I bianchi d’annata di Raffaele Troisi: Fiano di Avellino 1992 e Greco di Tufo 2002 Vadiaperti


Una vecchia vite

di Marina Alaimo

E’ vero che a fare un grande vino il terroir rappresenta un ruolo fondamentale, spesso riconoscibile. Ma il vino che ci ritroviamo nel bicchiere è inevitabilmente il frutto di un connubio inscindibile, composto dall’unicità del terroir e dal fattore uomo, dal suo lavoro, dalla sua capacità di amare le proprie vigne ed il proprio vino e dall’irrefrenabile desiderio di comunicarlo agli altri. E’ un po’ come quando un pittore dipinge un paesaggio, per quanto questo possa essere naturalmente bello, ci coinvolgerà emozionalmente solo se l’artista è capace di unire a pennelli e colori il talento e l’anima. Ci si rende conto dell’importanza dell’interpretazione di un produttore vitivinicolo quando si assaggiano i vini di più aziende presenti sullo stesso territorio e figli della stessa annata.

Il Fiano 92

Spesso le differenze sono abissali, per quanto ci si sforzi a convincersi che tutti hanno messo il proprio impegno nel proprio lavoro seguendo una linea di pensiero diversa, arriva quello che ti colpisce profondamente e ti induce a tornare più volte a sorseggiare con piacere il suo vino. Allora inevitabilmente ti chiedi perché gli altri non siano capaci di fare altrettanto bene. Semplicemente non sanno ascoltare  il proprio vino, sono erroneamente portati a confrontarlo di continuo con le produzioni di territori lontani e con le richieste di un mercato di massa. Magari sono bravissimi nel fare marketing, vendono tantissimo, ma è e rimane appunto un prodotto commerciale. Il vino è molto di più, è un’espressione culturale, una testimonianza storica, un veicolo di comunicazione e promotore di un linguaggio che sa creare emozioni e piacevole convivialità. E’ vero che un’azienda debba pensare soprattutto a vendere per crescere e spesso semplicemente per sopravvivere, ma questo fattore può sicuramente camminare pari passo con una produzione di qualità e capace di comunicare il carattere e l’unicità del proprio territorio. I fatti ormai lo confermano.

La vigna

E ponendo il naso nei vini di Raffaele Troisi ed assaporandone la grande espressività ed unicità si è portati a fare ragionamenti di questo tipo. Ma anche osservando semplicemente i vigneti, esprimono una certa armonia e testimoniano la dedizione della mano che li cura. Quando un produttore ha gradito particolarmente la visita di un appassionato del settore, tira fuori le bottiglie d’annata, ed ecco spuntare dopo diversi assaggi il Fiano di Avellino 1992 ed il Greco di Tufo 2002. Il Fiano ha un colore ancora molto vivace, è dorato e brillante. I profumi sono leggermente ossidati, intensi nei sentori di cotognata, fichi bianchi, camomilla secca, mantengono viva la nocciola e la verve minerale. In bocca sorprende piacevolmente per la freschezza raggiante e la spinta sapidità con toni minerali ben presenti.

Il Greco 2002

Il Greco di Tufo ha ben dieci anni in meno, ma costituisce una preziosa tappa temporale per conoscere i diversi gradi evolutivi dei vini Vadiaperti. Ha un bel colore giallo oro brillante, il naso è intenso ed ampio, con decisa mineralità sulfurea, leggere note ossidate non sgradevoli, poi fieno secco, frutta gialla matura e semi di anice. Il sorso sorprende per la freschezza quasi ruvida, è sapido e di lunga persistenza. Sono entrambi vini non certo da meditazione (non ho mai capito bene cosa volesse significare) ma capaci di creare intesa e che creano voglia di ascoltarli più volte e parlarne all’infinito.

Raffaele Troisi (FotoPigna)

Magari ascoltando la voce intramontabile di Maria Callas nell’interpretazione dell’Habanera.

Sede a Montefredane, contrada Vadiaperti.Tel.0825.607270. www.vadiaperti.it. Ettari: 10 di proprietà. Bottiglie prodotte: 90.000. Fa il vino Raffaele Troisi. Vitigni: fiano di avellino, greco di tufo, coda di volpe, aglianico.

 

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