L’ex direttore: Il Consorzio della Mozzarella ha sbagliato tutto


Vincenzo Oliviero, ex direttore del Consorzio della Mozzarella

 

Riceviamo e pubblichiamo

di Vincenzo Oliviero

In meno di 4 anni la new deal del Consorzio di tutela ha distrutto 20 anni di lavoro di frontiera. Da ex dir. Gen. Del Consorzio di tutela della mozzarella dop, da uno che ha dato l’anima per 20 anni in prima linea su tutte le problematiche del settore, in un ambiente peraltro difficile,ed essere riuscito a ricostruire una filiera casearia bufalina che alla fine degli anni ottanta era scomparsa ed averla portata al 4° posto in Italia tra le filiere agroalimentari più importanti, attraverso il volano del marchio DOP ,non è cosa da poco e,sentire che oggi esiste il rischio che LA DOP Mozzarella di Bufala Campana dal 1 luglio POSSA SCOMPARIRE dal panorama caseario mondiale a causa di una legge che già si conosceva da 4 anni è veramente insopportabile.

La norma che impone due caseifici separati nasce nella legge finanziaria del 2009 , approvata alla fine del 2008. In questa legge omnibus, con un bliz i sindacati agricoli fecero inserire un articoletto che contemplava questa imposizione. Nel 2008 dopo la crisi diossina del periodo aprile/ maggio ,ci fu molto fermento e tensioni tra la parte agricola e d i trasformatori. I tre sindacati agricoli , che certamente fanno bene il loro mestiere, nell’intento di tutelare gli allevatori fecero inserire questa norma, con il sostegno dell’allora presidente del commissione agricoltura.

Già da allora si capì che se non fosse stata trovata una soluzione , sarebbe stata la fine della filiera bufalina, perché non è cosa da poco raddoppiare i caseifici.Anzi è’ semplicemente assurdo ed anche incostituzionale. Il sottoscritto, nella qualità di D.G. del Consorzio di Tutela, in un consiglio di amministrazione del mese di febbraio del 2009, in pratica dopo un mese e mezzo già aveva trovato la soluzione al problema. Proposi al consiglio di amministrazione di adottare una norma già prevista in alcuni regolamenti del parmigiano reggiano. In pratica se un caseificio è inserito nel sistema di certificazione della dop mbc e produce anche solo 1kg di dop e poi produce altri formaggi a base di latte di bufala ,COSTUI DEVE ESSERE OBBLIGATO AD ACQUISTARE latte di bufala solo dall’area DOP , idoneo alla dop mbc.

Se, poi per esigenze commerciali , questo latte di bufala dop lo utilizza anche per fare altri formaggi, è una scelta commerciale aziendale e nessuno può sindacare. In questo modo, tracciare il latte di bufala dop destinato alla mozzarella dop sarebbe stato un gioco da ragazzi,perché si sarebbe trattato di controllare se la sede del fornitore di latte di bufala fosse ubicata nel l’area dop.

Di riscontro verificare l’esistenza dell’allevatore nell’indirizzo indicato e la congruità del latte fornito con il numero di bufale posseduto. In pratica si sarebbe spostato un po’ il baricentro del controllo negli allevamenti bufalini. In tal modo si sarebbe evitato il problema della possibile commistione tra latte di bufala dell’area dop e latte di bufala del nord Italia o estero, perche in quel momento storico , il dominus della problematica era questa intromissione di latte di bufala fuori area dop. Questa norma avrebbe dato anche più forza contrattuale al mondo allevatoriale , avendo una prerogativa assoluta di vendita del latte bufalino sui caseifici della dop.

In questo modo non sarebbe stato necessario ricorrere alla “genialada” del doppio caseificio , che è frutto di quella sindrome di cui soffre buona parte della classe politica nazionale che si chiama “tuttologia” , mentre i tecnici , quelli che conoscono i problemi, vengono rispediti a casa . Combattere la possibile commistione tra latte di bufala dell’area dop e latte di bufala fuori area dop con la genialada del doppio caseificio è come dire che voglio catturare un topolino con un carro armato.

