Lucio Mastroberardino presidente Uiv, uno stimolo per il Sud


Lucio Mastroberardino

La settimana scorsa Lucio Mastroberardino è stato nominato presidente dell’Unione Italiana Vini. Il direttore del Corriere Vinicolo Carlo Flamini mi ha chiesto un editoriale per commentare la novità sul giornale.
Eccolo

Una carica elettiva indica anzitutto il percorso personale di chi la ricopre, ma spesso è anche il risultato un cambiamento generale di cui, volenti o nolenti, si è espressione.

Dunque, senza nulla togliere ai meriti e all’impegno individuale di Lucio Mastroberardino, irpino, rampollo di una delle famiglie storiche del vino italiano, notiamo che appena venti anni la sua scelta sarebbe ricaduta su un mondo produttivo fatto quasi esclusivamente di grandi masse di uva, sfuso e mosto in partenza dal Sud per ogni dove mentre oggi si inserisce in un rete meridionale fitta e capillare di grandi aziende moderne e centinaia di piccoli viticoltori impegnati direttamente nella trasformazione della propria uva.

Una considerazione positiva, insomma, che inseriamo in un contesto economico difficile tanto per l’Italia in generale quanto per la filiera vitivinicola in particolare.

Già, perché alla fine dobbiamo dire che se c’è un settore dove le distanze tra le diverse aree del Paese sono state sensibilmente ridotte negli ultimi anni è proprio questo, una vera rivoluzione nelle campagne e nel paesaggio rurale meridionale, trasformato peraltro quasi sempre senza aiuti pubblici, invece dirottati sull’industria per acciuffare miraggi di modernizzazione trasformati in incubi di cemento abbandonati a se stessi nel cuore della macchia mediterranea o in riva al mare.
Distanze ridotte non perché il Nord si è fermato, anzi. Ma perché dalla Val d’Aosta alla Sicilia, dal Friuli alla Puglia gli ultimi due decenni sono stati segnati ovunque nel nostro paese dall’impegno corale dei produttori, dal passaggio generazionale con giovani in prima fila a coprire con entusiasmo e cultura tutti gli aspetti della filiera, dalla vigna al commerciale, dalla vinificazione alla comunicazione.
Direi che è una delle spinte in netta controtendenza rispetto al clima di declino e di stanca generale.
Possono sembrare toni un po’ enfatici in un momento in cui la crisi dei consumi, le campagne terroristiche che associano inopinatamente il vino alla sicurezza stradale, la contrazione dei mercati, hanno creato non poche difficoltà. Ma in campagna bisogna saper guardare le cose sempre con gli occhi lunghi. E allora se vado con la memoria ai miei primi giri alla fine degli anni ’80 non posso non ricordare vigneti quasi abbandonati, aziende popolate da anziani, la inesistente ricerca e la scarsa conoscenza sui vitigni autoctoni dei territori, l’inesistente aggiornamento delle tecniche di vinificazione. Oggi tutto questo è solo un ricordo sbiadito.
L’augurio è che la presidenza di Lucio Mastroberardino possa adesso essere stimolo per colmare l’unico vero ritardo di cui soffre il Sud: l’inesistenza di consorzi realmente operativi. Stranamente, in questo settore i produttori aspettano sempre l’indicazione dal potere politico che in questo momento mi sembra tutto in altre faccende affaccendato.
Le aziende di Unione Italiana Vini possono essere uno stimolo importante, decisivo, in questa direzione: uno sbocco indispensabile per tenersi al passo in tutti i campi, primo fra tutti fare lobby per tutelare bene i propri interessi in campo e la tutela dell’ambiente in cui si lavora.
E questo, a nostro giudizio, deve essere uno degli impegni che Lucio Mastroberardino deve segnarsi in agenda. Con l’evidenziatore.

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