Locanda del Cerriglio a Napoli, la seconda vita della osteria di Cervantes e Caravaggio


Locanda del Cerriglio, Giuseppe ed Angela

Locanda del Cerriglio, Giuseppe ed Angela

di Francesca Marino

Dopo un lunghissimo periodo di abbandono e di fatiscenza, la Locanda del Cerriglio è risorta grazie all’impegno e alla passione che Giuseppe Follari, imprenditore edile, e sua moglie Angela, hanno dedicato alla ristrutturazione di questo pezzo di storia di Napoli. Nel cuore della città, tra la piazzetta di porto e il vicolo di Santa Maria la Nova, si trova una scalinatella che conduce alla locanda dai settecento anni di vissuto e più: è fin dalla fine del 1300, infatti, che si hanno  tracce della sua attività, ma è nel 1600, quando  il mare di Napoli arrivava a lambirne le porte, che la sua celebrità si diffuse sempre più arrivando addirittura a diventare luogo di ristoro di grandi artisti ed intellettuali come il Caravaggio, Giovan Battista Della Porta, Benedetto Croce, Antonio Genovesi, e tanti altri. Si narra che, durante uno dei suoi soggiorni partenopei per la realizzazione dei tre dipinti nella chiesa di Sant’Anna de’ Lombardi, il Caravaggio fu ferito al viso durante un duello, proprio in prossimità della locanda.

Locanda del Cerriglio, l'ingresso

Locanda del Cerriglio, l’ingresso

Diverse ipotesi sull’origine del nome Cerriglio: probabilmente sta ad indicare “gruppo di querce”, appunto i Cerri, che nel 1600 ornavano le strade in prossimità del porto.   La bellezza di questo luogo, che appagava i cinque sensi, godeva quindi, all’epoca, anche di un affaccio sul mare. Giambattista Basile, che frequentava la locanda in cerca di ispirazione, le dedica la famosa citazione “Trasire allo cerriglio è doce”.

Locanda del Cerriglio, la citazione di GB Basile

Locanda del Cerriglio, la citazione di GB Basile

Giulio Cesare Cortese definì la locanda “Lo cerriglio incantato”, anche per il fascino di essere un posto  unico perchè frequentato da tutte le classi sociali, dalla plebe ai ricchi nobili e grandi artisti accomunati tutti da un unico obiettivo: godere dei piaceri semplici che la locanda offriva. Buon cibo, buon vino, musica e belle donne, molte delle quali si concedevano ai visitatori al piano superiore della taverna che li ospitava. Queste attività andarono avanti fino al 1850 circa, epoca in cui la taverna dagli antichi fasti viene tramutata in un deposito.

Locanda del Cerriglio, i menu

Locanda del Cerriglio, i menu

L’anno della svolta è il 2014 in cui Giuseppe ed Angela, hanno riportato in vita la locanda, inaugurandola il 27 Novembre, e conservandone le unicità. La taverna è, da sempre, strutturata su tre livelli. Il piano superiore, che in passato era “lo spazio dell’amore” dove i ricchi nobili camuffati consumavano momenti di piacere con donne del malaffare, oggi, con circa cinquanta posti a sedere, è riservato ad eventi speciali e mostre. Durante le feste di Natale, si è svolta un’esposizione esclusiva di quadri e sculture dell’artista Elio Mazzella sulla controversa maschera di Pulcinella.

Locanda del Cerriglio, il piano superiore con i pulcinella di Elio Mazzella

Locanda del Cerriglio, il piano superiore con i pulcinella di Elio Mazzella

 

Locanda del Cerriglio, i pulcinella di Mazzella

Locanda del Cerriglio, i pulcinella di Mazzella

Il piano inferiore, una cantina che offre quaranta posti a sedere, è caratterizzato da una fontana del ‘600 che ha ispirato i versi di Salvatore di Giacomo “Allo Cerriglio l’acqua esce per bocca del Carlino”: infatti la vasca presenta un foro dal diametro della moneta dell’epoca, il Carlino, da cui esce acqua potabile. In passato era una vera e propria sorgente, dismessa poi durante il periodo del risanamento, e da cui, attualmente, sgorga acqua proveniente dalla condotta napoletana.

