Verticale Cesanese del Piglio Vajoscuro


Giovanni Terenzi

di Antonio Di Spirito

Non potevo mancare a questo evento organizzato da una delle cantine storiche di un vino millenario, fondata e, tutt’oggi, condotta da un personaggio, Giovanni Terenzi, che ha fortemente contribuito a reggere un territorio in periodi un po’ bui ed a farlo rinascere; soprattutto, mi piaceva verificare la tenuta di questo vino dopo il nuovo corso.

Il cesanese è un vitigno molto antico; fu introdotto nei territori compresi fra la valle dell’Aniene, la parte orientale della provincia di Roma, e la zona a nord di Frosinone; quei territori erano abitati dalle popolazioni italiche degli Equi e degli Ernici fin dall’anno 1000 a.C. e divennero, poi, colonia romana nel 133 a.C.

uva Cesanese

Il termine “Cesanese” deriva dal fatto che per impiantare quelle viti, occorreva disboscare intere colline; il vino, quindi, era prodotto nelle “caesae”, “luoghi degli alberi tagliati”. Il Cesanese fu molto amato dai Romani, ma mai perse interesse nei secoli successivi, quando nel Medioevo era ricercato presso nobili signori e prelati che lo avevano apprezzato nei vicini monasteri benedettini.

I vini da Cesanese furono i prediletti anche da Federico II di Svevia durante le sue battute di caccia e dai papi Innocenzo III e Bonifacio VIII.

Il primo a descrivere separatamente due «Cesanesi», quali due sottovarietà, fu Flavio Mengarini nel 1888: quello ad acino grosso o «Comune» o «Velletrano», e quello ad acino piccolo «d’Affile».

Il 29/05/1973 il Cesanese del Piglio ha ricevuto il riconoscimento D.O.C e nel maggio 2008 la D.O.C.G.

Negli anni ’80-’90, mentre in altre zone viti-vinicole d’Italia venivano ripensati i metodi di produzione per privilegiare qualità e concentrazione, il Cesanese ha vissuto un periodo travagliato: dopo due-tre anni d’invecchiamento perdeva colore; spesso era affetto da problemi di riduzione; paradossalmente era più richiesta la versione frizzante e la versione dolce, più che la versione secca e corposa, come da tradizione; infine, all’interno della D.O.C. scoppiò una forte polemica sull’opportunità di utilizzare la barrique.

Finalmente, in tempi più recenti, si arrivò a commissionare degli studi specifici sulle caratteristiche del vitigno e quali fossero i metodi di vinificazione più idonei. Furono individuati i migliori 7 cloni, su oltre 50, più adatti ai terreni della D.O.C.. Drastici diradamenti e ricerca della maturazione “tecnica” assolutamente sicura per i ruvidi tannini, come quelli del cesanese. In cantina la bassa temperatura di fermentazione, mantenuta tra i 15 e i 18 gradi centigradi, permette processi fermentativi lenti (spesso si va oltre i trenta giorni) che, uniti a continui rimontaggi, delestages e scuotimento delle masse in macerazione, aiuta ad estrarre gli antociani da una buccia molto dura, ne evita l’immediata ossidazione e ne favorisce la possibilità a legarsi ai tannini senza che l’alcool li “solubilizzi” prima. Anche con i lieviti è stata effettuata una scelta territoriale: sono stati prelevati in uno dei vigneti più vecchi e tipici della zona, selezionati e moltiplicati in colture di laboratorio; quasi tutti i produttori usano questi lieviti. E si registra, inoltre, in tempi recenti, un abbandono della barrique verso botti dai 350 ai 500 litri se non addirittura verso le botti dai 10.000 litri in su).

 

Gli assaggi

Vajoscuro (guado oscuro) è il nome della zona dove insiste la vigna storica dell’azienda; il rinnovamento parziale è continuo dal 2003, abbassando contestualmente la distanza fra le piante 1,20 m a 0,90 m. In effetti la vigna è molto grande, mentre il Vajoscuro (2.000 bottiglie l’anno) viene prodotto solo dalla parte più alta del vigneto, perché l’uva assume caratteristiche organolettiche migliori dovute al terreno. La vinificazione avviene in acciaio a temperatura controllata intorno ai 15°C, con lunga macerazione delle bucce per oltre 20 gg e pressatura soffice. La maturazione avviene in botti di rovere per 12 mesi ed affina in bottiglia per ulteriori 12 mesi.

E’ una versione “Riserva” ed ha un grado alcolico di almeno 14%.

Cesanese del Piglio Vajoscuro

Annata 2001: il colore è rubino cupo, con qualche riflesso aranciato; il naso viene assalito da profumi di frutta rossa, una nota erbacea ed una leggera nota pungente che svanisce dopo mezz’ora. Al palato è fruttato e secco, ha tannini morbidissimi ed una buona freschezza lo rendono abbastanza persistente. Fino a pochi anni fa sarebbe stato difficile assaggiare un Cesanese di 13 anni ancora così in forma!

Annata 2003: rubino cupo nell’aspetto; in questo vino di ben 11 anni ci sono ancora profumi floreali (viola) ad accompagnare le note fruttate ed una nota pungente. Al palato è fruttato, secco e tannico; un bel nerbo acido ed una fitta trama lo rendono persistente.

Annata 2004: anche per quest’annata il colore è rubino cupo; al naso, oltre alla frutta rossa e qualche nota floreale si avverte poco altro se non la solita nota pungente; al palato si apprezza dell’ottima frutta croccante, molta freschezza, una leggera nota di carruba, ed una nota calda al cavo orale in chiusura di sorso.

Annata 2005: da quest’annata ho notato un notevole cambio di marcia; piccole cose, ma molto importanti. Innanzitutto alcuna sbavatura né al naso, né in bocca e, poi, il colore è rubino molto limpido. I profumi sono delicati e nitidi di ciclamino e piccoli frutti rossi di bosco; al palato è fruttato, fresco, giustamente tannico, con una chiusura piacevole; abbastanza elegante.

Annata 2006: il colore rubino limpido e intenso; al naso note floreali e frutta rossa sono molto intensi e distinguibili; al palato è fruttato, fresco, piacevole, dinamico, di buon equilibrio ed alquanto persistente.

Annata 2008: rubino intenso e cupo; profumi di rosa appassita e frutta fresca; al palato offre un ampio spettro gustativo, è molto fruttato e fresco, è secco e giustamente tannico, ha una fitta trama ed una lunga persistenza in bocca.

Annata 2009: l’aspetto è rubino cupo con molti archetti; il calice offre note floreali e ferrose te da frutta rossa molto dolce, quasi in leggera confettura; al palato la frutta è croccante e fresca; è piacevole, tannico e le note minerali allungano il sorso.

Annata 2010: l’aspetto è rubino cupo e vivace; inizialmente è un po’ chiuso e ritroso, poi, però, si apre e si distende con profumi floreali e di frutta rossa croccante e piccoli frutti di bosco. Al palato è molto fruttato e fresco, ha tannini morbidi, una trama molto fitta ed una nota minerale che accompagnano il sorso verso una lunga chiusura.

 

Vini Terenzi
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