimento che si trovano nei sottostanti banchi di argilla e marne. Tale profondo apparato radicale consente alle uve prodotte di aquisire un corredo aromatico e gustativo di maggiore complessità.

Tutti i vigneti allevati a guyot singolo e la densità di impianto è vicina ai 5000 ceppi per ettaro, il che la dice lunga sulla strada che sta percorrendo l’Azienda Bressan. Il clima temperato, ma non eccessivamente caldo, consente una regolare maturazione delle uve, che vengono raccolte tra settembre e ottobre. L’adozione di metodologie naturali e non chimiche per il trattamento delle piante e di lieviti selvaggi (già presenti sulle uve) per la fermentazione spontanea dei mosti, sono divenuti il simbolo della filosofia aziendale per il raggiungimento di obiettivi di qualità e non di quantità.

Nando ha organizzato un tavolo molto interessante per goderci la serata: oltre a lui e Fluvio Bressan, siedono con me anche Rosario Mattera presidente di Malazè e di Campi Flegrei a TavolaStefano Pagliuca noto maestro panificatore ed enoappassionato, titolare dell’enopanetteria I Sapori della Tradizione e Corrado Semente di Les Caves de Pyrene, che distribuisce i vini Bressan a Napoli.

La rinomata cucina dell’Abraxas, con il suo chef Tommaso Di Meo, giovane e bravissimo, ci delizia con i suoi piatti a cui abbiniamo i vini Bressan.

il verduzzo

Si parte con gli antipasti e ci viene servito il
Verduzzo friulano secco, annata 2007, 13,5%, da uve Verduzzo 100%, appena messa in commercio. Il colore è un giallo paglierino con riflessi dorati, cristallino ed elegante. Al naso si percepiscono aromi di frutta bianca matura come pera e mela, e di frutta gialla come albicocca e pesca, miele d’acacia e pasta di mandorle. Al palato il vino è fresco, morbido, dotato di una leggera tannicità non invasiva ed è persistente, equilibrato e gradevole con finale ammandorlato. La lunga sosta in botte non ha conferito aromi legnosi e di speziatura a questo vino che si presenta nel bicchiere con tutta la sua forza e la sua complessità gustolfattiva. La tannicità emerge al sorso rendendolo abbinabile anche a piatti più grassi.

il Carat

Mentre continuano ad arrivare gli antipasti è il turno del Carat, blend di Tocai Friulano (80%), Ribolla Gialla (10%) e Malvasia (10%), annata 2006, 13%. Il colore è simile a quello del Verduzzo, ma lievemente più compatto. Al naso è complesso, fine ed elegantissimo. Sentori di frutta matura, albicocca, melone bianco, sentori di miele e di noci. Al gusto è fresco, morbido ed equilibrato. Ha una bella nota finale fruttata ed è persistente. Anche in questo vino la lunga sosta in barriques prima e in grandi botti di rovere poi, non ha conferito aromi tipici dei passaggi in legno, conservando la sua struttura di aromi fruttati.

il pinot nero

Si passa ai rossi con il Pinot Nero, annata 2006, 13,5%, da uve Pinot Nero 100%. Colore rosso rubino trasparente e abbastanza penetabile. Al naso stupisce per le note speziate di pepe associate ad un aroma di frutti rossi di bosco e note di legno appena accennate. Fine ed elegante al naso almeno quanto al gusto. In bocca è secco, morbido, fresco e con una trama tannica di finissima fattura. I due anni di affinamento in grandi fusti di rovere hanno solo accentuato la finezza del vino, che risulta equilibrato, con un bel finale al pepe e una lunga persistenza.

La palma d’oro degli antipasti va alla parmigiana di melanzane stracciata. una vera goduria.

il Merlot

Altro rosso è il Merlot, annata 2003, 12,5%, da uve Merlot 100%. Colore rosso rubino carico e impenetrabile con lievi riflessi granati. Al naso presenta un ricco e complesso bouquet di aromi dalla speziatura ai fiori secchi alla frutta candita. Fulvio lo definisce un vino molto “vinoso” ed è vero. Le sensazioni gustative di morbidezza, freschezza e fine tannicità si associano al gusto gradevole di frutti speziati. Sapore “vinoso”. Lungo e persistente con un bel finale sull’amarognolo del salino ma gradevole.

paccheri al ragù e ricotta di bufala

Arriva il primo piatto, paccheri al ragù con ricotta di bufala, ed è un tripudio di sapori se abbinato ai vini rossi.

lo schioppettino

E’ il turno dello Schioppettino, annata 2006, 13%, da uve Ribolla Nera 100%. Colore rosso rubino carico e impenetrabile con unghia granata. Il naso è complesso e fine di frutti rossi come mora, lampone, ribes, con una lieve nota speziata di pepe e chiodi di garofano. Al palato è fresco, mordido, con i “soliti” tannini setosi che hanno contraddistinto tutti i vini sin qui degustati. Dotato di un bel corpo, un gusto equilibrato e deciso con una lunga persistenza.

le polpette con mozzarella di bufala

Il secondo che ci viene servito sono polpette di manzo con mozzarella di bufala con contorno di patate e peperoni rossi, che si associa benissimo ai vini rossi più strutturati.

