Greco di Tufo docg 2010 Montesole, crù Vigna Breccia


Michele D'Argenio con appassionati di vino svedesi

di Lello Tornatore – Tenuta Montelaura

” Sei veramente gelida, Bice, se ieri sera nemmeno il vino Greco e’ riuscito a scaldarti “. Questa è la traduzione dal latino, dell’epigrafe di un affresco ritrovato a Pompei, risalente quindi al secolo precedente la nascita di Cristo. Ma non sono le presunte caratteristiche afrodisiache del vino Greco del tempo, ad interessarci (almeno il sottoscritto ), piuttosto le origini molto antiche del vitigno. Esso inizialmente fu impiantato e coltivato sui terreni alle falde del Vesuvio insieme ad altri vitigni bianchi con i quali concorreva nella produzione del famoso Lacryma Christi. Ed è solo nel XVII° secolo che il Greco trovò perfetta collocazione nell’area di produzione odierna e cioè in otto comuni della Valle del Sabato :Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Prata P.U., Petruro Irpino, Torrioni, Santa Paolina e Montefusco.

Vigna Breccia, a Montefusco

Ed è proprio nell’ “areale” di Montefusco che si colloca ” Vigna Breccia”, la vigna dei fratelli Gnerre, storici conferitori della Cantina Montesole sin dall’esordio, nel lontano ’94. Questo areale da dei vini naturalmente diversi dagli altri, nel senso che mano a mano che ci si allontana da Tufo andando verso Montefusco, la potenza solfurea si attutisce sempre più, fino a quando, proprio a Montefusco che è l’ultimo comune della denominazione, lascia prevalere l’eleganza dei sentori agrumati sulla potenza di quelli minerali ( ah questa benedetta-maledetta zonazione, quanto sarebbe utile farla!!!).

Areali di produzione della DOCG (fonte irpiniadabere.it)

Il Greco di Tufo Vigna Breccia fa parte di un progetto complessivo nato nel 2007 in concomitanza con il cambio di guardia degli enologi nella “Montesole”. Michele D’Argenio, nuovo enologo della cantina, chiese ed ottenne la realizzazione di un progetto che prevede la selezione di vini crù da vigne maggiormente vocate tra quelle dei conferitori storici dell’azienda, nelle tre tipologie di vitigni delle docg. Nascono così “Vigna Vinieri” per il Taurasi, “Vigna Acquaviva” per il Fiano e “Vigna Breccia” per il greco.

Il Vigna Breccia

Come per le altre due vigne, Vigna Breccia non è un nome di fantasia, non c’è nessuna favoletta costruita dal marketing, ma è proprio secondo la toponomastica catastale che la vigna si chiama così e la motivazione è ben evidente andando a calcarne il suolo composto da terreni argillosi misti a piccole pietre (breccia).

da sx, Paul White e Michele D'Argenio

Siamo tra i 600/650 mt slm, quindi con escursioni termiche notevoli, le pendenze esagerate del vigneto di un ettaro e mezzo, sono tutte a vantaggio del perfetto sgrondo delle acque meteoriche, che diversamente sarebbero una iattura per terreni argillosi come questi. A dispetto del classico sistema di potatura del Greco di Tufo a quattro, sei tralci che si dipartono dal fusto principale, adottato dalla stragrande maggioranza dei produttori a causa della scarsa produttività del vitigno (spesso alcune gemme sono cieche), qui a Vigna Breccia, la maniacale volontà di ridurre le quantità a vantaggio della qualità, porta ad adottare un Guyot a due soli tralci, stesi sul primo filo di ferro in opposta direzione.

