Lettera al ministro De Castro: no alla igt Italia!


Dal grande produttore piemontese riceviamo, pubblichiamo e…sottoscriviamo!

di Angelo Gaja

Egregio Signor Ministro,
Le scrivo per complimentarmi dell’azione che Lei ed il Suo Ministero conducono in favore del vino italiano.
Per essersi Lei molto adoperato a convincere – miracolo! – gli incalliti succhiatori di sovvenzioni pubbliche, piovute incessantemente per oltre trent’anni sul mondo del vino, che non poteva durare. Non ci credevano? avrebbero dato i loro voti altrove? Ma la colpa e’ di Bruxelles, dei paesi del nord Europa che non accettano piu’ di continuare a regalare soldi all’agricoltura con l’intensitа del passato. Che non significa che non arriverа piщ denaro pubblico all’agricoltura italiana: ne arriverа di meno e come Lei ha ripetutamente illustrato dovrа essere utilizzato per interventi occasionali e non continuati nel tempo, privilegiando la promozione ed il merito.
Per avere concesso l’uso dei trucioli di legno tostato alle grandi cooperative ed agli industriali del vino che li ritenevano essenziali e salvifici per la produzione dei loro vini commerciali, mentre Slow Food e Cittа del Vino non ne volevano sentir parlare; tra il disinteresse quasi generale dei produttori medio -piccoli di vini di qualitа. Riconoscendo cosм ai produttori l’ultima parola nelle decisioni di carattere tecnico. Perт adesso che i produttori di grandi volumi, dimostrando un appetito insaziabile, invocano il riconoscimento della IGT ITALIA, tenga duro e non gli dia un altro contentino che sarebbe di troppo.
Per avere ottenuto da Bruxelles le concessioni che consentiranno all’Italia di applicare con dignitа le direttive comunitarie sul mercato del vino (OCM), senza crearci sconquassi.
Curioso l’invito che ai primi di Giugno il presidente di Cittа del Vino ha rivolto all’intera filiera vitivinicola di sedersi per l’ennesima volta attorno ad un tavolo per ridefinire nel dettaglio “ulteriori” richieste da consegnare nelle Sue mani per la trattativa da condurre a Bruxelles, quando и noto che questa si chiuderа a fine Giugno dopo che se ne era gia’ parlato per anni. Signor Ministro, tenga duro, non dia retta ai ritardatari ancorchй animati da buoni principi; lasciamo agli altri Paesi per una volta di confidare nelle trattative che non finiscono mai e nell’arte del rinvio.
Complimenti anche ai suoi funzionari: non и uscita finora una sola parola sugli orientamenti ministeriali in merito alle tanto invocate modifiche alla legge del vino 164 in vigore in Italia dal 1992. Che e’ una buona legge, richiede qualche ritocco ma non va stravolta.
Anche se и vero che il sistema delle DOC porta con sй una promessa di qualitа elevata del vino in bottiglia che talvolta non corrisponde alla realtа. In effetti il principio che le DOC si propongono di garantire и quello dell’origine e non anche quello di una qualitа del vino elevata: questa non viene decisa per legge ma dipende esclusivamente dalla vocazione, dalla ispirazione e dalla cultura del produttore. Va quindi riconosciuto alle DOC il grande merito di avere fatto comprendere ai produttori tutti che se un vino porta scritto in etichetta Barbera del Piemonte, Soave, Chianti.… le uve ed il vino debbono provenire dai vigneti di quegli stessi identici luoghi. Sembra una veritа lapalissiana, ma non lo era affatto anni addietro ed anche oggi и utile continuare a ricordarlo.
Complimenti per il maggiore sostegno che Lei intende assicurare agli operatori che esportano vino sui mercati esteri: l’Italia del vino per governare le eccedenze non puт che cercare di guadagnare spazi su quei mercati perchи appare illusorio fare crescere il consumo di vino nel nostro Paese.
Concludo dicendo che mi sento bene rappresentato da Lei e dai suoi collaboratori non facendo io parte, alla pari della stragrande maggioranza dei miei colleghi produttori di dimensione medio -piccola, di associazioni e di lobby che con azione insistente intendono fare valere interessi di parte.
Con stima,
Barbaresco 13 Giugno 2007