Assurdo. La mia proposta fu approvata a maggioranza dei consiglieri presenti , NON alla unanimità. E’ tutto verbalizzato , quindi verificabile. Dopo meno di un mese da quando feci approvare questo principio dal C.D.A. e che poi si doveva interloquire con le istituzioni competenti (MINISTERO E REGIONI)per far modificare la legge CHE IMPONEVA IL DOPPIO CASEIFICIO , il sottoscritto fu PRIMA ALLONTANATO DAL CONSORZIO E POI LICENZIATO. Tutto documentato.

Sono trascorsi quattro anni , avevano già la soluzione in tasca , a parte CENE E CENETTE in giro per il pianeta a spese dei soci ,cosa hanno fatto in questo lungo periodo ? Si sono dimenticati di questa mia soluzione o questa soluzione all’epoca dava fastidio ai più ed è stata barattata con la mia fuoriuscita dal consorzio e la soluzione infilata a dormire in un cassetto? Adesso che stanno sul baratro , guarda caso , per magia rispunta ciò che il sottoscritto aveva proposto. Anche chi è poco perspicace può facilmente capire. Se la prendono con l’ex ministro dell’ agricoltura ZAIA e con l’attuale ministro Mario Catania .Cosa c’entrano , è solo un modo per sviare dalle vere responsabilità. E’ solo scevro vittimismo. Il Ministro Catania , oltre ad essere una persona perbene e competente , il suo decreto è ,come suol dirsi, un atto dovuto,essendo un decreto attuativo di una legge. Non solo hanno avuto 4 anni per far cambiare la legge e non lo hanno fatto ma a dicembre del 2012, in pratica l’ultimo anno utile per far modificare la legge , cosa hanno fatto: si sono prodigati per spostare di 6 mesi l’applicazione del decreto e non hanno pensato di modificare la legge. Semplicemente allucinante. Se io fossi un produttore di mozzarella dop o un produttore di latte di bufala del comprensorio dop , dovrei essere molto incazzato nei confronti di chi avrebbe–il consorzio di tutela–dovuto tutelare , come dice l’art. 14 comma 15 della legge 526/99, “gli interessi generali della denominazione”.

Cosa che non hanno fatto. Sono venuti meno ad un compito istituzionale demandato per legge al consorzio ,su un argomento, peraltro di loro conoscenza da quattro anni e con la soluzione già in tasca ,di vitale importanza per la sopravvivenza del comparto stesso, e dell’economia regionale. Hanno portato la filiera casearia bufalina sull’orlo del baratro con il rischio dell’estinzione della dop Se succede questo ,mi auguro tanto di no , hanno distrutto in 4 anni ciò che è stato faticosamente costruito in 20 anni dal sottoscritto e da un gruppo storico di amministratori e presidenti che avevano storia familiare e lunghe tradizioni casearie da raccontare , famiglie che hanno fatto la storia dell’allevamento bufalino e della mozzarella di bufala in Campania. Chi ha colpo di questo sfracelo storico, dovrebbe avere il buon senso e la professionalità di fare non uno ma due passi indietro nell’esclusivo interesse del settore, per manifesta incapacità. Mi auguro e, né sono certo, che la regione Campania NELLA FIGURA DEL NUOVO delegato all’agricoltura,nonchè altri enti ed associazioni che hanno interessi nel settore caseario bufalino sapranno fare molto bene ciò che altri avrebbero già dovuto fare.

ex direttore Consorzio della Mozzarella

8 Commenti

  1. Sarebbe questo il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala? Che schifo. In quest’articolo ho letto la solita storia della strafottenza, dell’inettitudine e dell’ipocrisia che scarica all’esterno le conseguenze della propria incapacità, probabilmente anche interessata.

  2. il sig. Siciliano ha sintetizzato perfettamente il problema. E’ così. Purtroppo.