Ed è anche per questo che le rese ad ettaro sono bassissime, oltre che per la scarsa densità d’impianto visto che parliamo di una vigna vecchia (circa 2500 ceppi per ettaro, allora così ” si usava”), nell’ordine di circa 60 qli ad ettaro. Gli Gnerre, tre generazioni di viticoltori, che durante il ciclo produttivo hanno incontri periodici con Michele D’Argenio, enologo di Montesole, praticano inoltre una potatura verde rigorosa, usano fare cimatura apicali ma non defoliazioni laterali che potrebbero esporre le uve a scottature pregiudicanti. Nessuna concimazione e nessun diserbo chimico viene praticato, una sola lavorazione del terreno dopo la vendemmia (vangatura), per renderlo più ossigenato, e poi solo sfalci dell’erba. Passiamo alle lavorazioni in cantina, che rappresentano quanto di meno invasivo possibile, alla luce delle nuove tecnologie: vinificazione in bianco, pigiatura soffice con abbattimento delle temperature del mosto fino a 12°, questo già dal convogliamento del pigiato in pressa.

Thijs e Doria, wine-lovers olandesi alle prese con Vigna Breccia

Qui staziona in macerazione per brevi periodi onde avere un’estrazione di aromi più completa. Successivamente solo il fiore del mosto viene utilizzato per il crù Vigna Breccia, mentre la restante parte va per la linea base. Nessuna filtrazione, l’illimpidimento avviene attraverso l’utilizzo della tecnologia del freddo e quindi dopo questa prima chiarifica si va in fermentazione con lieviti varietali per circa 20/30 gg. Subito dopo il primo travaso, effettuato per eliminare i residui grossolani intanto precipitati sul fondo, si inizia la fase di affinamento sulle fecce fini, che dura circa sei/sette mesi a seconda dell’annata. Una nuova chiarifica, sempre con il solo freddo, e via in bottiglia per almeno tre mesi. Ma già da quest’anno sembra che l’azienda, molto sensibile alle sollecitazioni del suo enologo Michele D’Argenio, voglia allungare i tempi per la presentazione dei crù, infatti al Vinitaly 2012 sarà presentato il Vigna Breccia 2010.Passando alla degustazione, restiamo già colpiti dal colore, che è leggermente più scarico di quelli dell’areale di Tufo, ma con riflessi verdognoli. E già questo la dice lunga sulle potenzialità evolutive del vino. Ma procediamo nella degustazione, verificando una bella consistenza oltre ad una magnifica vivacità.

Al naso inizialmente ci appare un pò chiuso, sarà stato per la temperatura troppo bassa( 9/10 gradi), sarà perchè aveva naturalmente bisogno di qualche minuto per aprirsi, fatto sta che abbiamo appena avuto il tempo del primo boccone di Mallone, che siamo stati investiti da un’esplosione di profumi, intensi ma eleganti, agrumi per primi, in particolare pompelmo rosa, poi pesca, albicocca ed infine il minerale.

Vigna Breccia e...il mallone

Il primo sorso si è militarmente piazzato ai lati della lingua come a presidiare zone di confine, per poi invadere anche il centro, occupando così, tutte le papille gustative. Al secondo, la pienezza di bocca si è confermata completa, dandoci una sensazione di avvolgente sapidità. Ecco, siamo prigionieri di Vigna Breccia…ma ci siamo “quasi ” liberati grazie a quella delizia che ci avevano preparato in abbinamento : Sua maestà il “Mallone”, dico quasi perchè l’abbinamento non è risultato perfetto, il vino prevaleva sul piatto(e ci credo!!!). Allora, ricordandomi dei suggerimenti di abbinamento del Greco di Tufo con l’agnello, che Angelo Muto (Cantine dell’Angelo) più volte mi aveva dispensato a larghe mani nel mio più completo scetticismo, l’ho voluto provare anche sull’agnello alla brace.

Vigna Breccia e...l'agnello

Il sito internet di Montesole

14 Commenti

  1. bell’articolo Lello. Veramente fa venir voglia di provarlo, pezzogna o non pezzogna.

  2. Articolo interessante ed istruttivo: complimenti Lello! Ed ora tocca mettersi anche alla ricerca di questa bottiglia..

