Galardi, il supercampano in Terra di Lavoro


17 febbraio 2001

Toccare il cielo con un dito è certamente possibile a chi ci crede e lavora sodo. Riuscire a farlo ogni anno producendo un «supercampano» di tutto rispetto, amato dagli americani e inseguito dai ristoratori di mezzo mondo invece non è da tutti. Dal 1994 sotto la bocca del vulcano spento di Roccamonfina l’azienda Fontana Galardi (San Carlo di Sessa Aurunca, tel. 0823 708034) ripete l’evento grazie ai consigli di Riccardo Cotarella. «Fermi tutti, non toccate niente» furono le sue prime parole quando Dora e Francesco Catello, Arturo Celentano, Roberto Selvaggi e sua moglie Maria Luisa Murena gli inviarono fiduciosi un campione del 1993. L’effetto dell’intervento del grande enologo, ormai presente in Campania con più aziende e con ottimi risultati, ha fatto del Terra di Lavoro (Aglianico e Piedirosso) uno dei migliori vini italiani.
Lo ha confermato una degustazione verticale (cioé partendo dall’annata ’99 per arrivare sino alla ’94) organizzata tra amici, una scusa per vedersi, chiacchierare, bere vino e festeggiare i dieci anni di vita dell’azienda provando i piatti cucinati per l’occasione da «Orestorante» di Ponza (tel. 0771 80338). Sarà difficile per il 1999, l’ultima vendemmia non ancora in bottiglia, evitare i tre bicchieri e mietere così allori su tutte le guide specializzate. Già, in verità, è molto difficile capire perché questo non sia ancora accaduto con le versioni precedenti del Terra di Lavoro che regge tranquillamente il paragone con tantissimi toscani, piemontesi e friulani ai quali è stato dato il massimo riconoscimento. L’azienda, attualmente in conversione biogica, va comunque avanti per la sua strada senza grande affanno: basta saper aspettare. Del resto, cari seguaci di Bacco, il problema non è certamente costituito dalle classifiche per il mercato, quanto dal fatto che è ancora molto difficile riuscire a procurarsi una bottiglia. Ma, anche in questo caso, basta saper aspettare.