Il rosè spopola in Francia: è l’aperitivo più trendy


Produzione e consumo: l’unico vino in crescita negli ultimi dieci anni

PARIGI- A lungo snobbato da molti, il vino rosè è tornato di gran moda in Francia, soprattutto all’ora dell’aperitivo: più leggero, fresco e meno costoso rispetto ad altri vini o super alcolici, il rosè si è preso la rivincita. Il suo consumo sul totale dei vini negli ultimi dieci anni è aumentato dall’8% al 21%, secondo Francois Millo, direttore generale del Consiglio dei vini della Provenza (Civp), regione specializzata da sempre nel rosè.
Si tratta anche della «sola produzione viticola il cui volume è aumentato negli ultimi anni», spiega Gilles Masson, direttore del Centro di ricerca e di sperimentazione sul vino rosè di Vidauban, nel sud della Francia. Questo successo è dovuto – osserva Michele Nasles, presidente del sindacato dei Coteaux d’Aix – ad una «miglior qualità» dei rosè prodotti ma anche «ai gusti dei consumatori che sono cambiati. Vogliono vini più leggeri e il rosè si sposa bene con l’aperitivo buffet che va così di moda ultimamente».
Tant’è che anche nella capitale, tra i parigini più snob, il rosè spopola. E non solo durante la stagione estiva.
Nella storica Brasserie Lipp di Parigi, situata nel quartiere chic di Saint-Germain-des-Pres, i clienti durante i pasti – commenta il direttore Claude Guittard – «preferiscono consumare del rosè, o comunque un vino leggero». Nel ristorante preferito da Sartre e Simone de Beauvoir, «l’aperitivo all’anice, il gin e la vodka sono in caduta libera. Il rosè è invece il vino più richiesto». Per lui le ragioni sono diverse: «Si fa più attenzione al portafogli, si vuole restare sobri e soprattutto si teme l’alcotest quando si è al volante. Inoltre il rosè è un vino più semplice, delicato, meno impegnativo e più democratico», rispetto per esempio al rosso.
Di fronte all’entusiasmo crescente dei consumatori tutte le regioni di Francia si sono date alla produzione del rosè. La produzione è aumentata anche in America del sud, nel Magreb e negli Stati Uniti ma la Francia resta il primo produttore mondiale con il 10% del mercato, davanti ad Italia e Spagna.

Fonte Ansa