Le famiglie del vino: I Feudi di San Gregorio


Da matricola a leader della Campania in otto anni. È la storia dei fratelli Enzo, Mario e Luciano Ercolino che nel 1989 presentarono il progetto a Carlo Borgomeo, impegnato a distillare gocce di imprenditoria giovanile con la legge 44 su un Mezzogiorno ancora stordito dai finanziamenti a pioggia sulle grandi opere gestite dai boss politici. La scommessa era al cardiopalma: fondare una nuova azienda vitivinicola, i Feudi San Gregorio, in un momento di crisi del settore a livello nazionale. Per non parlare della situazione campana, dove nessun appassionato era disposto a sprecare un sorso per provare prodotti regionali in genere da dimenticare. Della Campania Felix, che ha ubriacato l’Europa per oltre due millenni, erano rimaste poche tracce e gli appassionati si scambiavano le poche etichette decenti come relique.

Poi la rivoluzione: un pugno di famiglie appassionate, e, finalmente, la voglia di investire avvalendosi di esperti qualificati.
Oggi il panorama è completamente cambiato (vedi il riquadro sui successi ottenuti quest’anno nella guida) e c’è più di un motivo per essere ottimisti. Enzo Ercolino ci guida tra gigantesche e moderne vasche d’acciaio, si gioca a nascondino tra le duemila barriques dove riposa il Taurasi del Duemila e si provano i primi bianchi campani alla francese: non da consumare subito su una stupida insalata di mare. Anche il gusto classico dei consumatori campani è destinato a cambiare. Da questa azienda, che oggi ha tra i suoi manager Orio Gregori (amministratore delegato), Fabio Sorgiacomo (processi produttivi), Paolo Magnoni (commercializzazione nel Centro-Nord), Giulio Iannini (ex Villa San Michele, rete vendita meridionale), partono in continuazione nuovi prodotti, rivisitazioni dei vitigni antichi di Fiano, Greco di Tufo, Falanghina, Aglianico (destinato a diventare Taurasi). «Ricordo le sere passate con Gino Veronelli – dice Enzo, coadiuvato dalla moglie Mirella Capaldo, responsabile vendite – a discutere sul nostro Taurasi e il suo entusiasmo per risultati ottenuti anno dopo anno».


Luca Maroni segue l’azienda da quando è nata (la prima vendemmia commercializzata è del 1991), la guida Arcigola-Gambero Rosso li ha definitivamente consacrati. Lo scorso anno con il «tre bicchieri» al Taurasi 1994, stavolta con due «tre bicchieri» assegnati per la prima volta a due bianchi campani: il Campanaro e il Pietracalda. Non era mai accaduto prima. Un milione di bottiglie («nel giro di qualche anno arriveremo a un milione e mezzo» rivela Enzo), 150 ettari di proprietà: questi i due indicatori principali di una azienda che sta per fare il salto extraregionale. Nella zona del Primitivo di Manduria, infatti, sono stati appena comprati 18 ettari. «E stiamo guardando anche alla Toscana». Dentro le bottiglie, la mano del winemaker Riccardo Cotarella, la passione di Luigi Moio, docente di Portici sbarcato direttamente da Bordeaux, e la voglia di conoscere le tracce del passato di Attilio Scienza, dell’Università di Milano. Con entrambe le università l’azienda di Sorbo Serpico ha un rapporto di collaborazione scientifica.

Il Mattino, novembre 1999