Gambero Rosso contro la pizza napoletana, l’articolo sul Mattino


L'articolo di oggi sul Mattino

 

Domani nuovo articolo sul Mattino: i pizzaioli si mobilitano a via dei Tribunali da Gino Sorbillo dopo l’appello di Gazzetta Gastronomica. Appuntamento alle 13 per la pizza di consolazione perché…a nuje ce piace ‘a pizza:-) 

Chissà cosa avrà pensato Michele Leo, il bravo pizzaiolo della Città del Gusto a Bagnoli, sfogliando la Guida Gambero Rosso e apprendendo che a Napoli non c’è neanche una pizzeria degna di entrare nella top italiana. Un po’ come dire i tortellini non si mangiano a Bologna, la carbonara va cercata fuori Roma e il nebbiolo migliore si produce in Napa Valley e non nelle Langhe.

Secondo la nuova edizione della Guida, presentata ieri a Roma, le cose stanno proprio così: La Fucina e Sforno a Roma, Pepe a Caiazzo e I Tigli San Bonifacio in provincia di Verona sono il top della pizza in Italia. Un responso incredibile, soprattutto tenendo conto del crescente successo dei pizzaioli napoletani in tutto il mondo grazie all’attività dell’Associazione Verace Pizza presieduta da Antonio Pace. Pepe è il solo campano e non fa neanche pizza napoletana Stg, il riconoscimento europeo tutela lo stile napoletano dalle imitazioni in base a u nrigido disciplinare.

Eppure il Gambero Rosso a Napoli non è proprio una astronave di marziani: da qualche anno a Bagnoli, sostenuta con convinzione dalla Regione soprattutto negli ultimi anni di Bassolino, è aperta la Città del Gusto che dovrebbe essere un presidio delle eccellenze campane. Come mai questa dimenticanza? Quando hanno girato gli ispettori? Forse pesa l’anima romana dell’editore? Sono queste le domande dei pizzaioli partenopei che da ieri girano nei social network.

 Il dato di fatto è che nessuno dei maestri pizzaioli napoletani è per la Guida del Gambero al top italiano. Se era un modo per fare notizia, l’obiettivo è stato raggiunto.

Infuriato Massimo Di Porzio, vicepresidente dell’Associazione Verace Pizza: «Sono contro una linea editoriale ed imprenditoriale che esalta la fantomatica pizza gourmet a scapito della pizza napoletana che da sempre è un alimento semplice e popolare. Per questo è stata sempre snobbata dall’elite gastronomica, salvo poi scoprire che anche gli stellati stanno costruendo forni a legna all’interno dei loro prestigiosi locali. Al Salone del Gusto ci impegneremo ancora di più a sottolineare la peculiarità della pizza napoletana».

La polemica ha oscurato poi il vero lavoro della guida, ossia la valutazione dei ristoranti nella quale la Campania si prende una rivincita, anche se è ormai acclarato in tutte le guide che la Regione è al top in Italia. Entrando nel dettaglio Massimo Bottura e Vissani mantengono il primo posto e lo dividono con Heinz Beck che guadagna un punto in più rispetto allo scorso anno (95/100 per tutti e tre).

 A seguire il ristorante Don Alfonso con la famiglia Iaccarino e Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo (94/100) che guadagnano rispettivamente 1 e 2 punti in più. Tre nuovi ingressi nelle tre forchette: Ilario Vinciguerra (napoletano con Cannavacciuolo) a Gallarate (VA) (91/100) e Il Povero Diavolo con lo chef Piergiorgio Parini a Torriana (90/100) che lo scorso anno erano nella categoria Emergenti e il ristorante Da Vittorio, della famiglia Cerea – Brusaporto (BG) (90/100). Campania e Lombardia con tre locali a testa detengono il primato delle Tre Forchette, seguiti da Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Toscana e Marche con due. La Lombardia in testa anche nella classifica dei Tre Gamberi con ben 5 locali che raggiungono il massimo punteggio. Chiudono il quadro il Papavero a Eboli tra gli emergenti e Angiolina a Pisciotta con i Tre Gamberi, il massimo riconoscimento per le trattorie. Insomma, per il gambero in Campania si mangia bene, ma per la pizza è meglio andare in Veneto.

15 Commenti

  1. Purtroppo le guide sono sempre state strumenti di marketing più che portatrici di verità assolute.
    E’ anche vero che un ristorante e una pizzeria non si valuta solo per la qualità del prodotto, ma anche per l’ ambiente e il servizio.
    Io onestamente nei pizzifici anche se fanno un’ ottima pizza ci vado malvolentieri. Le pizzerie che servono con tavoli e tovagliette stile Mcdonald, birre dozzinali, non possono pretendere di essere annoverate tra le grandi pizzerie italiane. Si adeguino.

