La cantina Donnachiara a Montefalcione, Irpinia in rosa


Ilaria Petitto

di Marina Alaimo

Donnachiara è un’azienda vitivinicola irpina tutta al femminile, impostata sul grande amore per l’agricoltura, il forte legame con il territorio, ma anche profonda cultura e spiccato senso per l’estetica. Sono ormai sempre più numerose le realtà vitivinicole dove le donne giocano un ruolo fondamentale riuscendo con entusiasmo e successo a far rinascere l’attività di famiglia.

Donna Chiara, veduta dall’azienda

La capacità a prestare attenzione a tutti i particolari, ad esprimere con naturalezza l’amore per la famiglia e le proprie origini, ma anche la tenacia acquisita nei secoli per conquistare i ruoli da leader convenzionalmente destinati unicamente agli uomini, rappresentano le fondamenta inoppugnabili sulle quali si erige il meritato successo. Chiara Petitto, dottoressa in lettere, e la figlia Ilaria, avvocato che felicemente ha dismesso la toga, conducono l’azienda di famiglia, spinte dalla volontà di fare un passo indietro nel tempo ritornando all’attività di agricoltori e vitivinicoltori svolta dalla famiglia di Chiara per ben cinque generazioni. Il principio fondamentale sul quale si articola il lavoro dell’azienda è quello di diffondere l’antica cultura legata alla coltivazione della vite che caratterizza fortemente l’areale irpino, quindi i vitigni autoctoni, quali greco di tufo, fiano di avellino ed aglianico, sono vinificati in purezza, e le singole etichette portano esclusivamente il nome del vitigno utilizzato, proprio per accentrare al massimo su di esso l’attenzione del pubblico. La famiglia Petitto possiede un bellissimo vigneto tramandato di generazione in generazione a Torre le Nocelle, nella zona di produzione del Taurasi, unicamente impiantato ad aglianico, allevato a spalliera, dove si pratica la lotta integrata, step che precede il percorso verso la viticoltura biologica. Da questo splendido vigneto si ottengono le uve destinate alla produzione del’aglianico di base e del Taurasi.

Nel lavoro di cantina l’enologo Angelo Valentino, profondo conoscitore del territorio irpino, in totale accordo con Chiara ed Ilaria, ha scelto di utilizzare solo lieviti autoctoni e di non praticare filtrazioni. Il Taurasi ottenuto, in questo caso ho degustato l’annata2006, non è di quelli polposi ed impenetrabili, ma si presenta piuttosto snello, di colore rosso rubino trasparente, intenso al naso con sentori fruttati di prugna e marasca croccanti, floreale di violetta, speziato sui toni del pepe e del cacao, piccoli sbuffi di rosmarino e lentamente affiora piacevolmente l’arancia rossa. In bocca ha tannini ben presenti, ma maturi al punto giusto, di decisa freschezza e sapidità. Da Tufo provengono le uve per il Greco di Tufo 2009, vino estremamente semplice e di facile beva, improntato su note erbacee ancora piuttosto verdi, piacevolmente agrumato e minerale, in bocca è sottile, di buona verve acida e sapida.

Da Lapio arrivano le uve per il Fiano di Avellino 2009, di un bel giallo paglierino intenso e brillante, si esprime in modo elegante sia al naso che al gusto, ancora molto giovane, ha sentori di erba fresca, timidamente si esprime la pera, sottili i sentori di camomilla e mimosa, in bocca ha una buona spinta acida, quasi ruvida, che presuppone una buona capacità di affontare il tempo. Ilaria rappresenta un po’ l’anima dell’azienda, è sopratutto la figura proiettata con energia verso il futuro di questo progetto ambizioso di lavorare con estrema serietà. Instancabile e piena di iniziativa, promuove personalmente, con ampio riscontro, i vini Donnachiara, in giro per l’Itali, ma anche all’estero, con presenze ben attive in UK, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Germania, Spagna, Stati Uniti e Giappone. Prima annata della cantina Donnachiara è la 2006, sono 100 000 le bottiglie prodotte in un anno e 20 gli ettari in possesso.

Società Agricola Donnachiara, via Stazione, Montefalcione (AV). Te. 825 977135, 3463521354
[email protected] www.donnachiara.it

Un commento

  1. Ad Anteprima Irpinia, Ilaria, collega sommelier, ha presentato anche un’interessante spumante di Falanghina, se non sbaglio, metodo classico. Leggermente al di sopra delle righe, il suo packaging.

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