Locanda del Cerriglio, il piano inferiore-La vasca del '600

Locanda del Cerriglio, il piano inferiore-La vasca del ‘600

 

Locanda del Cerriglio, gli interni

Locanda del Cerriglio, gli interni

Tra i due livelli, c’è il piano riservato al ristoro, con tavoli in legno per sessanta posti a sedere e reti da pescatore e versi scritti ad ornare i muri, dove Angela ci accoglie con cordialità e ospitalità raccontandoci la storia del cerriglio con dovizia di particolari e spiegandoci anche il perché della citazione “E’ fritt’ o’ fecat’” sulla porta di ingresso della cucina: ”Si narra che, nel 600, un macellaio della zona portò alla locanda un pezzo di fegato per farselo cucinare alla brace ma, intrattenendosi in chiacchiere con l’oste, si distrasse e nel frattempo il cuoco cucinò il fegato a modo suo, friggendolo. Quando, troppo tardi, il macellaio richiese la cottura alla brace, uscì il cuoco dalla cucina dicendo:“E’ fritt’ o’ fecat’!”, intendendo di averlo cucinato a modo suo e che non vi era più possibilità di farlo alla brace”. Ancora oggi, a Napoli, è un modo di dire che si riferisce a qualcosa di ormai irrimediabile e per cui non c’è più nulla da fare.

Locanda del Cerriglio, E'fritt' o fecat'

Locanda del Cerriglio, E’fritt’ o fecat’

 

Locanda del Cerriglio, il particolare

Locanda del Cerriglio, il particolare

Adesso, come allora, è un posto in cui non manca nulla della cucina classica napoletana con in più gustose rivisitazioni: ziti alla genovese, ragù, pasta e patate con  provola, pasta e fagioli con le cozze, paccari con pomodorini e baccala, zucca e cozze e naturalmente i risotti e le ricette povere napoletane come lo scarpariello o la puttanesca… puparuol’mbuttunat’, cuppo, fritturina napoletana, alici e baccalà, tutto cucinato rispettando la tradizione ricca di storia e sapori antichi.

Locanda del Cerriglio, verdure grigliate

Locanda del Cerriglio, verdure grigliate

 

Locanda del Cerriglio, la genovese

Locanda del Cerriglio, la genovese

 

Locanda del Cerriglio, la pasta e patate

Locanda del Cerriglio, la pasta e patate

 

Locanda del Cerriglio, mezzanelli al pomodoro

Locanda del Cerriglio, mezzanelli al pomodoro

 

Locanda del Cerriglio, mezzanelli, pomodoro e melenzane

Locanda del Cerriglio, penne, pomodoro e melenzane

 

Locanda del Cerriglio, cuoppo

Locanda del Cerriglio, cuoppo

 

Locanda del Cerriglio, il baccalà  fritto

Locanda del Cerriglio, il baccalà  fritto

 

Locanda del Cerriglio, polpette di polpo

Locanda del Cerriglio, polpette di polpo

 

Locanda del Cerriglio, il pollo ruspante

Locanda del Cerriglio, il pollo ruspante

“Che aspettate, uagliù, currit’addò cerriglio!”

 

Locanda del Cerriglio

Via del Cerriglio, 3

Napoli

Tel. 081.5526406

www.locandadelcerriglio.it

Sempre aperta dalla cena del lunedì al pranzo della domenica

 

6 Commenti

  1. Complimente, far rivivere la Taverna del Cerriglio, e’ una operazione culturale e gastronomica di grande qualita’. Caravaggio nelle 7 opere di misericordia; raffiguro’ una struttura della taverna, nell’ imnagine di ” dar da bere agli assetati” Complimenti; a presto verro’ a gustare i piatti della tradizione

  2. ‘A lengua napulitana struppiata è purtroppo una inveterata pessima abitudine.

    E’ così difficile comprendere che le finali afono SI DEVONO scrivere?

    E’ ancora più difficile comprendere che l’articolo, nel quale si elimina l’iniziale, DEVE esser scritto con l’aferesi e non con l’apostrofo?

    Perciò l’orripilante “E’ fritt’ o’ fecat’ “, ripetuto per ben 3 volte, DOVEVA esser scritto ” E’ fritto ‘o fecato”; “puparuol’ mbuttunat’ DOVEVA esser scritto “puparuolo ‘mbuttunato” e “currit” DOVEVA esser scritto “currite”.

    Dalla foto la genovese appare soltanto leggermente abbronzata come Obama; io appartengo alla scuola di pensiero che la ESIGE alla Koulibaly.

    Ed infine ve site messe scuorno ‘e scrivere quanto costa magnà?

  3. prossimamente ci vado e vi faccio sapere io mangiavo da pasquale a zi ceccea negli orefici trattoria divina

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