  3. Quindi si può. Si può fare qualcosa di buono dalle parti di Ceppaloni ;-), si può lavorare con rispetto per l’ambiente senza appiccicarsi etichette, si può uscire con un paio d’anni di affinamento, si può bere un gran bianco con l’agnello alla brace (al solo pensiero faccio capriole di contentezza), si può sottolineare sempre più il lavoro e la presenza di “persone” dietro vini importanti. E’ anche possibile che Lello scriva un bel pezzo ;-). Grazie, ora vado a svegliare la Bice…

    1. Grande Fabrizio, se tu non esistessi sicuramente ci toccherebbe inventarti…ma urgono alcune precisazioni, seguendo l’ordine :
      1) Ceppaloni sta… dal lato opposto di Montefusco, perciò!!! ;-))
      2) L’abbinamento con l’agnello alla brace ci sta, a condizione che sia lattante(l’agnello) e che quindi il sentore ovino non sia troppo forte
      3) La serietà, l’impegno e la professionalità, pagano sempre…in tutti i campi, ma soprattutto in quello del vino, dove per fare un buon
      prodotto occorre in primo luogo, avere persone che lavorano bene in vigna…e poi in cantina
      4) Beh, una volta tanto può capitare anche a me… ;-))
      5) Lascia stare Bice, ha avuto una nottataccia…sta lavorando al decreto sviluppo…;-))

  4. Bravissimo Lello, ottima e precisa esposizione. Una vera lectio magistralis.
    A proposito della Bice che citi tu è stata una donna fortunata, perché se fosse vissuta qualche anno prima se la sarebbe vista proprio brutta.
    Pensa che per molto tempo alle donne di Roma era vietato bere vino, altrimenti subivano pene corporali, il ripudio e addirittura la morte.
    Ad esse veniva imposto “la temperanza bacchica”, perché, come diceva Ovidio “Et Venus in vinis ignis in igne fuit” (E Venere nei vini diviene fuoco aggiunto a fuoco”).
    Esisteva poi una legge specifica contro di esse che si chiamava “jus osculi”, con cui si concedeva il diritto di baciare le donne sulla bocca per appurare se avevano bevuto vino. Questa forma di controllo poteva essere esercitata dai “sungenis” fino al sesto grado di parentela! Hai capito!
    Abbracci.

  5. L’articolo mi ha tenuto con lo sguardo incollato allo schermo per circa 20 minuti, con una attenzione davvero notevole, rispetto all’argomento trattato…Lello sei bravissimo!!
    Sarà anche la grande amicizia che mi lega a Michele D’argenio, ma l’approccio maniacale e la professionalità che profonde nel suo lavoro, accrescono in me sempre più stima ed ammirazione per questo grande (nonostante l’età!) enologo.
    Proverò a breve l’abbinamento con l’agnello, poi riferirò delle sensazioni e delle conclusioni che trarrò… :-)
    Complimenti ancora e continuate così, cari Lello e Michele!

  6. Ho avuto la “fortuna”…di provare il prodotto…………e’ ecccccceeezzzzionale

  7. Devo dire che il vino e’ buono …ad Avellino ormai montesole e’ una bella realtà.

  8. ringrazio tutti per le belle parole (anche se alcune eccessive) ma ci sono delle precisazioni da fare:
    il progetto Crù è stato voluto da me quanto dalla Montesole con la partecipazione di tante persone che hanno contribuito e contribuiscono alla evoluzione e miglioramento di tale progetto:
    i viticoltori che hanno dato entusiasmo e disponibilità al progetto mettendo a disposizione materia prima superiore alla media;
    i cantinieri e gli operai che con molta attenzione hanno preservato e preservano dal mosto alla bottiglia il prodotto con miticolosa professionalità utilizzando le migliori tecnologie;
    ed i consumatori ed appassionati che ci stimolano ad andare avanti verso il nostro obiettivo ” avere un vino fotografia di un territorio che nel tempo (più o meno lungo ) possa essere l’eccellenza per quella zona e vitigno”

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