    1. Caro Simone, eri partito bene ma poi ti sei perso…forse non sei napoletano ed allora non puoi giudicare!!!A Napoli non ci sono solo bettole che fanno la “vera” pizza, ti potrei elencare un gran numero di pizzerie che ti apparecchiano una bella tavola (come un ristorante) e che ti fanno mangiare una grande pizza!!!Quindi tornando al gambero rosso…ha detto e scritto una grande cazzata, non si è mai saputo che in Veneto sappiano fare la pizza.Diamo a Cesare quel che è di Cesare!!!Buona giornata

      1. Che il gambero rosso abbia sbagliato non c’è dubbio. Sul fatto che non sono Napoletano e non posso giudicare è una fesseria. Tanto più che i consumatori della pizza Napoletana non sono solo campani. Anzi probabilmente a non capire sono coloro che sono abitutati a fare un ora di coda per mangiare come polli in batteria una pizza favolosa accompagnata da una moretti o Nastro azzuro (Buone eh) e poi sollecitati ad andarsene per fare posto ad altri.
        Fammi capire La Notizia e Sorbillo che fanno ottime pizze dove le collochi, per te sono grandi pizzerie? Hanno ragione a lamentarsi?

        1. spero che tu stia scherzando………
          ma la pizza qua la pizza la, se vuoi andare al ristorante VAI AL RISTORANTE; ti siedi ordini e mangi, e ti stai 10 ore seduto!
          Se vai in pizzeria, ordini mangi la pizza e vai via, così come fai nei fast food, soprattutto se fuori hai una fila abnorme, e non ci vedo nulla di strano|!
          La pizza è un piatto semplice ma povero per nascita, tu giudichi una pizzeria paragonandola ad un ristorante?MA SBAGLI TU!
          Se sorbillo ti sentisse ti prenderebbe a schiaffi, per non parlare di MICHELE, il quale, buonanima, a queste notizie e su questi commenti, si starà rivoltando nella tomba.
          MA PARLATE DI ALTRO, LA PIZZA E’ UN’ ARTE…..NN PAZZIAT

          1. assolutamente d’accordo con Vincenzo (tra parentesi: sono di Siena, ero a Napoli sabato ed ho mangiato un calzone meraviglioso ed un’ottima marinara da Gino Sorbillo – in Veneto preferisco il bacalà)

          2. Mi dispiace ma chi pretende di comparire su guide enogastronomiche non può limitarsi a dire che fa la migliore pizza. Conta la cantina (vino e birre), il servizio, gli arredi.
            Non è il campionato mondiale della pizza dove si giudica solo quello. Se tu sei disposto a fare un ora di fila per mangiare una pizza, vai pure.

  2. No, ha senz’altro ragione la Guida. Infatti è da un bel po’ che la sera, anzi nel tardo pomeriggio, con gli amici ci si mette in auto, partenza da Napoli, direzione Veneto, in sette ore ce la si fà, per gustare un’ottima pizza napoletana. Certo è un po’ costoso tra gasolio e pedaggi ma…ne vale la pena.

    1. wow!!! Allora quando passate da Siena datemi uno squillo, ho sempre voglia delle meravigliose margherite venete! Che goduria ;-)

    2. infatti è proprio qui che ti sbagli. Tu scrivi “per gustare un’ottima pizza napoletana”. Ma perchè, esiste solo la pizza napoletana? Non possono esistere altri tipi di pizza? La pizza napoletana, purtroppo, è una minoranza. Fuori Napoli è pressochè impossibile trovarla, e i mangiatori di pizza non napoletana sono milioni di volte di più di quelli della pizza “verace”. Un francese non potrebbe vincere il premio della miglior tagliatella? Certo che si, nonostante sia a centinaia di chilometri di distanza.

