Galbani vuol dire fiducia: per esempio un falso pecorino romano in Usa


Il falso pecorino Galbani trovato in Usa

Ennesima contraffazione per il Pecorino RomanoDop sul mercato statunitense. Ma questa volta a propinare il falso Made in Italy all'estero è una multinazionale francese, la Lactalis, che per farlo utilizza un marchio italiano di sua proprietà, quello della Galbani. A denunciare il fatto il presidente del Consorzio del Pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi, nell'audizione speciale che la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla contraffazione ha riservato al Consorzio il 10 luglio.  Prodotto in Europa, il'Romano' (fotografato in occasione del Fancy Food di San Francisco 2012, foto in allegato) è esportato dalla Francia negli USA, principale mercato per l'export del Pecorino Romano. 

 “Alla palese contraffazione del nome – ha detto il presidente del Consorzio Maoddi – si è aggiunto l'utilizzo di un noto marchio italiano per commercializzare un formaggio straniero, che non solo sfrutta il sounding del Pecorino Romano ma ne imita addirittura forma e marchio DOP. Dopo aver denunciato senza esiti il fatto al ministero delle Politiche agricole, avevamo l'obbligo di informare la Commissione che si è dimostrata sensibile a tali problematiche e ha aperto una sessione straordinaria per incontrarci”. Da parte della Lactalis è una “reiterazione del reato”. Nel 1997 la multinazionale cercò infatti di registrare negli USA un brand commerciale “Pecora”, dovendo però recedere per la ferma opposizione del Consorzio che con un' onerosa causa legale, acquisì il marchio per impedirne l'uso e l'abuso.

Moltissime sono però le imitazioni ancora  impunite del Pecorino Romano Dop in tutto il mondo: si va dal Romano al Perfect Italiano Romano a Singapore. Un fenomeno, quello del Pecorino Romano souding, che sottrae al mercato una quota pari a 300 milioni di euro l'anno, circa tre volte il valore dell'export.  Per questo il Consorzio (proprietario del marchio in Benelux, Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Canada e Usa) ha annunciato in Commissione il proprio programma anticontraffazione: si va dal controllo dell'uso del marchio Pecorino Romano, alla predisposizione di  un piano di depositi per i marchi, dall'attivazione di un servizio di sorveglianza che individui marchi simili al Pecorino Romano Dop nei registri di tutto il mondo, fino a un servizio di sorveglianza doganale a livello comunitario sul marchio Pecorino Romano e sui prodotti similari.

Per contatto: interCOM per ufficio stampa Consorzio Pecorino Romano

Simone Velasco 3395818511 [email protected] Ilaria Koeppen 334.3486392 [email protected]

 

4 Commenti

  1. E’ davvero un peccato che succedano queste cose, il cibo italiano vero e’ cosi’ buono e le persone all’estero non sanno riconoscere quale e’ quello vero e quale non lo e’ per via di questi falsi. Purtroppo non penso che esista una legge internazionale che lo impedisca, o esiste?
    Finche non esiste la legge queste aziende potranno fare quello che gli pare. Cosa succederebbe se aziende italiane non copiassero qualche prodotto Californiano fatto in italia e poi lo vendessero con l’etichetta “california cheese” ??

  2. un po’ come gli speaker radiofonici italiani, degli anni ’80, che parlavano con una falsissima cadenza americana per presentare i dischi.
    p.s. nel caso del made in italy occorrerebbero leggi locali, e non che noi si insegua i nostri falsi nel mondo. la lacoste ad esempio poco se ne sbatte dei milioni di pezzotti cuciti a napoli, bensì è la guardia di finanza che ne difende gli interessi qui

  3. Quello che secondo me è più grave è che sia stata una multinazionale ad utilizzare un marchio italiano (sia pure di sua proprietà) per lanciare un prodotto che nulla c’entra né con l’Italia né con l’azienda italiana stessa.
    beh certo che sapendo la nazionalità della multinazionale si capiscono molte cose…..meditate gente meditate……

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