Macchia dei Goti 1999 Taurasi docg |Voto 90/100


Taurasi 1999 Macchia dei Goti (FotoPigna)

Vista: 5/5. Naso 27/30. Palato 28/30. Non Omologazione 30/35

ANTONIO CAGLIANO

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Il 1999 di Caggiano come il 1968 di Mastroberardino? Ossia un Taurasi immortale di riferimento? I presupposti ci sono tutti dopo l’ennesima prova di ieri nella serata Slow Wine al Castello di Taurasi per la Fiera Enologica. Il vino ha raggiunto una maturità classica, con la frutta fresca molto bene in evidenza, tanta freschezza da vendere, una acidità però non scissa o scarnificata come capita a volte nell’Aglianico di annate un po’ più magre. L’energia di aule millesimo florido invece c’è davvero tutta e il Macchia ne ha davvero da vendere.
La conferma che i vini pensati da Luigi Moio sanno parlare al tempo, bisogna avere pazienza, essere davvero slow e fuori dagli schemi comuni per goderli.
Tempi lunghi, lunghissimi, per questo Taurasi che sta svolgendo il suo percorso esistenziale, è un ragazzo che ha appena terminato il liceo.

Scheda del 5 agosto 2011. Che bello poter bere una bottiglia di undici anni fa a fiumi, senza preoccuparsi di centellinare il sorso, sapendo soprattutto che non sarete gli ultimi a poterlo raccontare. Accade a Salae Domini, a cento metri dal vigneto Macchia dei Goti in  Contrada Sala. Pino Caggiano ha riunito un po’ di amici taurasini per far baldoria in una fredda notte d’estate. E noi non potevamo non esserci. Scorro l’archivio del blog e scopro che proprio questa annata, la migliore di sempre, non ha ancora fatto capolino tra i file. Una mancanza imperdonabile e curiosa, ma ci rifacciamo usando il miglior modo per degustare il vino: in compagnia con amici davanti a piatti ben eseguiti, lontano dalle sale autoptiche.

Mario Carrab

Il 1999 come annata migliore di sempre? Difficile fare queste classiche, dipende dall’evoluzione della bottiglia, dal lotto come ci ha fatto notare Kyle Phillips, dallo stato di conservazione. Ma una cosa è sicura: siamo di fronte ad una annata in grande spolvero. Inanzitutto il colore è ancora rosso rubino, molto vivo, non eccessivamente concentrato, adirittura scorgo riflessi violacei. Al naso c’è il marker tipico dei rossi di Caggiano: ciliegia ben evoluta, mentolato, liquirizia, poi tabacco, piacevole sottofondo fumé. Il rapporto tra il frutto e il legno è ben equilibrato, l’uno sorregge l’altro in un dialogo infinito, intenso e persistente. Bere con il naso, si dice. E qui non si finisce mai perché l’olfatto non si adagia su un profilo monotematico, ma si esprime di continuo su più versanti, sempre molto piacevole, direi classico ma non tradizionale.

La tavolata. In primo piano Annibale Discepolo

Ma è in bocca che l’annata urla il suo essere speciale. C’è l’ingresso abbastanza morbido, un attacco di carattere ma non cerebrale, alla fine è la piacevolezza che spinge a bere nella fase iniziale. Subito l’intero palato è accupato da questa nota di frutta matura ma non dolce a cui subentrano sentori più evoluti. Ma quando sembra che sia arrivato al nadir, al massimo della parabola prima di iniziare la discessa, ecco il potente rimbalzo dal centro lingua che rilancia le sensazioni iniziali amplificandole, velocizzando la beva e portando ad una chiusura infinita ed esaltante.

Un gioco, come la pietra piatta sulle onde del mare, che si ripete ad ogni sorso, in maniera netta e precisa. La freschezza tiene in piedi la trama del vino relegando altri aspetti in secondo piano, i tannini ben lavorati, il corpo, l’alcol. Tutto è in un equilibrio che si definisce in continuazione, non è fissato una volta per tutte, come ad esempio ci è successo nella stessa serata con il 2001.
Un grandissimo vino, sicuramente capace di ridisegnare la tradizione taurasina con una cifra nuova, votata all’eleganza e alla finezza, ma anche alla ricerca di una materia più concentrata.
Un vino da cui non si può prescindere quando entrate in paese, per capire come sia cambiata negli anni ’90 la percezione di questo rosso con il quale tutti sono costretti a misurarsi.

Sede a Taurasi, Contrada Sala. Tel efax 0827.74043. www.cantinecaggiano.it. Enologo: Marco Moccia. Ettari:20 di proprietà. Bottiglie prodotte:100.000. Vitigni: fiano, greco,aglianico.

2 Commenti

  1. Grandissima annata nell’areale di Taurasie ed il Macchia dei Goti e certamente ,a distanza di tredici anni ,un buon vino ,ma non da urlo.Mi scuso in anticipo con chi la pensa diversamente e sopratutto con Luigi ed Antonio,ma questa annata in vari assaggi ha deluso sempre le mie aspettative .

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