Addio oliera a tavola nei ristoranti? Ecco sette motivi per definire stupida la legge


tappo antirabocco – immagine tratta da lineefuture.it

di Marco Contursi

In questi giorni si sente spesso parlare della legge antirabbocco dell’olio. In effetti contro le truffe dell’olio ‘tarocco’, è entrata in vigore la legge europea 2013 bis approvata dal Parlamento e pubblicata in Gazzetta Ufficiale (GU n. 261, Suppl. Ordinario n. 83, art 18).

Il testo:” Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la stessa confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento originale indicato nell’etichetta.”

Sanzioni fino ad 8 mila euro.

Cosa ne penso?Una boiata assurda.

Sia chiaro, non l’idea giustissima di fondo che vada usato olio extravergine di qualità ma i tempi e i modi della sua applicazione.

Tralasciando alcuni vizi procedurali, evidenziati da alcuni esperti, io mi soffermo sugli effetti pratici.

1) non vengono specificati come devono essere questi tappi antirabbocco e quindi se non è chiarito bene ogni contestazione si presta a ricorsi infiniti.

2)  non è previsto un periodo di transizione ed usare le scorte di bottiglie piccole senza antirabocco per cucinare (cosa consentita) è assolutamente antieconomico poiché l’olio in bottiglia costa spesso il doppio al litro che se compri la latta da 5 litri.

3) Passa l’idea che ai tavoli va servito l’olio buono mentre in cucina puoi fare quello che ti pare.

4) la norma riguarda solo gli oli vergini (ossia “oli ottenuti dall’oliva meccanicamente o con altri processi fisici, in condizioni termiche tali da non alterarli e che non hanno subìto nessun trattamento tranne il lavaggio, la decantazione, la centrifugazione e la filtrazione“) quindi non interessa ad esempio gli oli di oliva. Bene, il ristoratore di turno potrebbe acquistare un “olio di Oliva” con il tappo standard a vite, composto ad esempio per il 99% da olio extra vergine di oliva e per l’1% da olio raffinato di oliva. In barba all’obbligo di origine e di rabbocco, che potrebbe continuare.

5) Imbottigliato col tappo antirabbocco non significa che sia di qualità il prodotto interno ma solo conforme all’etichetta.

6) Passa l’idea che tutti i ristoratori vogliono fare i furbi e fregare il cliente ma fortunatamente non è così e se vogliono  il modo si trova sempre.

7) Se un ristoratore produce un ottimo extravergine non può proporlo ai clienti e così viene meno una cosa che è stata alla base per anni del rapporto tra clienti e ristoratori o salumieri, ossia la garanzia di qualità data dalla persona…io andavo in quel locale poiché se il proprietario mi diceva che l’olio o i salumi erano i suoi, io ci credevo e li trovavo buoni.

Il problema sull’olio è culturale, e non basta certo una legge per risolverlo. Se il Governo avesse voluto davvero fare qualcosa per promuovere l’utilizzo dell’olio extravergine di oliva, avrebbe dovuto organizzare nelle scuole, e per gli operatori del settore corsi gratuiti sull’olio poiché le persone ignorano la differenza abissale che c’è tra un olio extravergine e un Olio di oliva ( questo è ottenuto da raffinazione) oppure ignorano che le note di amaro e piccante sono segno di qualità.

Oltretutto, resta uno dei problemi maggiori sull’olio ossia il termine minimo di conservazione (la “scadenza” per capirci) che è di  18 MESI DALL’IMBOTTIGLIAMENTO…quindi se io imbottiglio a 1 anno dalla produzione, offro ai consumatori un olio che ha 12 + 18 mesi di vita ossia rancido sicuramente.

ITALIA SOLITA VERGOGNA!!!!!

Un commento

  1. daccordissimo
    In Italia chi lavora e produce deve sempre dimostrare di essere innocente…

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