Grotta del Sole: Verticale di Montegauro 2009-2005-2003-2001-1996


Cantina Grotta del Sole: Luciano Pignataro, Elena Martusciello e Francesco Martusciello (foto di Sara Marte)

di Sara Marte

Grotta del Sole ha bisogno davvero di poche presentazioni. Un caposaldo della viticoltura campana ed una famiglia che al mondo del vino ha dedicato la propria vita con coesione e coerenza. Amichevole, giocoso e familiare è l’intenso incontro presso la cantina svoltosi con la squadra Slow Wine assieme a tutta la famiglia Martusciello . Dopo la sorpresa che ci ha riservato il Coste di Cuma in una ricca ed appassionata verticale, abbiamo avuto l’opportunità di provare  il Montegauro declinato in cinque annate.

Il Montegauro fa parte dei vini Riserva della cantina. I vigneti sono quelli che si trovano, nel cuore dei Campi Flegrei, presso il lago d’Averno. Territorio di media collina con terreni vulcanici molto sciolti e piante tutte a piede franco. E’ piedirosso 100% che trova qui non più la sua espressione facile e beverina della più diffusa tradizione, ma fu concepito, fin dalla prima metà degli anni ’90, come un vino longevo. E’ elevato in barriques di rovere francese per 12 mesi ed è poi affinato in acciaio prima di essere imbottigliato.

Montegauro 2009, Grotta del Sole (foto di Lello Tornatore)

Si comincia con la l’annata 2009. Non la troverete ancora in commercio poiché sta svolgendo affinamento in bottiglia; uscirà per Natale. Splendido colore rubino quasi impenetrabile, parla di grande freschezza di sentori e un forte equilibrio con il legno e le spezie. La frutta croccante come la prugna e la mora assieme alle note floreali conducono ad una bocca scattante ed un tannino di grande pregio che si muove setoso. Bella struttura per un sorso lungo.

Francesco Martusciello jr, enologo aziendale (foto di Sara Marte)

2005: Si esprime cupo e mostra grande ritrosia nel lasciarsi conoscere. Non troppo performante ha comunque il suo stile per un vino che ha quantomeno retto bene il tempo. Il naso parla di prugne e frutta rossa , questa volta matura e lascia con decisione scie speziate ed ancora di tabacco e cioccolato. La bocca , presente e ancora abbastanza sapida, chiude però non troppo lunga.

2003: Naso peposo e speziato ha buona croccantezza di frutto.LA vigoria che ti aspetti non viene tradita. La bocca in linea col palato ha una certa agilità che lo contraddistingue e gli regala una beva verticale, vellutata e pulita. E’ un bel bicchiere da bere adesso con grande gusto o da attendere pazientemente giacché mostra la struttura necessaria per proseguire il suo percorso enoico. Molto gradito.

La prima grafica del Montegauro, Grotta del Sole (foto di Lello Tornatore)

2001: Un naso di grande frutto molto maturo tra cui la marasca abbinato a sentori di pellame , spezie dolci , cacao amaro e pepe nero. La bocca non ha mantenuto l’agilità della precedente bottiglia e infatti risulta meno sapido, anche se il suo stato di salute è quello di un vino vivo e di buona materia.

1996: Trovarlo così pimpante è davvero una bella sorpresa. Colore fitto fitto con un’unghia leggermente aranciata  compare al primo naso con una speziatura ben fusa alla tipica frutta, questa volta in confettura. E’ denso ed il sorso lambisce tutto il palato muovendosi consistente e avvolgente. Molto lungo nel finale. Davvero un bicchiere che ha molto da dire. Forse il sorso più coinvolgente tra i rossi in degustazione.

6 Commenti

  1. Grazie a te Mimmo. E’ stata davvero una bella esperienza in un connubio indissolubile di atmosfera, racconti e vini.

  2. Buongiorno! Non sono un grande estimatore del Montegauro ma invidio molto questa degustazione perchè in tempi in cui , come dice giustamente lei, si pensava solo a vini beverini e pronti loro erano già proiettati verso il futuro. Questo, a prescindere dal gusto personale del vino in sè, è un valore aggiunto importante. Quanto avrei voluto provare quella ’96! dalla degustazione ho avuto un forte moto d’invidia. La 2003 non pare affatto male. Complimenti per la bella iniziativa e l’entusiasmo.
    Francesco

    1. Francesco in effetti ha colto nel segno. Così come commenta qui anche Romualdo Scotto , presente quella sera e grande conoscitore dei Campi Flegrei, la ’96 è stata una vera sorpresa di intesità, vivacità, presenza e salute. Veramente un bel bicchiere ” invidiabile”!

  3. La famiglia Martusciello è sempre stata una luce nei campi flegrei da quando non si parlava di territorio. Il Montegauro è l espressione elegante di ciò che puó fare il piedirosso e fin dove puó arrivare. Stupenda degustazione onesta sobria e diretta. Non deve essere sempre tutto buono e nemmeno tutto sentori inutili! Un quasi sommelier che bazzica il mondo del vino da quarant’anni.

I commenti sono chiusi.