Kleos 2006 Paestum igt


MAFFINI
Uva: aglianico e piedirosso
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Il piovoso 2006 è un anno un po’ difficile per i vini da monovitigno, soprattutto per i bianchi, molto ovviamente dipende dalle zone e dall’uva, ma in linea di massima dobbiamo abituarci a convivere con notevoli testa coda, anche nello stesso areale. Nelle annate difficile sono invece i blend a dare sempre il meglio di se perché le uve si compensano con le diverse caratteristiche e trovi così la ragione del perché il vigneto Italia sino a vent’anni fa in realtà era un misto di più varietà spesso vinificate insieme, anche uve a bacca bianca e rossa. Qui siamo di fronte ad un motore Ford da un milione di chilometri, consolidato e assolutamente affidabile per il consumatore. Da questo vino non dobbiamo aspettarci emozioni e serate indimenticabili, ma solo un onesto lavoro di manutenzione del palato quando si è alle prese con un piatto. Il colore rosso rubino molto vivace e giovanile è accompagnato da un olfatto ancora floreale intenso con frutta rossa ben matura e il sottofondo di alcune note verdi non spiacevoli ma complementari, in bocca la spinta acida è notevole, non preponderante perché inserita in un giusto contesto di equilibrio alcolico e strutturale, con tannini ben risolti durante la lavorazione capaci di regalare un bicchiere senza angosce. Lo scarto in più del Kleos, quello che lascia alle spalle gran parte dei vini di questa fascia, resta una piacevole nota sapida, quasi salmastra per certi versi. Un vino abbastanza morbido nell’attacco ma senza ruffiane note dolci e molto efficace quando deve entrare in azione sul cibo. Come nel caso della spettacolare zuppa di pesce, molto strutturata e ricca, preparata dal San Lorenzo a Roma: in questo caso il rosso di Raffaella e Luigi, inizialmente non prevista, ha fatto un pronto soccorso da manuale non altrimenti possibile da trovare pur in una carta ricca e articolata. Per non parlare del prezzo. Questo vino, pur essendo il base, in realtà ha le carte in regola per stare anche in tavolate importanti. Purtroppo si consuma abbastanza giovane e noi non conosciamo le potenzialità evolutive perché non è pensato, come il Cenito, per durare più a lungo negli anni. Un bel prodotto in cui davvero la soddisfazione papillosa si coniuga alle esigenze della tasca. E di questi tempi è un aspetto non secondario quando un appassionato non vuole rinunciare a bere bene al ristorante senza dover necessariamente alla fine caricare troppo il conto. Soprattutto quando si trovano ristoratori di mestiere che il vino sanno farlo girare al giusto prezzo. Non sono difficili da trovare: sono quelli che riescono ad attraversare, pur tra mille difficoltà, la crisi.r
Sede a Castellabate, contrada Cenito. Tel e fax 0974.966345. [email protected]. Enologo: Luigi Maffini con i consigli di Luigi Moio. Ettari: 9 di proprietà e 2 in affitto. Bottiglie prodotte: 80.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, barbera, fiano.