I quattro errori da fare a Pasqua. Parola di nutrizionista


Mangiare a pasqua

Trattamento al cioccolato

di Sara Cordara*

Pasqua è un po’ come Natale, un periodo dell’anno inteso sia come festa per il palato, grazie alla possibilità di gustare le ghiottonerie e i dolci tradizionali di queste ricorrenze, sia come momento di condivisione a tavola, in compagnia della famiglia, di amici, di parenti … e del nutrizionista ! Durante il periodo pasquale non c’è giornale, rivista di benessere, programma televisivo e vicina di casa che non ti urli di stare attenta a ingrassare, a impennare il colesterolo, i trigliceridi o la glicemia. Ecco, ora dimenticatevi di tutto ciò e godetevi la lettura (alquanto controcorrente) dei 4 errori che dovete assolutamente commettere a Pasqua!

  • MANGIARE LE UOVA! Il primo “ must ” di Pasqua sono proprio loro, non esagerate ovviamente, 2 vanno bene, evitando poi di mangiarle nel resto della settimana. Controllate sempre la data di scadenza accertandovi che siano fresche. Ecco come fare a capirlo: riempite una ciotola d’acqua e immergetevi l’uovo, se fresco resta adagiato sul fondo in orizzontale, se meno fresco si mette in posizione verticale e se è vecchio risale in superficie.
Ponte Molinello, le uova fresche

Le uova fresche

  • MANGIARE L’AGNELLO! Non intendo addentrarmi in un discorso religioso, la Fede forse neppure c’entra ma è solo il business a sostenere ancora oggi, nel 2016, di cucinare l’arrosto di agnello a Pasqua. La carne di agnello è ricca di sostanze nutritive, tra cui proteine, ferro, vitamina B12, zinco (stimola il metabolismo e rinforza il sistema immunitario), rame, manganese, selenio e niacina (una vitamina che riduce il rischio di osteoporosi e protegge contro il morbo di Alzheimer). La carne di agnello contiene anche grandi quantità di triptofano, acidi grassi omega 3, acido folico e antiossidanti, ma è anche una carne molto grassa (ricca di grassi saturi, colesterolo e sodio), quindi deve essere consumata con moderazione. Come altre carni rosse, contiene purine, sostanze naturali responsabili delle malattie come la gotta o i calcoli renali.
Carrè di agnello

Carrè di agnello

  • MANGIARE LA COLOMBA, IL DOLCE PER ECCELLENZA! Il secondo “ must ” pasquale è riferito a lei, a patto che sia di qualità e l’unico modo per saperlo è leggere l’etichetta con la lista dei singoli ingredienti. Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto della colomba contiene i seguenti ingredienti, che sono poi quelli che dovete leggere:
    a) farina di frumento;
    b) zucchero;
    c) uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del quattro per cento in tuorlo;
    d) materia grassa butirrica, in quantità non inferiore al 16%;
    e) scorze di agrumi canditi, in quantità non inferiore al 15%;
    f) lievito naturale costituito da pasta acida;
    g) sale.
La colomba

La colomba

E’ poi facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti:

  1. a) latte e derivati;
    b) miele;
    c) burro di cacao;
    d) malto;
    e) zuccheri;
    f) lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’1%;
    g) aromi naturali e naturali identici;
    h) emulsionanti;
    i) il conservante acido sorbico;
    j) il conservante sorbato di potassio.

La glassatura superiore deve essere ottenuta con albume d’uovo e zucchero.

Colomba con la glassa di zucchero

Colomba con la glassa di zucchero

  • MANGIARE “ IL DOLCE ”! Questo punto è forse il più patriottico e stuzzicante il palato di tutti i precedenti. Chi non gradisce la Colomba per gusti personali (io inclusa), può vantare una golosa carrellata di altre prelibatezze dal nord al sud Italia. Altro che dieta, bisogna mantenere vive le tradizioni culinarie del nostro Paese e portarli in tavola per celebrare questa festività. Ecco alcuni esempi: nell’Italia settentrionale, troviamo la focaccia dolce di Venezia, i panini dolci friulani, la gubana friulana, la fugazza in Carnia e, sempre in Carnia, il suffrit, una specie di zabajone di uova, latte, burro e vino e aroma di cannella. In Piemonte il classico bunet, poi la ciambella veronese e gli anicini liguri. Abbiamo poi il buccellato toscano, i biscottini alle mandorle abruzzesi, le ciambelline all’anice laziali. Nelle Marche invece si cucina un agnello di pasta dolce al cui interno viene posto un uovo sodo con il guscio. Scendiamo poi al sud e troviamo la pastiera napoletana.

    La pastiera napoletana

    La pastiera napoletana

  • In Basilicata si preparano le copete (dolci alle mandorle appoggiati su ostie rotonde) e in Calabria dolcetti di uva passa o di mandorle. In Sardegna abbiamo tutti i dolci della tradizione insulare: dai papassinos alle seadas, dalle zippulas alle pardulas, per finire con le frittelle dolci di pane carasau. In Sicilia le torte pasquali trovano il loro massimo splendore, con la riproduzione dell’agnello (i picureddi, agnelli di pasta reale). A Modica, per la Domenica delle palme, si preparano dei dolci per i bambini a forma di croci, scalette, chiodi, tenaglie, in ricordo della passione di Cristo. La regina delle torte di Pasqua è ovviamente la cassata. Tutto è concesso, a patto che non se ne abusi con le quantità, ovviamente.

Buona Pasqua !

 

* Nutrizionista
www.nutrizionismi.it