Ultimo vino della serata è il Pignol, annata 2001, 13%, da uve Pignolo 100%. Colore rosso rubino con unghia granata ma impenetrabile e cangiante. Al naso è affascinante: speziatura di pepe e chiodi di garofano, frutti rossi maturi con una lieve nota di sottobosco, di funghi. In bocca ha un impatto importante e soddisfacente: fresco, morbido, tannini completamente svolti e gradevolissimi, corpo ricco e rotondo, finale speziato e lunga persistenza. Veramente un bel vino che Fulvio ci racconta nei particolari, anche perchè c’è una piccola sorpresa per chi si tratterrà nel dopocena.

mousse al cioccolato

Il dolce è una mousse al cioccolato con panna e marmellata di arancia. Gradevolissima.

Il locale si va sfollando e, mentre Fulvio tiene banco raccontandoci della sua terra e dell’esperienza della sua famiglia, arrivano tre bottiglie sospette. Fulvio ci tiene a far assaggiare tre annate precedeti di Pignol a chi è rimasto e nel bellissimo e fresco giardino di Abraxas c’è, ovviamente, ancora tanta gente.

la verticale di Pignol

Ci vengono, così, servite, la 1999, la 1989 e la 1984.

Spettacolarmente simili e vicine tra loro, nei colori quanto negli aromi, con minime, se non impercettibili variazioni tra le bottiglie. E’ la dimostrazione di come un vino, se ha la stoffa di essere un grande vino e vine fatto bene, possa esprimere il meglio in un arco tempo molto largo mantenendo negli anni il proprio livello di eccellenza. E’ il caso del Pignol che ci ha gradevolmente stupito e ammaliato con la sua finezza e la sua intensità.

Veramente una bellissima esperienza quella con i vini di Bressan, che grazie alla disponibilità e alla simpatia di Fulvio ci ha permesso di comprendere al meglio come il terroir sia importante, ma di quanto sia altrettanto indispensabile che l’uomo accompagni il vino sulla strada che lui stesso ha deciso di intraprendere, cercando solo di spianargli la via, coccolandolo, amandolo, per poi goderne.

 

10 Commenti

  1. Sono stato da Nando ad aprile e il Pinot Nero di Bressan era arrivato da poco, un tripudio, con quel pepe che esce direttamente dal bicchiere. L’abbiamo rinnovato lunedì scorso alla grande. Sia Nando che suo cognato Dino sono sempre pronti ad offrire la loro competenza, senza essere invadenti e non facendo mai mancare la simpatia, per questo ci vado sin da quando aprirono.
    P.S. Gli straccetti di melanzane sono da sempre la punta di diamante del noto antipasto da otto portate, e non dimentichiamo la carne – con l’entrecote che si scioglie sotto il coltello – e i dolci a cui si è aggiunta quella mousse che ho mangiato con avidità lunedì.

  2. @marcello. Ti diro’. Hanno due identita’ enologiche completamente diverse. Da provare entrambi. Carat tra i bianchi mi e’ piaciuto molto e tra i rossi il pinot e il pignol molto particolari. :)
    @sergio. Buon viaggio e fatti vedere al tuo ritorno…bussa con i piedi!!!!

  3. Non credo che, geograficamente parlando, la terra di fulvio ( e di Nereo e di Paolina) sia inquadrabile come bassa friulana.
    La bassa friulana ha come doc la doc annia e la doc latisana.
    Se fulvio fosse nella doc, sarebbe doc isonzo e , per alcune vigne , forse, doc collio.
    Mi fa piacere dire che mi fregio dell’amicizia di fulvio e della sua famiglia da molti anni e mi fa piacere che egli stia conoscendo la mia terra (è stato anche dall’amico Stefano Pagliuca 3 mesi fa).
    Per chi era presente all’abraxas: sicuramente i vini di fulvio (e di suo padre che è più “tosto” di lui) vi hanno deliziato, ma vi manca il pinot grigio e vi manca sopratutto il ROSANTICO, poche centinaia di bottiglie di moscato rosa secco.
    Per fare lo sborone, vi dico che ne ho una cassetta….ciao a tutti e, se leggi, ciao stefano.

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