L’Aglianico del Taburno per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia con Slow Food Valle Telesina


Slow Food e la Festa tricolore

Slow Food e la Festa tricolore

di Pasquale Carlo

I 150 anni dell’Unità d’Italia festeggiati con calici di aglianico. Una simpatica serata, organizzata dalla Condotta Valle Telesina di Slow Food  per la presentazione del secondo livello del Master of Food sul vino, si è trasformata anche in evento per festeggiare l’importante ricorrenza. L’appuntamento si è consumato al ristorante CasalDiGioia di Amorosi, con l’avvio affidato al laboratorio del gusto dal tema ‘Aglianico del Taburno: uno e trino, al quale ho partecipato insieme alla fiduciaria di condotta Maria Giovanna De Lucia ed al vulcanico Alberto Capasso, docente Master of Food.

Alberto Capasso

Alberto Capasso

Dopo aver puntualizzato il perchè della scelta dell’aglianico come attore della serata festiva, si è passati alla degustazione dei tre vini in passerella: Diomede Aglianico del Taburno 2006 di Ocone (Ponte), Illunis Aglianico del Taburno 2004 di Caputalbus (Ponte)e Lino delle fate Aglianico passito Igt Beneventano dell’azienda La dormiente (Torrecuso). In sala i rappresentanti delle tre aziende: i giovanissimi Quirino Cocchiaro e Pompeo Capobianco e  Domenico Ocone.

I tre vini in degustazione

I tre vini in degustazione

Il primo vino: la tipicità dell’aglianico. Uno dei principali motivi della scelta dell’aglianico è dipeso dal fatto che proprio il vino dell’azienda pontese   rappresenta l’unica etichetta campana selezionata dal winemaker Roberto Cipresso per il “Rosso tricolore”, la bottiglia-selezione dei vini dai vitigni autoctoni più rappresentativi dello Stivale, che l’enologo ha creato per l’Associazione nazionale delle Città del Vino proprio per la ricorrenza dell’Unità di Italia. Calice ancora rosso vivace, con intensi riflessi violacei a denotare un vino ancora particolarmente giovane, nonostante i cinque anni, con tanto frutto sia al naso che al palato, dove emerge soprattutto una bella freschezza ed un tannino ben presenta ma elegante e mai spigoloso. Un bel modo per iniziare la serata.

Il secondo vino: la ripresa di una tecnica tradizionale. Illunis viene prodotto con la tecnica dell’acinata. La metà dell’uva, raccolta a fine ottobre e ben selezionata, viene informata intera in tegami di terracotta per mezz’ora, ad una temperatura di oltre 350 gradi. Dopo questo processo seguirà la fase di fermentazione in tini di castagno che si protrae per circa tre settimane. La particolare tecnica, insieme all’utilizzo del legno di castagno, caratterizzano non poco il calice. Colore particolarmente cupo, anche se il rosso rubino lascia ancora spazio ad intensità violacee. A colpire è la consistenza del nettare, che al naso dopo il primo impatto di cotto e surmaturo sprigiona tutto il frutto tipico dell’aglianico ed una bella nota balsamica con pepe in prima linea. In bocca l’ingresso è morbido e caldo, ma mano a mano la nota fresca emerge e rende piacevolissima la beva. Un vino da riprovare per anni ed anni.

Il terzo vino: la modernità del volto passito. Una nuova strada per questo antico vitigno che si presenta particolarmente interessante. L’azienda torrecusana non è alla prima annata per una tipologia prodotta in loco oltre che da La Dormiente anche da Cantine Iannella. Un processo di certo non  semplice per giungere ad un passito di aglianico, ma in questo caso parliamo di un percorso che, visti i risultati,m vale la pena seguire. Anche in questo caso a colpire è la bella intensità del colore rosso giovane che denota il calice. Il naso è un’esplosione di frutta matura e composta, con belle note di dolcezza che imprigionano l’olfatto. Bel dolce anche nell’ingresso al palato dove però il vino convince soprattutto per la sua baldanzosa nota fresca. Un passito che spiazza, convincendo, proprio per questa caratteristica e per la bella lunghezza fruttata. Un ottimo lavoro in cantina di Lorenzo Nifo, presente anche lui in sala, partecipante ad una serata veramente interessante.

La bottiglia del Rosso tricolore

La bottiglia del Rosso tricolore

Esperienza da rifare, anche per riprovare la creatività di Giuseppe Di Gioia, chef del ristorante amorosino, che in apertura ha preparato tre straordinari tipi di pane da proporre in abbinamento ai vini: puccellato salato di Fragneto l’Abate (Campania), Pane di Pasqua di Borgopace (Marche), Pan di ramerino (Toscana). Un meritato cenno al menù proposto dopo il laboratorio:  pralina di ricotta in croccante di pane e miele ed uovo poché con trasparenza di lardo e noci; zuppetta di cardilli e fagioli con cotechino; paccheri ripieni di borragine e fior di latte; morbido croccante di pancetta di maialino con polenta e friarielli; finto sanguinaccio e migliaccio; zeppola di san Giuseppe e  quaresimali.