Isole e Olena, ilcuore del Chianti batte a Barberino Val d’Elsa


Paolo De Marchi

Paolo De Marchi

di Gianmarco Nulli Gennari

Ascoltare i racconti di Paolo De Marchi nella sala degustazioni del suo “regno”, a Isole e Olena, è un vero privilegio. Al termine della visita puoi constatare di avere imparato qualcosa di nuovo. Pochi come lui (che pure è di origine piemontese) sanno riassumere in poche decine di minuti la storia recente di un territorio, il Chianti Classico, vocato da secoli alla vitivinicoltura di qualità. E il bello è che le stesse sensazioni di rigore, impegno, integrità estetica, dedizione per il territorio e per una ricerca incessante della qualità te le ritrovi pochi attimi dopo nel bicchiere.

Isole e Olena

Isole e Olena

E allora eccola, in spiccioli, la storia di Isole e Olena, azienda che prende il nome da due borghi agricoli (a mezzadria fino agli anni Cinquanta del ‘900) nel comune di Barberino Val d’Elsa, nella zona nord-occidentale della denominazione. Fu il padre di Paolo, discendente di una famiglia che si era occupata di vino nell’alto Piemonte, a Lessona, ad acquistare i poderi nel 1956, giusto in tempo per assistere alla fine della mezzadria. “Qui vivevano e lavoravano 120 persone. Nel 1965 ne erano rimaste solo 14”, racconta. Paolo è legatissimo a questa terra ma non ha dimenticato le sue origini nordiche, tanto che da diversi anni ha ripreso in mano la storica proprietà Sperino dei suoi antenati e l’ha affidata al figlio.

Isole e Olena, vigneti

Isole e Olena, vigneti

Nei primi anni ’70, durante gli studi in agronomia, De Marchi fece esperienza in California e fu tra i primi a scoprire i cabernet e gli chardonnay che proprio in quegli anni favorirono l’esplosione mediatica internazionale della Napa Valley. Nel 1976 cominciò la sua avventura in Toscana, che quindi ha appena compiuto i 40 anni. Sulle prime l’idea fu quella di studiare approfonditamente i terreni dell’azienda per valutarne le vocazioni e le uve più adatte; contemporaneamente fu iniziata una selezione massale del sangiovese presente a Isole e Olena a scopi migliorativi, e furono poi impiantati cabernet sauvignon (direttamente da Bordeaux), syrah e chardonnay. Presto si capì che per valorizzare il sangiovese bisognava vinificarlo in purezza, a costo di uscire dal disciplinare che allora prevedeva l’obbligo di utilizzare anche uve bianche. È così che nel 1980, seguendo l’esempio di altri illuminati vignaioli, in primis il Sergio Manetti inventore di Pergole Torte, nasce il vino-bandiera dell’azienda, il Cepparello, affinato 18 mesi in barriques di vari passaggi e poi in vetro per un altro anno e mezzo. Il Chianti Classico, invece, prevede ormai da anni un uvaggio basato su sangiovese in prevalenza (80%), canaiolo e un piccolo saldo di syrah (5%). Le uve internazionali danno vita a tre vini in purezza della linea “Collezione Privata” (fino a pochi anni fa “Collezione De Marchi”), che puntano più sull’aderenza al terroir che sul varietale.

Isole e Olena sorge a una quota di circa 450 metri di altitudine e consta di 320 ettari, di cui 56 vitati (si coltivano anche malvasia e trebbiano per produrre uno straordinario Vin Santo). Quindici ettari sono occupati dagli ulivi. Da qualche anno, per ridare equilibrio e biodiversità alla tenuta e anche in omaggio alla tradizione mezzadrile, si coltivano grano per una piccola produzione di farina e frutta che viene trasformata in marmellate.

Ma veniamo agli assaggi, effettuati in azienda nello scorso mese di ottobre.

Degustazione a Isole e Olena

Degustazione a Isole e Olena

Lo Chardonnay 2014 Collezione Privata, frutto di un’annata fresca, è molto minerale ed elegante. 85. Più convincente e attraente lo Chardonnay 2015 Collezione Privata, da poco in vetro, decisamente succoso e ricco di polpa. L’uso del legno è davvero misurato e ci regala uno degli migliori esemplari nostrani della nobile uva bianca borgognona. 89.

Il Chianti Classico 2014 supera con agilità una vendemmia problematica: bel colore porpora, profumi fruttati ancora poco incisivi, dal tratto vagamente esotico; tannino finissimo e grande acidità in chiusura. Già in beva ma può migliorare in bottiglia. 86.

Il Cepparello 2013 presenta un olfatto molto pulito, balsamico, con ricordi di incenso e spezie orientali, poi emergono ciliegia e terra bagnata. In bocca è estremamente giovane, con tannini potenti, ancora da distendere. Promette bene, ma deve sciogliersi. 88.

Il Cepparello 2010 alterna sentori di tostatura nobile a piccoli frutti rossi (ribes e lampone), poi una nota balsamica come di liquirizia. L’ingresso al palato è solenne, ha grip ed energia ma anche eleganza, grande dinamica gustativa e lungo finale sapido. 91.

Il Cepparello 2006 è ormai in piena maturità ma ha ancora uno scatto ragguardevole. Naso iperclassico, violetta, ciliegia, alloro e tabacco, uno sbuffo di cioccolato e un accenno di  sottobosco. Sorso finissimo, grande equilibrio acido-tannico, beva irresistibile. Notevole la persistenza, con ricordi di liquirizia e ancora ciliegia. Grande vino. 93.

Il Chianti Classico Gran Selezione 2006, prodotto in poche centinaia di bottiglie, è composto da sangiovese, cabernet franc (12%) e syrah (8%). Profumi molto speziati, una decisa nota vegetale e poi ancora cuoio e caffè. Di bella estrazione, sfaccettato, mantiene il timbro della casa fatto di eleganza e grazia, che invogliano a ribere. Forse gli manca solo un po’ di allungo in più. 89.

Il Syrah Collezione Privata 2009 è fedele testimone di un’annata irregolare, e presenta sensazioni olfattive più ematiche che speziate: il classico pepe è relegato in un angolo, emergono semmai sentori orientali, affumicati e di erbette aromatiche. In compenso il tannino è dolce e succoso, di buon contrasto. In chiusura emergono lievi cenni di evoluzione. 86.

Il Cabernet Sauvignon Collezione Privata 2013, pur giovanissimo, è per noi la bottiglia della giornata. Colore scuro, olfatto spettacolare dominato da mora e cioccolato, poi una territoriale viola, oliva, inchiostro, anche accenni mentolati. In bocca è cesellato e rinfrescante, cosa insolita per un cabernet così giovane, eppure ha materia ed equilibrio esemplare. L’unico riferimento alle tipiche note vegetali del vitigno arriva in retrolfazione. La persistenza si misura in minuti. 94.

Si chiude in bellezza con un tradizionalissimo Vin Santo del Chianti Classico 2006, austero e al tempo stesso armonioso, dal sorso dolce ma di buona reattività, con ricordi di miele e agrumi canditi. Forse gli manca un filo di acidità per raggiungere l’eccellenza. 87.

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