Grottaferrata, Roma. Ristorante L’Oste della Bon’ora


Massimo Pulicati con il figlio Marco

di Virginia Di Falco
Particolare assai questo oste della buon’ora. Istrionico, egocentrico, anarchico, un po’ sbruffone e un po’ giullare, un po’ guascone. Recita, certo. Ma conosce la sua parte a perfezione.

E sa quale è il ruolo da giocare nella ristorazione di territorio, quella romanesca che gli è cara. Anzi, per essere precisi quella della «campagna romana» (vedi il manifesto su www.lecucinedellacampagnaromana.it).

L'Oste della Bon'ora, ingresso

Nel suo bel ristorante a Grottaferrata, alle porte della capitale, Massimo Pulicati attende al varco i suoi ospiti insieme ai figli Marco e Flavio intrattenendoli in sala. Niente filodiffusione, ma un giradischi vecchio tipo e sugli scaffali invece dei libri di ricette le collezioni in vinile di Jimi Hendrix e Led Zeppelin. Bastano però pochi minuti per capire che anarchico-tradizionale qui non si traduce in naif. L’oste è in realtà un professionista della ristorazione, aggiornatissimo, fine conoscitore di prodotti e aziende, ottimo comunicatore (complimenti al sito web, moderno, completo e funzionale).

L'Oste della Bon'ora. La saletta

In cucina la moglie Marisa. L’opposto del marito, come da manuale. Silenziosa, timida, nascosta (ma le bellissime rose color arancio della sala suggeriscono la sua presenza) in maniera slow eppure decisa e tenace gestisce ricette solide, consolidate e sempre senza segni di stanchezza.
Per cominciare, qualche bruschetta dell’oste o delle sottili fettine di «carcotto» (punta di vitello porchettato al vin cotto) accompagnate con un’insalatina che ha sapore e del buon pane cotto a legna.

La lasagnetta con il broccolo romano. L'Oste della Bon'ora

Tra i primi, oltre ai classici a’matriciana in cornucopia e spaghetti cacio e pepe, i ravioli di trippa e pecorino, la lasagnetta bianca con i broccoli romani, gnocchi con formaggio e semi di papavero.

Gnocchetti con i semi di papavero. L'Oste della Bon'ora

La carne qui  ha davvero una marcia in più, e non potrete fare a meno dell’aggressivo ma professionale coltello che accompagna il cosciotto di anatra con fichi e cipolle.

Coscia d'anatra con ficvhi e cipolle. L'Oste della Bon'Ora

Difficile staccare la polpa dall’osso. Ancora, stinco di maiale al forno, coniglio brasato e profumato con i fiori di lavanda.
O la quaglia in crosta di pancetta.

La quaglia in crosta di pancetta. L'Oste della Bon'Ora

Le verdure tutte di stagione e le patate fritte sono “vere”.

Tortino all'arancia. L'Oste della Bon'Ora

Chiusura con due o tre proposte di dessert, molto buono il tortino all’arancia.
Un discorso a parte merita la piccola ma curata carta dei vini. Anche questa, prevalentemente a difesa del territorio regionale (e nazionale), con la particolarità di indicare sia il prezzo di acquisto che quello di vendita — e con ricarichi più che onesti. Qui siamo ben oltre la moda del bottle sharing. L’oste invita a portare le proprie bottiglie da casa, per degustarle con i suoi piatti; oppure nel caso la bottiglia ordinata non sia finita, viene ritappata e restituita al cliente. Bottle saving, insomma.
Il menu vegetariano, e quattro menu degustazione tutti sui 40 euro (più o meno lo stesso alla carta). Quando si dice un’esperienza a tavola.
Da pensarci quando vi muovete tra Napoli e Roma.

Viale Vittorio Veneto, 133
Aperto: solo la sera. Sabato, domenica e festivi anche a pranzo.
Chiuso: lunedi.
Tel. 06.9413778
www.lostedellabonora.com