Lacryma Christi bianco 2007 doc


CANTINA DEL VESUVIO

Uva: coda di volpe e falanghina
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Sarà una banalità, ma per capire il vino di un’azienda, approcciarsi all’anima del suo terreno, basta provare una frutta o un ortaggio. Per esempio, non potete capire quanto siano buoni i pomodori dell’orto di Silvia Imparato: carnosi e ricchi di succo, saporiti, profumati, espressione di un terreno ricco e propenso all’agricoltura. Per rimanere in tema, anche quelli coltivati da Maurizio Russo non sono da meno, anche se completamente diversi, un impatto più sottile e il sapore meno dolce. La terra non è vulcanica, è lava raffreddata coperta da cenere e lapilli, siamo in una quota che varia tra i 250 e i 350 metri, proprio lungo la direttrice principale della terribile eruzione del 79 dopo Cristo nella quale fu distrutta, e conservata, Pompei. In questi venti secoli la vegetazione ha ricoperto la ferita, il ricordo della tragedia, ma non ha cancellato il senso di precarietà, una metafora della vita, che lega chi lavora e abita attorno al vulcano, del resto l’ultima eruzione è del 1944 ed è ben documenata dai ricordi oltre che dalle foto in bianco e nero. In questo territorio c’era una agricoltura fiorente, Pompei era circondata da boschi e da masserie ben organizzate, iniziava qui, per finire nei Campi Flegrei, diciamo sino al Massico, la Bordeaux dei Romani. Sta in questo rapporto con il passato il fascino di questi territorio a cui fa da contraltare un patrimonio urbanistico di scarsa qualità inframmezzato da gioielli di inestimabile valore, chiese, palazzi, monasteri e di un caos dovuto alla pressione demografica spinta sino ai limiti dell’umana sopportabilità. L’uomo ha tagliato i boschi, adesso il paesaggio del versante mare è piuttoto brullo, ma nasce da questi contrasti la bellezza della viticoltura del territorio, tanto più se organizzata e aggiornata come nel caso di cui stiamo parlando. Ieri abbiamo scritto del Marie’, adesso parliamo del Lacyma bianco, blend di coda di volpe in una percentuale che varia a seconda delle annate dal 60 all’80 per cento, e di falanghina. Il miscuglio delle uve consente di affrontare meglio le annate ed è sempre stato uno dei segreti degli agricoltori, adesso la tecnica di coltivazione e la tecnologia in cantina rendono possibile produrre vini da monovitigni correndo pochi rischi. Ma è facendo la comparazione che si avverte la differenza: pure avendo le stesse caratteristiche, mineralità e freschezza, il Lacryma si presenta sostanzialmente più equilibrato in  bocca, con un impatto meno aggresivo, più tranquillo, con sentori di frutta bianca più visibile. Insomma, un vino meno scontroso. Lo berrei sugli spaghetti con le zucchine di Nerano, una delle belle invenzioni del secolo scorso.

Sede a Trecase, via Tirone della Guardia 12. Tel. 081.5369041. www.cantinadelvesuvio.it [email protected]. Enologo: Antonio Pesce. Ettari: 11 di proprietà. Bottiglie prodotte: 30.000. Vitigni: coda di volpe, falanghina, piedirosso, aglianico.