Greco di Tufo 2007 docg Bambinuto


BAMBINUTO
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio


Il lavoro in una miniera a Tufo nella prima meà dell’800
Basta poco. Pochissimo. Quindici minuti, massimo venti di auto dall’uscita autostradale di Avellino Est. E siete nel regno del Greco di Tufo, tra i comuni di Santa Paolina, Tufo, appunto, e poi su verso Altavilla e Petruro. Certo, conviene fare prima un colpo di telefono alle cantine che volete visitare, ma con una guida alla mano e un po’ di pazienza chi è davvero appassionato di vini non omologati si può divertire fino in fondo girando tra una decine di aziendine capaci di esprimere un bianco senza frutta esotica. Bisogna distinguere bene tra un vino buono e uno capace di dare emozioni, perché il primo in genere punta a piacere a più persone e dunque abbassa, proprio come fanno i politici, soprattutto negli ultimi anni, il proprio grado di coinvolgimento, sino a giudicare da un simboletto, una battuta in un salotto televisivo, un programma di partito o di un individuo. La teoria in voga da una ventina d’anni nel centro-sinistra secondo la quale meno cose si dicono più si allarga il consenso potenziale. C’è poi quel vino che, proprio come le persone che hanno qualcosa da dire, ha un impatto meno ecumenico, divide a tavola tra chi lo apprezza e chi invece preferisce passare ad altro. In genere, quando succede questa scena è molto probabile che vi troviate di fronte ad un buon bicchiere, qualcosa da annusare e approfondire con maggiore caparbietà. Vi confesso che mi stupisce sempre la determinazione con cui persone poche abituate a bere stabiliscano subito cosa sia buono e cosa invece non lo sia mentre chi è esercitato dall’esercizio della degustazione, anche empirica, in realtà sia sempre meno deciso nei giudizi. In fondo è la differenza tra chi ha studiato e chi no, tra chi trancia giudizi semplificatori convinto che basta assumere un’aria decisa per essere credibili e chi invece riesce a problematizzare anche le proprie certezze di fronte ad un dubbio avanzato da un interlocutore. La differenza tra chi usa le citazioni per impressionare l’interlocutore ancora più ignorante e chi legge invece i libri per elevare il livello di coinvolgimento di se stessi e del prossimo. Il Greco di Tufo di Bambinuto alla sua seconda uscita parla il linguaggio della verità, quella zolfata e acida del territorio, sia pure edulcorata da un’annata più ricca di frutta a causa degli anticipi provocati dalla siccità. Parliamo purtroppo di un vino quasi virtuale, in azienda appena un paio di centinaia di bottiglie perché la richiesta ha esurito tutto, come è accaduto in occasione della 2006, primo millesimo finito in etichetta e non venduto come uva. Solita storia, niente archivio, niente magnum, pesa grave l’inesperienza commerciale che porta a casa la rassicurazione dello stoccaggio esaurito ma anche un orologio storico che non può segnare nemmeno un minuto visto che si riparte ogni anno da zero. E così sarà forse anche con questa 2007, nonostante mi dicano che ne conserveranno: sono gentili, voglio farmi contento. In fondo è un problema mio, lo sfizio di gentile signore di mezza età… L’autore di questo miracolo bianco ha il doppio volto, quello della famiglia Aufiero, da sempre produttrice di uva greco, e la mano di Antonio Pesce, il giovane enologo (Manimurci, La Molara, Contrada Salandra) sempre più lanciato verso la caratterizzazione non ruffiana delle bottiglie, ovunque si trovi. I vigneti sono a 400 metri di altezza su terreno argilloso sulla collina del Cutizzi: davvero un piccolo gioiellino, la cantina è stata sistemata con una saletta di degustazione. Il nome Bambinuto è la traslitterazione di Benvenuto, così fu chiamata in paese la famiglia della moglie, i Cecere, quando rientrarono dal Venezuela: ora vogliono produrre vino partendo dai quattro ettari di greco e 1,5 di aglianico a Montemarano. L’azienda viene seguita dal papà Raffaele e soprattutto dalla figlia Marilena con l’aiuto dei fratelli Antonio e Michela. Lo beviamo su una buona genovese napoletana. Ci farà stare molto bene.

Sede a Santa Paolina. Via Cerro, 18
Tel. 0825.964634
Email: [email protected]
Enologo: Antonio Pesce
Bottiglie prodotte: 18.000
Ettari: 4 di proprietà
Vitigni: greco, fiano, falanghina, aglianico