Wine Spectator 2012: ecco i migliori 100 vini del mondo



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15 Commenti

  1. Pensare che i migliori tra i pochissimi italiani siano prodotti Folonari e Cavit la dice lunga sui criteri di scelta della rivista

  2. Da notare che nei primi due posti della classifica dei bianchi italiani ci sono ill Greco ed il Fiano di Antonio Caggiano. (Quest’ultimo il mio vino preferito)

    1. Di Caggiano c’e’ solo il Greco di Tufo, ma prima come bianco c’e’ Anselmi con il “San Vincenzo” 2010

  3. Forza Italia! ancora una volta uno dei nostri in nona posizione! Il Ciacci Piccolomi d’Aragona…sono proprio felice! L’ho assagiato (anche se ho dovuto comprarlo online su http://www.sangishop.com perchè è quasi impossibile trovarlo in enoteca :-D ) ed è davvero molto buono, poio per il prezzo che costa fa ancora di più venire voglia di bere :-) L’anno scorso anche facemmo un’ottima figura ricordate? Il Campogiovanni Brunello arrivò mi sembra addirittura al quarto posto…ed era una bottiglia che costa poco più di 22 euro! I veri vini…sono i vini italiani!

  4. Brava Ilaria, grandissimo risultato, continua cosi’ ! Pero’ un brava anche alla mamma Chiara che da dietro le quinte ha sempre dimostrato di essere una grande. Con affetto Maura Sarno

    1. Grazie Maura, i tuoi sono complimenti speciali,
      i riconoscimenti di tutti noi produttori Campani fanno bene a tutti, i tuoi per il Fiano, quelli di tutti gli altri per Greco o per Taurasi o aglianico che sia…….
      L’unione fa la forza!
      Il nostro è un territorio fantastico..

  5. Non vorrei essere disfattista, ma come al solito questa classifica viene interpretata per quello che non è, cioè “i migliori 100 vini del mondo”. Si tratta di una classifica fuorviante che tiene conto di tre fattori combinati tra loro: Punteggio WS, diffusione del vino sul mercato USA, prezzo del vino sullo scaffale. Quindi va presa con le molle, basti considerare che meno del 2% delle aziende Italiane esportano negli USA o del fatto che alcuni vini di grande pregio sono prodotti in numero limitato e giocoforza hanno una presenza sul mercato irrisoria.

  6. Nonostante Antonio si sforzi continua a essere disfattista: La classifica non prescinde dalla qualità, infatti devi ottenere un valore di almeno 90/100, dopo, ma solo dopo si analizzano altri aspetti.
    Vediamoli: Diffusione/disponibilità sul mercato statunitense, mi dici, tra quelle cantine che reputi grandi (x qualità), quale è assente negli USA?
    Poi si fa riferimento alla territorialità, al rapporto qualità/prezzo, ai progressi della cantina nel tempo, ebbene analizzo sollo quello che conosco; nella nostra realtà abbiamo la Cantina Donnachiara, con il suo Aglianico ha ottenuto 90/100 , ha un forte legame con il territorio, ha un buon rapporto qualità/prezzo, viene penalizzato con la posizione 100° per la sua scarsa diffusione, infatti vi sono vini, in classifica, con il suo stesso punteggio qualitativo che occupano posizioni migliori (38°-41°-42°-45°-46°-47°) . La Cantina di Antonio Caggiano con il suo Greco (92/100) esprime un vino del “Suo Territorio”, è un riferimento del Suo Territorio, un prodotto di qualità con una resa uva-vino del 50% circa, quando la media è sul 70-75%, se avesse una diffusione più capillare sul mercato americano occuperebbe una posizione ancora migliore del 69° posto.
    A prescindere da queste precisazioni, dico che è meglio esserci che non esserci in queste classifiche, perchè alcuni mercati, Stati Uniti, in primis, Canada, i paesi orientali seguono molto la guida di Parker, e decretano il successo delle etichette presenti.
    Dobbiamo essere soddisfatti di questo risultato, 2 cantine su 16 italiane presenti sono Irpine (nel 2011 solo Terredora), un bel riconoscimento per una Enologia che sta raggiungendo un livello qualitativo medio molto alto, l’ auspicio che, parallelamente, cresca la consapevolezza di affrontare il mercato con maggiori investimenti (pubblici e privati) e incisività. Congratulazioni ad Antonio e Pino Caggiano ed alla Famiglia Petitto,

  7. Grazie Angelo,
    mi fanno un gran bene le sue parole, spesso chi scrive es.(NYMarketAnalyst) di cui mi piacerebbe sapere nome e cognome, mi dà la sensazione di essere affetto da quel brutto male tutto italiano che ingessa il nostro Paese : l’INVIDIA!
    Dietro questi risultati, c’è tantissimo lavoro, ci sono investimenti che costano carissimi, ci sono sacrifici, ci sono forti motivazioni…….
    Lei coglie degli aspetti sicuramente veri, ed è naturale che una rivista come WS non possa non tener conto della diffusione del prodotto sul territorio,
    sarebbe inutile promuovere un prodotto se poi lo si cercasse e lo stesso non esistesse, questa è la prima regola del marketing…
    Comunque come lei, giustamente dice, queste classifiche sono importantissime e consacrano aziende che, evidentemente, si fanno notare in qualche modo, commercialmente su quel mercato, per la loro qualità, PRIMA DI TUTTO, il che è un risultato importante e del quale si avvantaggia tutto un territorio.
    Non bisogna essere miopi, come al solito, e farsi accoppare da sentimenti di risentimento per chi ce la fa, nessuno è mai arrivato, chi fa impresa questo lo sa bene, e continua a combattere sempre..Ma una cosa mi sento di dire, gli italiani non riusciranno mai ad essere meritocratici come gli Americani, cercheranno sempre un perchè negativo al successo altrui, e per questo motivo non saremo mai un Paese capace di sfruttare le proprie risorse al massimo della nostra potenzialità…….
    Ovviamente con le dovute eccezioni, come i tanti come lei, che ringrazio.

  8. Se un pò di disfattismo bisogna fare, lo farei sul numero complessivo di etichette italiane presenti in classifica, che sono ancora troppo poche rispetto alla numerica di aziende e produzioni ottimali che abbiamo lungo il nostro paese; evidentemente paghiamo pegno per una visione poco affidabile data dalla nostra politica all’estero. Speriamo che in futuro si dia maggior impulso alle esportazioni facendo conoscere i doni del cielo che questa terra produce.

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