Garantito IGP. E ora un po’ di vino svizzero: vigneti del Lavaux


i vigneti nel Lavaux

di Lorenzo Colombo

Il Lavaux -zona viticola situata tra Montreux e Losanna- si trova nel Vaud, una delle sei regioni viticole svizzere, che, dopo il Valais è quella con l’estensione vitata più elevata (oltre 3.800 ettari per una produzione di circa 285.000 ettolitri nel 2012).

Ma iniziamo con l’inquadrare velocemente la viticoltura della Svizzera, una nazione poco conosciuta per i suoi vini, per il semplice motivo che la produzione nazionale non basta al fabbisogno dei suoi abitanti, e di conseguenza difficilmente questi vini vengono esportati.
La superficie vitata nazionale ammonta a poco meno di 15.000 ettari (14.915 quelli dichiarati nel 2012), -estensione pari a circa quella dell’Oltrepò Pavese, per fare un paragone con l’Italia- mentre la produzione è stata di poco più di un milione d’ettolitri (1.004.040 quelli dichiarati sempre nel 2012) -poco più di quella delle Marche, sempre per fare un paragone con l’Italia.

La maggior parte della superficie vitata -e della produzione- si trova nella Svizzera Romanda -quella francese per intenderci meglio- dov’è collocato il 75% del vigneto nazionale (11.197 ettari)  con oltre l’ 81% della produzione (816.488 ettolitri); segue quindi la Svizzera tedesca con 2.629 ettari (17,6%) e 130.941 ettolitri (13%), ed infine quella italiana: 1.090 ettari (7,3%) e 56.651 ettolitri (5,6%).

Il Vaud è incollato nella Svizzera Romanda, e precisamente i suoi vigneti partono da Bex –a metà strada tra Martigny e Montreux, per poi estendersi su tutta la sponda settentrionale del Lago Lemano, più conosciuto da noi col nome di Lago di Ginevra, sino ad arrivare, nella parte più a nord, al Lago di Neuchâtel, dove si trovano le zone viticole di Bonvillars e Côtes de l’Orbe.

A metà agosto, durante la nostra permanenza a Sierre, in occasione del Mondial des Pinots, abbiamo avuto l’occasione di poter osservare i vigneti del Lavaux da una posizione privilegiata, ovvero dal lago; l’organizzazione del concorso ha infatti programmato un’escursione in battello – dal Château de Chillon sino a Losanna, costeggiando quindi i trenta chilometri di vigneti terrazzati che costituiscono i sei “lieux” ed i due “Crus” di Lavaux.

Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi  è di una bellezza straordinaria, l’uomo ha costruito, a partire dall’ XI secolo, oltre 400 chilometri di muretti a secco, che, su quaranta diversi livelli sostengono qualcosa come 10.000 terrazzamenti che si spingono dalle rive del lago sino a 600 metri d’altitudine, al limitare dei boschi e che vanno a costituire gli 820 ettari dell’Appellation Lavaux; questi vigneti sono stati inseriti nel giugno 2007 nel “Patrimonio mondiale” dell’UNESCO con le seguenti motivazioni “Eccezionale esempio di una tradizione culturale. Paesaggio che simboleggia un’epoca significativa di una storia dell’umanità. Straordinario esempio di una forma di utilizzo del suolo da parte dell’uomo sotto la pressione esercitata da un inarrestabile cambiamento”.

L’inizio della viticoltura nel Lavaux –come d’altra parte in molte nazioni europee- si deve all’opera dei monaci delle numerose abbazie che plasmarono il paesaggio e costruirono strade che permisero lo scambio e la commercializzazione dei prodotti agricoli; esistono documenti, datati primi decenni del ‘300 che descrivono i metodi costruttivi per la creazione dei terrazzamenti e degli alti e spessi muri di sostegno per formare suolo coltivabile in zone scoscese.

Altri documenti, della seconda metà del ‘300 stabiliscono regolamenti per mantenere la qualità dei prodotti coltivati e per incoraggiare il consumo dei vini locali a scapito di quelli d’importazione.

La costruzione di strade moderne, e l’avvento della ferrovia a metà del 19° secolo resero infine la zona decisamente più accessibile, infine, una normativa, stilata nella seconda metà del XX secolo ha stabilito regole più chiare in merito alla produzione vitivinicola.
Lavaux  è quasi sinonimo di Chasselas -il più importante vitigno a bacca bianca della Svizzera- che in questa Appellation costituisce oltre il 75% del vigneto, qui l’uva trae beneficio dai “tre soli”, ovvero oltre alla radiazione diretta, le vigne si giovano del reverbero dato dal lago e da quello delle bianche pietre che costituiscono i muretti; gli altri vitigni principali coltivati sono il Gamay ed il Pinot noir.

I suoli, formati dal ritiro del ghiacciaio del Rodano, sono leggeri e di natura morenica con varie percentuali d’argilla, di calcare e di minerali vari, e cambiano in composizione col variare dell’altitudine, cosicché variano anche le caratteristiche organolettiche dei vini prodotti ad altezze diverse.

Il primo “lieux” che s’incontra –partendo da Chillon- è quello di Vevey-Montreux, 100 ettari di vigneti che si snodano da Chillon a Vevey; la cittadina di Montreux è famosa nel mondo per il suo Festival del Jazz, la cui prima edizione risale al 1967, l’evento si tiene annualmente nel mese di luglio, ed è uno tra i più importanti d’Europa.

Si susseguono quindi ininterrotti i 122 ettari di Chardonne, ed i 128 di St. Saphorin; i vini di quest’ultima zona sono tra i più considerati in Svizzera.

Si arriva quindi al Grand Cru Dézaley, probabilmente il più conosciuto di tutta la Svizzera, con i sui 54 ettari dove si toccano pendenze del 100%, qui i terrazzamenti sono tanto stretti che in alcuni vi trova spazio un solo filare, il vino che se ne produce dà il meglio di sé dopo un paio d’anni d’affinamento.

Affiancato si trova l’altro Grand Cru, Calamin, il più piccolo della denominazione Lavaux, sedici ettari incastonati nel lieux Epessis -di 133 ettari- ed il lago; seguono infine Villette con 176 ettari e Lutry, con i suoi 95 ettari che vanno a sfiorare la città di Losanna.
Come dicevamo noi abbiamo effettuato la visita dei vigneti in battello, utilizzando “La Suisse”, l’ammiraglia della flotta di battelli a vapore che solcano il Lago Lemano, questa flotta (vedi), è costituita da battelli a vapore costruiti nel primo e secondo decennio del XX secolo, e completamente rinnovati negli ultimi anni, lasciandone comunque immutate le caratteristiche originarie, compresi i bellissimi arredi dei saloni interni.

Si possono comunque ammirare più da vicino questi terrazzamenti anche in treno, con il “Lavaux Express”, un apposito trenino su pneumatici, che da aprile ad ottobre percorre i vigneti dando l’opportunità di toccarli con mano.

Segnaliamo infine, per chi volesse effettuare una visita nel Lavaux, di non perdersi una puntata a Rivaz, dove ha sede “Vinorama”, un centro dov’è possibile scoprire la viticoltura del Lavaux e, naturalmente, assaggiarne i vini.

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Un commento

  1. Articolo molto ben fatto. Complimenti. Spero in un nuovo capitolo dedicato al Vallese ed ai suoi grandi vini bianchi, Heida in primis.

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