Il giornalista di Chicago Tom Hyland e il futuro della Falanghina


Vincenzo Mercurio con Tom Hyland :Irpinia tour 10 giugno 2010

di Tom Hyland 

La Falanghina, presente in tutte le province della Campania, ha avuto una storia davero notevole negli ultimi 10 anni. La sua identità è passata da quella di un vino semplice e fresco ad uno dei vini piu’ ricchi e complessi, grazie ad un piccolo gruppo di vignaioli campani.


L’enologo di una di queste aziende è Vincenzo Mercurio, con il quale ho avuto il piacere di trascorrere un’intera giornata in Irpinia, durante il mio ultimo viaggio in Italia. Mercurio è stato l’enologo di Mastroberardino per un po’ di anni, e dal 2007 ha intrapreso la carriera di libero consulente.

Oggi segue aziende campane quali: I Favati in Irpinia, Fattoria La Rivolta nel Sannio e Masseria Felicia nell ‘alto casertano. Si occupa anche di una piccola azienda in Provincia di Avellino, Cantine Sanpaolo. Mercurio ha fatto qui diverse vendemmie di falanghna, ma poi ha deciso , insieme ai produttori, di specializzare i crus, realizzando studi approfonditi sul territorio del beneventano da dove arrivano le uve.
Benevento, che si trova a nord – est di Avellino,  è conosciuta per la falanghina da tempo nell’area Sannio Doc, mentre l aprovincia di Avelino è nota per il Greco e il fiano.

Mercurio si è accorto che nel  mezzo chilometro quadrato,  da dove  ha preso la falanghina per la cantina sanpaolo, esistevano 4 tipi differenti di terreno. Assaggiando le varie partite, ha deciso di vinificarle e imbottigliarle separatamente. Il primo esperimento  nasce nel 2008, con 4 imbottigliamenti : Aria, Acqua, Terra and Fuoco

San Paolo Falanghina, Aria (l)  e Terra
Ho assaggiato il 2009 di questi 4 vini insieme a Mercurio al Ristorante La maschera di Avellino e sono rimasto impressionato  non solo, dalla tecnica enologica, ma dai singoli caratteri di ogni vino. Ecco le descrizioni che Mercurio mi ha fatto dei terreni:

Aria –  terreno argilloso – calcareo  appena pietrosol

Acqua – terreni sabbiosi da una zona fluviale

Terra –  i terreni sono tdi argilla compatta
Fuoco – terreni sabbiosi con influenza vulcanica

Mercurio mi spiega che i primi due sono più aromatici di natura, mentre gli altri due presentano una maggiore struttura. Assaggiati in ordine, i vini aumentano in concentrazione.  Acqua la berrei tra un anno o due, mentre Fuoco dovrebbe maturare per tre – cinque anni.
Anche la complessità cresce. Mentre  Terra ha un finale gessoso e un po’ terragno, Fuoco mette in mostra una gran forza minerale.  tutti vini sono davvero equilibrati , con frutto fresco e acidità vibrante, il marcatore varietale della falanghina.

Ciascun vino è stato vendemmiato piu’ o meno nello stesso periodo e vinificato alla stessa manieracon affinamento sui lieviti. Maturato solo in acciaio, dimostra di essere un’affascinante espressione di terroir da una sola varietà con un unico meso clima.  Ovviamente questi vini hanno una produzione piuttosto limitata( circa 1000 bottiglie per tipo)e saranno disponibili a breve sul mercato italiano. Si tratta secondo me di un progetto straordinario, che sicuramente influenzerà altri produttori e vignaioli in Campania, dando luogo a produzioni di sempre maggiore qualità di questo splendido vitigno, la falanghina.

 

2 Commenti

  1. Ho i miei dubbi che” l’areale acqua” possa dare un prodotto eccellente. Per esperienza diretta, ho degustato delle Falanghine da uve di terreni simili,e non è stato un ottimo bere. Ma non erano fatte da Vincenzo Mercurio, che sia questo il motivo?
    Ottima comunque l’iniziativa del dinamico enologo!!! Magari dessero tutti questa importanza al terroir.

  2. Se l’azienda che si è prestata a questa vinificazione “zonale” è la San Paolo, non c’è bisogno, Giulia.
    L’amministratore, avv. Sergio Marchillo, è stato mio compagno di scuola. Comunque grazie per la disponibilità, ti terrò presente per altre donazioni enoiche. A proposito, perchè non cerchi di sfilare qualche buona bottiglia di champagne al Guardiano del faro?
    P.S. Naturalmente per areale acqua intendevo quello corrispondente ai “terreni sabbiosi da una zona fluviale” così come identificato da Tom Hyland nel post.

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