  3. La pizza a Napoli può essere solo ottima o eccellente, perché ogni consumatore diventa critico gastronomico, non ci si accontenta di valutazioni più basse per l’enorme scelta che c’è sul territorio.
    I “pizzaiuole” che non raggiungono tali livelli di valutazione sono destinati a chiudere la propria attività ed andare in Veneto…

  4. Fu una intuizione geniale,farina acqua,poi col tempo la scoperta dei lieviti.Nacque il pasto per eccellenza,pita engera e tanti altri nomi per definire il panem delle masse.Questa incerta e povera pietanza non aveva alcun lustro,nessuna disciplina,la si produceva, con alterne fortune,un po ovunque.Approdò infine su queste coste.e impiegando qualche centinaio d’anni,è diventata a’pizza.Essì perchè parliamo di pizza napoletana,un cibo che segue un disciplinare,delle regole,un arte,ci sono professionisti,grandi lavoratori,la passione,lo status symbol,perchè la pizza nella sua massima espressività,bontà,completezza sensoriale,equilibrio alimentare è solo quella napoletana.Anche la simca è una automobile,ma la vuoi mettere al cospetto di una ferrari?prodotti da forno,anonimi,sciatti,senza regole,vengono prodotti ovunque,in italia e nel mondo,per convenzione la chiamano pizza,ma anch’io nel mio forno di casa mi faccio la pizza,ma è un succedaneo,una magra consolazione,una brutta copia.Una opera d’arte è una opera d’arte.Pizza gourmet?Perchè quelle fatte a centinaia ogni giorno dai maestri pizzaioli che la signora Giulia elenca così bene nella sua guida non sono il non plus ultra dell’essenza del sapore e del piacere.Nessuna mai uguale a se stessa,eppure quell’aroma e quella fragranza li trovi solo nella pizza napoletana,appunto l’unica a poter vantarsi dell’appellativo pizza.Poi chi ha sapienza può notare le sottili differenze tra una pizza e un altra,ma parliamo sempre di differenze tra eccellenze.Poi succede che quella che dovrebbe essere una autorevole guida,che negli ultimi anni compie scelte editoriali e manageriali alquanto bizzarre,basti vedere la qualità del canovaccio,le crescenti difficoltà di bilancio,decida,senza tener conto di un percorso sociale e amministrativo,che hanno definito il concetto pizza,che un qualsiasi lievitato da forno possa essere pizza.Liberissimi ma a nuje nun ce ne fotte proprio.Diciamo che il gambero compie un errore, per l’ennesima volta, da quando ha stravolto ,e silurato, la sua idea di nascita.Su una cosa non sono d’accordo con l’estensore dell’articolo:ma quando mai a città del gusto a napoli si è visto qualche evento che parlasse , e proponesse,del caciocavallo di miscano o della soppressata di gioi?o che sò delle dop degli oli campani.Dimenticavo a bagnoli propongono bollicine lombarde con l’appoggio di una nota marca di salumi col nome simile a quella di famosi jeans degli anni 70.Così si promuove il territorio coi soldi della comunità tra un finger food condito con limone oramai diventato amaro e panini “gourmet” con verdure fresche passati sotto la piastra

  5. Siamo al limite del ridicolo…..vedo gente “azzuffarsi” per i giudizi di una guida….A questo punto devo fare i complimenti alla redazione della Guida del G.R. perchè hanno ottenuto quello che volevano..Probabilmente proprio con la dissacrazione dei ristoranti/pizzerie napoletane hanno voluto mandare un chiaro segno di provocazione per ottenere una sola cosa…semplice e chiara come il sole…PUBBLICITA’!!! Eh già perchè non mi pare che la guida alle pizzerie sia una guida nota del Gambero Rosso…è sicuramente una guida “di appoggio” alla più nota (quella sui ristoranti) e allora? Semplice…provocazione=pubblicità e ci stanno riuscendo visto quello che ha scatenato…Addirittura si parla di razzismo enogastronomico….come se io napoletano verace amante a dismisura dell’Amarone sia un traditore della napoletanità o della Campania perchè dovrei amare solo il Taurasi…Non mi pare che quando la guida Blond pubblica ogni anno il miglior risotto e talvolta vince Gennarino o qualche altro chef meridionale si grida allo scandalo perchè il risotto lo sanno fare solo in lombardia…
    Io direi di darci un taglio con certe prese di posizione nei confronti delle guide…sono anni che lo vado dicendo sui forum o su blig vari…le guide devono aiutare a scegliere ma non essere prese come vangelo in terra…la verità sui cibi, sui vini, sui ristoranti etc. uno deve imparare a cercarsela da soli e non accettarla supinamente dalle guide….

  6. io ,noi ,come movimento abbiamo raccolto circa 2500 firme,domani scriveremo alla redazione del ”gambero rosso” come cittadini chiedendo spiegazioni sul tipo di valutazioni adottate,ed altro.è una vera follia non ricordare che la pizza napoletana non italiana è stata riconosciuta dalla comunità europea

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