  3. Sono un allevatore della Piana del Sele, ex produttore artigianale di Mozzarella di Bufala Campana DOP (ho smesso per divisione familiare a fine 2009).
    Sono stato anche consigliere del Consorzio di Tutela e successivamente anche Vicepresidente.
    Diverse sono le riflessioni che si possono fare su quest’argomento.
    La prima, la piu’ importante e la piu’ triste e’:ma questo DOP, faticosamente conquistato come ben ricordato dall’ex Direttore Oliviero, serve o non serve?
    Sembrerebbe che serva sempre meno visto la grande preoccupazione dell’attuale Consiglio in carica e tutto il baillame mediatico creato ad arte per scongiurare l’entrata in vigore della Legge.
    Qualcuno dice che la non DOP e’ utile (e necessaria) per “gestire” il latte congelato nei mesi difficili (autunnali/inizio primavera). Non sarebbe piu’ onesto parlare “apertis verbis” di come gestire e tracciare la materia prima, fresca o congelata che sia? Un vero tesoro del SUD non merita tutto questo vociare confuso,I consumatori vanno rassicurati e resi edotti in trasparenza…per non perderli, per aumentarne il numero. Il DOP, infine, appartiene al territorio e quindi prima agli allevamenti e poi ai trasformatori ma la filiera e’, purtroppo sfilacciata e sfiduciata e gli allevatori in primis soffrono immeritatamente le incertezze del momento. Uno scatto d’orgoglio di tutti forse metterebbe ordine…ma non sono ottimista che cio’ possa accadere…

  4. da un lato, la dop è fondamentale per la forza dell’immagine di una qualità, costruita pur fra mille ostacoli, ma ben percepita dal cliente. dall’altro lato occorre proibire con vigore l’ingresso di latte, o di cagliata, provenienti da fuori area, che è una pseudo-necessità in alcuni momenti dell’anno, a causa dello squilibrio fra domanda e offerta.
    la bomba del “doppio stabilimento” sta per scoppiare, le cui schegge, io penso, faranno molto male se non la si ferma per tempo. non c’è possibilità, a meno che non si biforchi il mercato: da un lato i grossi, che faranno ancor di più il bello e il cattivo tempo, dall’altro i piccoli che saranno costretti ad alzare il prezzo. o a fallire.

  5. La mozzarella di bufala campana dop è uno dei fiori all’occhiello del nostro sud Italia, come dice il dott.Oliviero, purtroppo oggi il consorzio è gestito da persone inesperte che occupano un ruolo, importante, perchè hanno appoggi politici.
    La gestione tecnica che si è avuta dalla fondazione e durante tutto il cammino che ha reso celebre il nostro prodotto in tutto il mondo, vede frantumarsi il tutto per dichiarata incapacità.
    Carisssimi allevatori e produttori, mandate tutti a quel paese ed appoggiatevi solo a tecnici esperti, non a politicanti da strapazzo.
    E’ un vero schifo!!!!!

  6. La riflessione del Dott. Oliviero è l’amara realtà. Anche nel voler trovare una ragione nel pasticcio che hanno creato allevatori prima ed assessori regionali dopo non si riesce a venire a capo di una situazione che ormai ha del grottesco. Giornalisti investigativi, magistrati, forze dell’ordine che parlano di truffe ed importazioni di latti esteri…ma con quali prove? A domanda, un colonello del Nas (in televisione) risponde: abbiamo constatato qualche irregolarità amministrativa ed in 2 casi penali ma per errata gestione…latte al costo di 60 centesimi …ma dove, ma da chi? Si è cercata la delegittimazione dei servizi sanitari, dell’Uvac, delle centinaia di verifiche ed ispezioni oltre a ritenere comunque il settore truffaldino per vocazione ma per quale scopo? Forse per un pò di notorietà, volendo salire sul carro degli accusatori alla Saviano?

  7. Si si,Saviano e’ un buffone,le truffe non ci sono ed e’ ttt’ a post’.

  8. buonasera, andiamo per gradi, e avrei piacere se qualcuno mi risponde. non riesco a capire quale celebro leso, ed imbecille possa pensare che le stalle bufaline possano comunicare il quantitativo di latte di ciascun animale, visto che vengono munte in gruppi. al massimo si può comunicare il quantitativo mensile. pooure il governo pensa che io assuma altro personale? a me già mi girano perchè sto alla fame piuttosto licenzio i miei operai e me ne vado all’ estero!!!!!!!!!
    punto secondo. che male c’ è a congelare il latte? in questo modo si mette in condizione operare con il latte nazionale i ns caseifici senza ricorrere a latte estero.

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